“Il Livorno vorrà batterci a tutti i costi”

15/04/2009
h.10.30


(si ringrazia fc.parma.com per la collaborazione)

Francesco Guidolin, c’è chi afferna che ripartire affrontando subito il Livorno possa essere un vantaggio e chi, invece, sostiene il contrario… Lei di che idea è?
“Io penso solo che dovevamo fermarci e ci siamo fermati. Adesso ricominciamo da Livorno: secondo me non cambia un granché, è vero, però, che così troviamo subito la trasferta più difficile dell’anno, per le condizioni, perché arrivati a questo punto è una partita che da importante è diventata molto importante.
E’ difficile perché il Livorno vorrà batterci a tutti i costi: è un’ottima squadra, io me la ricordo così e tutti coloro che ho incontrato a Parma, in questi mesi, convenivano nell’affermare che il Livorno è stata la miglior squadra vista al Tardini: noi dobbiamo fare riferimento a quella squadra e prepararci benissimo.
Tornati vittoriosi da Bari, in effetti, avremmo potuto rischiare di mollare un po’ contro l’Ascoli: è un rischio che si può correre, ma chissà se lo avremmo corso davvero, qualora avessimo giocato.
Fatto sta che ricominciamo subito da una partita difficile, delicata, importante: vedremo quello che succederà. Io non so dire se sia meglio o peggio: se faremo risultato sarà stato meglio così…”

Il suo Parma è riuscito, fino ad ora, a non accusare cali vistosi come quello del Livorno, che non vince da sette giornate: come ha fatto?
“A parte che ci può capitare ancora. Probabilmente a noi ha giovato il fatto di metterci in discussione subito, sia se vincevamo, sia se perdevamo o pareggiavamo. Abbiamo sempre cercato di progredire: forse a noi è stato utile il fatto di dover rimontare, perché non potevamo fermarci, o tirare il fiato.
Forse è stato importante il doppio inseguimento che abbiamo dovuto fare, dico doppio perché, oltre a quello iniziale, dopo Natale abbiamo dovuto farne un altro. O forse è stato solo un caso…”

Per un allenatore è più facile lavorare con una squadra gasata, della quale c’è solo da spegnere gli entusiasmi, piuttosto che ricostruire il morale di chi è in crisi…
“Normalmente sono delicati entrambi questi compiti: se si viene da una batosta bisogna saper reagire, tirando le corde giuste, altrettanto bisogna saper fare se si viene da una prestazione esaltante. Comunque quella di Bari è ormai dimenticata, perché è passato tanto tempo e poi ci penserà sicuramente il Livorno a farcela dimenticare.”

All’andata aveva particolarmente impressionato Diamanti…
“Io Diamanti lo conoscevo un po’ più di altri, perché l’anno prima aveva fatto qualche apparizione e comunque si stava già imponendo nel campionato di serie B. Sicuramente è stato uno dei protagonisti, ma tutta la squadra aveva girato in sintonia.
E’ la squadra che mi aveva impressionato di più ed è a quella che dobbiamo pensare, perché quando una squadra gioca così vuol dire che sa giocare così.
Dovremo essere bravi noi – che nel frattempo siamo cresciuti abbastanza, anzi molto, perché anche questo aspetto va rimarcato – a pensare che troveremo quel tipo di Livorno, ma ancora più arrabbiato: allora fu una partita aperta, non da arrabbiati, stavolta avranno un qualcosa in più dentro.”

Lei non crede che il Livorno abbia già deposto le armi e ormai ragioni solo in termini di play off?
“Non credo proprio, perché quello con noi è uno scontro diretto: potrebbero dimezzare il distacco e quattro punti sono un soffio… Questo pensiero lo fanno da sempre.”

Teme l’esplosione improvvisa del caldo?
“Normalmente a Maggio non è mai venuto un grande calcio, però chi lo sa, visto che siamo stati capaci di modificare le stagioni del nostro pianeta ci può stare. Dovremmo essere pronti.”

La serie B è stata rinviata, non è stato così per la serie A; è stato fatto un minuto di silenzio per l’Abruzzo su tutti i campi, ma a Roma c’è stata una mezza rissa in campo, a Firenze nel tunnel degli spogliatoi; in prima divisione c’è stata una rissa indecorosa a Crotone, ed altri zuffe ci sono state a Sesto San Giovanni e a Marcianise: da uomo di sport pensa che non ci sia proprio speranza?
“La speranza non deve morire, ma dobbiamo crescere come popolo, questo è fuori discussione, ma è un discorso che non riguarda solo il calcio, ma tutto. Guardiamo, ad esempio, come ci si comporta in autostrada: ci sono gli avvisi che invitano ad occupare la corsia di destra più libera, ma non avviene certo così: e allora è inutile fare autostrade da quattro corsie…
Dobbiamo crescere come popolo, dobbiamo avere più senso civico, un maggior rispetto per gli altri, cose e persone, proprio come si converrebbe a gente matura. Noi che siamo i genitori di adesso dovremmo essere capaci – visto che le responsabilità sono nostre – di insegnare ai nostri figli come comportarsi. Il minuto di silenzio?
In Italia non lo è mai, di silenzio; in Inghilterra sì, di silenzio assoluto. Tante volte, in conferenza stampa, ho ripetuto che mi piacerebbe che il minuto di silenzio fosse davvero di silenzio, quando invece, ben che vada, parte qualche appaluso, se poi non sono fischi.
Sono cose del nostro mondo Italia: il nostro compito è quello di cercare di far crescere dei ragazzi che abbiano una cultura ed una educazione diverse, in tutto, non solo il calcio.”

Se dovesse scegliere tra andare in panchina in una finale di Champions o correre la Parigi-Roubaix?
“Se mi dicesse correre una Roubaix o andare in panchina sceglierei andare in panchina, perché vorrebbe dire che la panchina me la sono conquistata; ma se mi dicessero vuoi fare una finale di Champions League o entrare da solo, con le braccia alzate, nel Velodromo di Roubaix non so cosa avrei risposto…”

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