“Una pacca sulla spalla funziona più di un fischio”

SanMartino
Casa Bambini
lodi_maggio24

10/03/2009

(si ringrazia fcparma.com per la collaborazione)

Francesco Guidolin, ha visto la partita dell’altra sera tra Sassuolo e Bari?
“Ne ho visto solo un pezzo, con il Bari già in vantaggio: li ho visti fare bene nelle ripartenze. Ho sentito un commentatore dire che aveva iniziato molto bene il Sassuolo con alcune occasioni da gol, ma la prima volta che il Bari si è affacciato in avanti ha realizzato il vantaggio.”

Nel post partita dell’altra sera, l’allenatore del Bari Conte ha detto di aver letto cose strane sui giornali, tipo di segnalinee della provincia di Bari mandati apposta per favorire la sua squadra, ed ha aggiunto: occhio, questo processo mediatico non mi va…
“Io, per cultura ed educazione, non sono abituato a fare dietrologia. Non mi lamento quasi mai e non do mai alibi a me stesso e alla squadra.
Il Bari mi piace tanto per come gioca e mi piace Conte perché è un allenatore giovane che ha voglia di emergere: complimenti a loro ma non ci sono ombre, non ne vedo.
Se il Bari continuerà ad andare forte come sta facendo, merita di andare in A direttamente per i propri meriti, per le proprie qualità e per la propria voglia di sognare.”

Lei, per tutta la settimana scorsa aveva detto che non bisognava più cadere nell’errore di sbagliare l’incipit della partita, ma non è stato ascoltato …
“Si vede che sono io che sbaglio, sto diventando vecchio, può darsi che con i miei occhi di tigre, come dicevano fino poco tempo fa i miei giocatori, non riesca più comunicare quello che ho dentro, sia con lo sguardo che con le parole. Se non andiamo forte è colpa mia.”

Il cambio di marcia della sua squadra non è avvenuto all’inizio del secondo tempo, ma dopo il doppio cambio da lei eseguito: perché?
“Può essere che, con quei cambi, ai ragazzi sia arrivato il messaggio di andare tutti all’attacco, di buttarsi all’arrembaggio e poi come va va, perché la soluzione scelta, non tanto per i quattro attaccanti, ma per le loro caratteristiche, non è molto logica, ma talvolta il calcio non è logica e questo può aver dato una frustata alla squadra sotto il punto di vista psicologico, che ha consentito di fare una grandissima mezzora, piena di intensità, piena di quello che bisognerebbe cercare di fare dall’inizio, ma probabilmente sono io che non ho più quel magnetismo di riuscire a far fare alla mia squadra quello che voglio che faccia fin da subito. Come ho detto prima, si vede che sto invecchiando e non mi riesce più.
Tra il primo ed il secondo tempo, avevo modificato qualcosa: avevo provato a fare il 4-3-1-2 spostando Pisanu per vedere se la situazione sarebbe migliorata, invece sono stati i cambi che hanno dato una scossa notevole alla squadra.”

Non pensa che la gara con il Treviso sia stata sottovalutata dalla sua quadra?
“Credo che i nostri avversari vengano sempre rispettati: li guardiamo, li analizziamo, sappiamo che non possiamo permetterci di snobbare nessuno. Francamente non penso che questo sia l’atteggiamento della squadra.
Non è neanche vero che nelle ultime partite regaliamo un tempo all’avversario: più che altro concediamo qualche opportunità offensiva, come è successo a Modena, per farci del male, e anche con il Treviso è successo qualcosa del genere.
L’atteggiamento della squadra è quello di una squadra che ha voglia di andare in campo a proporre la partita, però è successo che nell’ultimo periodo concediamo la possibilità all’avversario di colpire nel primo tempo, questo sì. Dobbiamo lavorare per cercare di migliorare questo aspetto come tanti altri.”

Durante la sua conferenza stampa del dopo partita con il Treviso, quando le era stato chiesto dei fischi piovuti dagli spalti in occasione della doppia sostituzione, lei aveva risposto dicendo, tra l’altro, che non aveva scelto nessuno dei suoi calciatori, affermazione che qualcuno ha interpretato come una sua presenza di distanza dall’operato della Società…
“Mi fa piacere chiarire: io ho sempre lavorato in grande sintonia con le mie Società, sia quando mi è stato messo a disposizione il parco giocatori che c’era, sia quando ho potuto dire la mia. Non mi permetterei mai di mettere in difficoltà altri, cioè il mio Presidente ed il mio Direttore sportivo: ho troppa esperienza e un certo tipo di cultura personale, non fa parte del mio stile.
Ero sorpreso a sentire dalla tribuna questa valanga di fischi: una disapprovazione estremamente rumorosa, quando ancora non avevo concretizzato i cambi e allora me ne sono un po’ umanamente risentito, se permettete, e per spiegare questo mio risentimento ho cercato di sintetizzare questo pensiero: sono qui da cinque mesi per dare il mio contributo, passi in avanti ne abbiamo fatti, non sono ancora sufficienti, ma qualcosa abbiamo fatto; naturalmente io ho ereditato questa squadra: non potevo certo fare delle scelte a luglio che non c’ero, ed anche nel mercato di gennaio so che abbiamo inseguito, insieme con la Società, determinati obiettivi; a Gennaio ho detto più volte, e rimane quella la mia verità, e cioè che sul mercato è difficile arrivare dove si vorrebbe, ma io so che noi – io assieme alla mia Società – ci abbiamo provato. Per tutti questi aspetti molti di questi giocatori, ma anche quelli che conosco da cinque mesi sono nuovi per me e quindi può capitare che io mi sbagli anche nel capire se un giocatore può farmi mezzo ruolo in più o un ruolo diverso, appunto perché ancora non li conosco tanto bene, e voi mi fischiate prima ancora di fare il cambio… Tutto qui: aspettate che lo faccia il cambio, prima di dissentire…
Non c’era assolutamente nessun tipo di presa di distanza dall’operato della Società, come qualcuno ha interpretato: io con la mia Società ho piena sintonia.
Solo mi avevano un po’ dato fastidio quei fischi, fermo restando che la gente ha diritto di disapprovare o di criticare: io ho le spalle larghe, non mi preoccupo di queste cose.
E’ meglio, comunque, che fischino me: se la squadra non parte forte è colpa mia; è colpa mia, cioè è colpa dell’allenatore, se cambiamo modulo, perché lo propongo io; se non riusciamo ad andare in testa alla classifica è colpa mia, se sbaglio i cambi è colpa mia; se la squadra non gioca un gran bel calcio e lo fa solo a sprazzi, è colpa dell’allenatore; quindi l’analisi critica è meglio se si orienta su una persona sola, lasciando un po’ più tranquilli i nostri calciatori.
Possiamo fare tranquillamente un esempio: Kutuzov sta facendo bene a Bari, qui non poteva neanche entrare in campo.
Io posso dirlo con serenità, perché Kutuzov ho cominciato ad allenarlo il 15 ottobre e neanche il 30 settembre, perché lui era stato via quindici giorni con la Nazionale.
L’ho allenato, ho cercato di capire le cose, alcune volte l’ho schierato da attaccante, altre da centrocampista, perché in Bielorussia gioca anche centrocampista, ma francamente io non potevo fare tanto di più con Kutuzov, perché avevo capito che qui non lo poteva vedere nessuno.
Lui, quando da Bari si lamenta perché non era impiegato in un certo modo, si dimentica che quando entrava in campo qui aveva una paura da morire e non riusciva ad esprimersi.
La nostra gente, se crede, può fare questo paragone anche con gli altri, se no pazienza: se si vuole cercare di dare una mano si può fare, ma noi non possiamo dire alla gente di fare quello che vorremmo noi, dobbiamo sapere che questa è la realtà di Parma.
Purtroppo giocare in serie B non piace a nessuno, non piace alla gente e non piace neanche a noi, ma questa è la realtà e bisogna confrontarsi con questa: una pacca sulla spalla, sicuramente, funziona più di un fischio, ma la gente è libera di scegliere quale strada prendere una volta che si avvicina all’evento sportivo; nello stesso tempo vorrei formulare un ringraziamento particolare alla Curva del Parma, che è una delle più generose e delle più calde e calorose nei confronti della propria squadra, forse sarà stato anche perché nel secondo tempo abbiamo fatto bene, ma il sostegno della Curva non è mai mancato da quando sono qua. Bisogna anche dire le cose come stanno.”

Ci sono stati altri calciatori che al Tardini sono stati fischiati, ma hanno reagito diversamente…
“Chi ha fatto sport, anche a livello amatoriale, ma per passione, chi corre a piedi in Cittadella, chi va giocare a bocce, quando viene allo Stadio non fischia mai, perché chi ha un certo tipo di abitudine allo sport, perché facendo sport anche a livello amatoriale, sa che si può far bene o si può far male, magari impreca o disapprova, ma non fischia mai.
Ed è impossibile pensare che le persone che vengono fischiate, o che vengono contestate, non lo subiscano. Ieri ho sentito Ancelotti, che è l’allenatore del Milan, dire che la partita si presentava difficile perché eravamo tutti sotto pressione e non era semplice giocare per i miei giocatori.
Dunque se succede ai grandi può succedere anche al Parma: ma detto questo io non devo indicare alla gente come si deve comportare, dico solo che si può scegliere, una via o l’altra via: ognuno è libero di fare quello che crede.”

A Palermo com’era la situazione?
“A Palermo c’è sempre stato grande entusiasmo, per la verità, perché le cose sono quasi sempre andate bene; però nei momenti in cui non andavano bene c’era la disapprovazione dello stadio; la Curva ha sempre incitato, poi, magari, alla fine della partita, sul risultato negativo, c’erano i fischi di tutti.
Insomma, tutto normale, come succede anche dalle altre parti: bisogna solo saperlo accettare e basta.”

Come reagirà la squadra?
“Adesso spero che la squadra abbia la voglia e l’orgoglio di cercare di fare di più. Comunque con il Treviso avremmo meritato di vincere ampiamente, avremmo potuto anche prendere gol dal Treviso, e non è bello, ma avremmo meritato di farne quattro o cinque.
Questo è il rammarico, perché per un giorno saremmo andati in testa alla classifica, oggi ci saremmo trovati ancora lì, nonostante i nostri problemi che abbiamo ancora da risolvere, a due punti dal primo posto.
E’ questo che fa male: i fischi si dimenticano, anche perché sappiamo di avere sempre la possibilità di trasformare i fischi in applausi.
Dobbiamo essere tranquilli, coscienti e consapevoli e non farcene un carico maggiore: sicuramente non piacciono e non fanno bene, però, detto questo, si sa che possono arrivare.”

Che atteggiamento si aspetta venerdì sera con l’Empoli?
“Io vorrei che la mia squadra partisse sempre bene e forte: dobbiamo ripartire dai 40’ fatti nel secondo tempo con il Treviso; naturalmente, con tutto il rispetto per il Treviso, l’Empoli è un altro avversario, ma noi dobbiamo cercare di partire forte e di arrivare forte, tenendo alta intensità per tutta la partita.”

Magari dover affrontare l’Empoli offre ai giocatori più stimoli che il Treviso…
“Ripeto: snobbare non è un difetto di questa squadra che non snobba nessuno. Questo ve lo posso mettere per iscritto.
Speriamo che la partita di cartello ci possa far bene, io ne sono convinto, ma non perché snobbiamo gli altri, ma perché sappiamo che se facciamo male diventa difficile da un campo come quello di Empoli venire a casa col risultato. Dunque la prepariamo e l’affrontiamo.”

Cosa c’è da temere dell’Empoli?
“Io ho grandissimo rispetto nei confronti del lavoro di Silvio Baldini, che è un collega che stimo molto, e della qualità dei giocatori della sua squadra: bisogna che ci prepariamo bene, consapevoli che i margini di errore sono limitati contro squadre che hanno giocatori come Flachi, Vannucchi, Saudati, Pozzi, Corvia, Buscé e via dicendo. Lo sappiamo e ne siamo consapevoli.”

La rosa dell’Empoli è più competitiva di quella del Bari?
“La rosa del Bari, dell’Empoli, come quella del Livorno o la nostra e qualche altra squadra sono di livello importante per questa categoria, ma quello che fa la differenza in questa categoria è il sognare la vittoria finale.
Io posso svelare un piccolo particolare che avevo notato la prima settimana che ero arrivato qui: io ero alloggiato nell’albergo dove andiamo a fare il ritiro (Hotel Lamborghini, nda) era un venerdì sera e giocava il Bari.
Io ho visto un pezzo di quella partita che il Bari, con fatica sì, ma aveva vinto:in quella occasione avevo notato che i giocatori del Bari avevano negli occhi il sogno della promozione, il sogno della avventura.
Avevo notato certi primi piani, certi particolari: per cui dentro di me e parlando con i miei collaboratori, avevo detto questi qua andranno lontani e io ancora non sapevo chi sarebbero stati i favoriti perché ero piovuto in questa dimensione da soli cinque giorni. In quei primi piani giocatori ed allenatore erano stravolti, sì, ma si vedeva che sognavano l’avventura. E questo, alle volte, fa la differenza, a parità di organico.”

Ha mai visto quegli stessi sguardi nei suoi giocatori?
“Tante volte li ho visti, ma è sicuramente qualcosa che deve venir fuori se si vuole essere protagonisti, in qualsiasi campo della vita.”

SanMartino
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