“L’Orto Botanico deve essere riaperto”

25/06/2009
h.12.00

Sono già trascorsi sei mesi dalla sua chiusura e l’Orto Botanico continua ad essere inaccessibile al pubblico. Del promesso “bando di concorso per un’assunzione mirata” che avrebbe dovuto consentire, almeno, la parziale apertura al pubblico nulla è dato sapere.
Frattanto l’abbandono, l’incuria e il nubifragio che ha colpito la città il 27 maggio u.s., hanno concorso ad abbattere lo splendido esemplare di Querqus Robur (Farnia). Tutto ciò accade nel più assoluto silenzio delle Istituzioni: Università, in primis, e Comune.
L’apprezzabile iniziativa promossa dai volontari dell’Associazione Amici dell’Orto Botanico non può, né si propone, di porre rimedio da sola alle carenze delle Istituzioni. Va, in ogni caso, incoraggiata ogni iniziativa a sostegno della riapertura dell’Orto Botanico nel rigoroso rispetto delle sue caratteristiche e finalità di istituzione scientifica. Hanno concorso ad elevarla a tale ruolo illustri botanici tra i quali Giorgio Jan, Giovanni Passerini e Fausto Lona.
In particolare al Passerini si deve la realizzazione dell’edificio della Scuola di Botanica, ove sono conservati i preziosi e antichi erbari e molti volumi relativi alle scienze botaniche. Nell’Orto sono presenti oltre 130 specie arboree e arbustive con alcune affascinanti collezioni di piante viventi in piena terra come quelle delle rose. Nella serra, in cui sono conservate collezioni di piante viventi; si trovano anche piante grasse e piante carnivore.
Purtroppo sono state smantellate le serre tropicali e la interessante serra alpina ideate e realizzate dal prof. Fausto Lona. A seguito dell’Istituzione dei Dipartimenti di Biologia al Campus quasi tutto il personale, docente e amministrativo (forse anche quello specificamente assunto per l’Orto) si trasferisce nel nuovo insediamento universitario, cosicché l’attenzione per l’Orto Botanico comincia ad attenuarsi. Con la soppressione della figura del curatore dell’Orto e l’allontanamento del valente e operoso tecnico addetto alla gestione, praticamente non è più rimasto personale stabilmente presente nell’Orto.
Per qualche tempo, fino alla chiusura, l’Orto è stato tenuto aperto da personale precario. Mentre fino a qualche anno fa, anche per la presenza della sezione didattica del Museo di Storia Naturale dell’Ateneo, l’Orto è stato intensamente utilizzato per la didattica non solo universitaria ed è stato frequentato da numerose scolaresche che si sono avvantaggiate dalla presenza in centro città di un polo naturalistico ricco di materiali didatticamente utili e di personale competente per le visite guidate.
Ogni anno si sono svolte manifestazioni culturali,anche in collaborazione con il Museo, di ottimo livello su temi naturalistici connessi con l’ambiente. La chiusura dell’Orto costituisce vera e propria menomazione per la città cui va posto tempestivo rimedio. Caratteristiche e esigenze dell’Orto preservate sono, fra le altre, le seguenti:
– l’efficace conservazione delle collezioni di piante viventi;
– i criteri scientifici e non di giardinaggio, personale preparato al riguardo, la conservazione dell’assetto storico delle collezioni in terra, la particolare cura per le piante ultracentenarie presenti, anche per prevenire la caduta, la messa a dimora di essenze arboree in sostituzione di quelle non più presenti perché morte o abbattute;
– la fruizione pubblica evitando però di degradare questa istituzione scientifica a giardino pubblico. Eventuali manifestazioni pubbliche dovranno sempre essere consone al carattere culturale dell’Orto e prevedere adeguato servizio di sorveglianza;
– la prosecuzione delle visite guidate delle scolaresche con personale didatticamente preparato;
– la possibilità di consultazione degli erbari e dei volumi;
– l’accesso al pubblico in orari non troppo ristretti con adeguato personale di sorveglianza.
Naturalmente sono auspicabili altre iniziative, mostre, guide cartacee ed informatiche al fine di fare conoscere questa importante e affascinante istituzione ad un pubblico ampio e sensibile ai beni culturali di tipo naturalistico.
Tutto questo può essere reso possibile solo dalla stabile presenza di personale strutturato, che non può ridursi solo a personale di sorveglianza o di manutenzione di base dell’Orto (che comunque deve essere adeguatamente preparato alle sue particolari caratteristiche), ma richiede anche la presenza di personale scientificamente e didatticamente preparato.
La città di Parma ha il dovere di rendere possibile la ripresa di attività dell’Orto Botanico. Le risorse necessarie possono essere reperite. Sta alle Istituzioni locali, all’Università, in primo luogo, promuovere la partecipazione di soggetti pubblici e privati per realizzare un progetto condiviso di rinascita dell’Orto Botanico.

Marco Ablondi

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