“Mentre la piaga delle liste d’attesa continua ad affliggere continua ad affliggere migliaia di cittadini, nonostante i proclami della Regione, emergono dati che sollevano interrogativi sull’effettivo equilibrio tra attività istituzionale e prestazioni in libera professione svolte da alcuni primari dell’Azienda Ospedaliera Universitaria e dell’Ausl di Parma”.
A lanciare l’allarme è il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Priamo Bocchi, che ha depositato un’interrogazione per chiedere chiarimenti all’assessore alla Sanità Massimo Fabi.
L’iniziativa parte da una richiesta di accesso agli atti che, spiega Bocchi, ha restituito “numeri che pongono dubbi sul rispetto dei regolamenti aziendali che disciplinano il rapporto tra attività istituzionale e libera professione”.
Le norme in vigore stabiliscono infatti che l’attività privata non possa superare quella garantita al Servizio Sanitario Nazionale e che ogni professionista debba operare nel rispetto del proprio monte ore contrattuale, oltre a mantenere un equilibrio con le prestazioni dell’équipe di appartenenza.
“Alla luce di quanto emerso – prosegue l’esponente di Fratelli d’Italia – ho chiesto alla Giunta se siano stati attivati gli opportuni controlli e se le prestazioni fornite in libera professione risultino effettivamente conformi ai limiti stabiliti. La questione riguarda anche la trasparenza e il monitoraggio dei tempi di attesa per alcuni interventi chirurgici e visite specialistiche, per cui la normativa nazionale e gli indirizzi regionali prevedono standard ben definiti”.
Nell’atto ispettivo viene inoltre sollecitata una verifica sul funzionamento dell’organismo regionale paritetico per la libera professione medica, la cui istituzione è prevista da anni, ma del quale, sottolinea il consigliere parmigiano, “non si hanno notizie né sull’attività svolta né sulla frequenza delle convocazioni”.
“I dati in mio possesso evidenziano anomalie che trovano conferma nella difficoltà dei cittadini, purtroppo sempre più diffusa, ad accedere alle prestazioni in tempi accettabili – aggiunge Bocchi, che conclude – la libera professione non può e non deve diventare un canale privilegiato a scapito del servizio sanitario pubblico. Per questo chiediamo chiarezza e trasparenza, oltre a un controllo rigoroso da parte degli organi competenti”.