Unesco… che non sia solo una parola, ma economia reale

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C’è giustamente grande entusiasmo per la freschissima nomina di Parma a “città dell’Unesco creativa per la gastronomia”. Dopo tante sberle subite in queste anni, per la nostra città è arrivata finalmente una bella notizia.

Il merito principale di questa vittoria è da ascrivere all’amministrazione Pizzarotti che ci ha creduto e ha portato avanti con determinazione questa iniziativa.

Al più bisognerebbe chiedersi perchè questo riconoscimento sia stato ottenuto solo ora, visto che Parma è stata scelta dall’Unesco dopo altre città quali Popayán (Colombia), Chengdu (Cina), Östersund (Svezia), Jeonju (Sud Corea), Zahlé (Libano), Tsuruoka (Giappone), Shunde (Cina), Florianopolis (Brasile) (leggi sito Unesco). Un elenco che, ad un inesperto di cucina quale è il sottoscritto, fa sorgere qualche interrogativo sui criteri di designazione dell’Unesco visto che è difficile parlare di eccellenze alimentari internazionali in quelle città della Colombia, Svezia, Sud Corea o Libano. Credo che nessuno di noi conosca la loro creatività e le loro leccornie, anche perchè fino a ieri probabilmente ignorava pure l’esistenza di quelle località.

E scrivo questo non certo per sminuire il risultato ottenuto da Parma che è solo positivo senza alcuna controindicazione, ma per evidenziare che questo riconoscimento non può essere assunto come un traguardo in sè e che se non si riempirà di contenuti e di iniziative efficaci per l’economia reale della nostra città esso sarà solo una scritta su un sito internet e non varrà nulla. Esattamente come l’Efsa, una presenza impercettibile che si fa fatica ad elencare cosa abbia portato alla nostra città… se non dei problemi da risolvere.

Oltre alla categoria Unesco “gastronomia” c’è anche quella della “musica” nella quale oggi compaiono: Bologna (Italia), Siviglia (Spagna), Glasgow (Scozia), Gent (Belgio), Bogotà (Colombia), Brazzaville (R. Congo), Mannheim (Germania), Hanover (Germania), Hamamatsu (Giappone) (leggi sito Unesco). Anche questi sono nomi un pò “inattesi”… al contrario città rinomate in tutto il mondo e che fanno della musica la loro identità, come ad esempio Salisburgo, sono assenti.

Perchè l’anno prossimo non candidiamo Parma anche a “Città Unesco della musica”, ammesso che si possa richiedere due “creative”? A giudicare dal suddetto elenco mi pare che saremmo i più titolati a ricevere pure questo riconoscimento.

Andrea Marsiletti

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