29 maggio 1848: battaglia di Curtatone e Montanara

Il 29 maggio 1848 si combatte la battaglia di Curtatone e Montanara.

La battaglia contrappose combattenti toscani e napoletani alle truppe asburgiche il 29 maggio 1848 nei luoghi situati tra i due paesi, nei pressi di Mantova, e rappresenta una fra le più simboliche battaglie della prima guerra d’indipendenza italiana.

Il 18 marzo 1848 ebbero inizio le cinque giornate di Milano. Il comandante dell’esercito del Lombardo-Veneto, feldmaresciallo Radetzky, prima eccitò la rivolta, poi non seppe domarla, vedendosi costretto ad abbandonare la città dopo cinque giorni di furiosi scontri. Contemporaneamente manifestazioni si ebbero in diverse città del Regno e a Como l’intera guarnigione si consegnò agli insorti.

Il giorno dopo l’evacuazione di Radetzky da Milano, il re di Sardegna Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria ed attraversò il Ticino. L’esercito era organizzato su due corpi d’armata: il 1° affidato ad Eusebio Bava, il 2° a Ettore De Sonnaz.

Questi attraversarono il Ticino il 25 marzo. L’8-9 aprile forzarono il passaggio del Mincio al ponte di Goito ed a Monzambano. I passaggi conquistati sul Mincio erano segnati da due grandi fortezze: a sud Mantova, a nord Peschiera, il cui assedio venne cominciato il 13 aprile, dal lato meridionale.

Il 26 mossero in forze oltre il Mincio, con movimento verso nord-est. Il 30 Spazzarono le forti posizioni austriache sui colli di Bussolengo e Pastrengo, giusto ad occidente dell’Adige, a monte di Verona. Ciò che costrinse Radetzky a chiudersi entro il sistema difensivo di Verona, ed attendere tempi migliori.

Qui Carlo Alberto condusse, il 6 maggio, una energica ricognizione che si tradusse nella battaglia di Santa Lucia: essa permise di occupare due delle quattro posizioni fortificate del ‘rideau’, un campo trincerato che cingeva Verona verso la pianura a sud-sud ovest. Non disponendo di attrezzature d’assedio (tutte impegnate a Peschiera), tuttavia, Carlo Alberto commise l’errore di comandare il ripiegamento alle posizioni di partenza, in attesa della caduta della fortezza assediata.

Tale inopinata decisione rese sterile quest’ultima vittoria e segnò, anzi, la fine dell’iniziativa sarda. Ciò che avrebbe consentito all’esercito asburgico di riprendere a manovrare.

Mentre le truppe piemontesi assediavano Peschiera del Garda, gli Austriaci, guidati dal maresciallo Josef Radetzky, uscirono dalla fortezza di Mantova, decisi a sfondare l’esile linea retta dal Corpo di Spedizione toscano e piombare sull’esercito piemontese a Goito, prendendolo alle spalle. La divisione italiana del generale De Laugier, di stanza al Santuario della Beata Vergine delle Grazie (Curtatone), disponeva solamente di 11 cannoni (dei quali due non funzionavano) ed era composta di circa 6000 uomini fra i quali, oltre ai circa 450 volontari universitari toscani, giunti sul posto guidati dai loro professori, un battaglione di forze regolari (il 2° del 10º Reggimento Fanteria “Abruzzi” del Regio Esercito Borbonico) e un battaglione di volontari napoletani. De Laugier divise le sue forze schierandone metà a Curtatone e metà a Montanara, tenendo come riserva le compagnie dei granatieri napoletani.

Le truppe imperiali si diressero verso Curtatone con due brigate composte complessivamente da 8500 uomini e 24 cannoni, e verso Montanara con altre due di 8000 uomini e 22 cannoni, mentre una quinta brigata con circa 5000 effettivi, si diresse verso San Silvestro per aggirare gli italiani a Montanara.

A Curtatone, nonostante la grande inferiorità, gli italiani combatterono con valore, trattenendo gli austriaci per l’intera giornata e ritirandosi alla fine verso Goito, per evitare l’accerchiamento. A Montanara invece, gli italiani dopo avere resistito a numerosi assalti, furono soverchiati e aggirati dagli austriaci. Un gran numero di essi fu fatto prigioniero e solamente pochi riuscirono a ritirarsi, scampando all’accerchiamento.

Il corpo di spedizione toscano soffrì gravi perdite (168 morti, 500 feriti, e circa 1200 prigionieri).

Nonostante la vittoria degli Austriaci, la strenua resistenza permise all’esercito piemontese di riorganizzarsi; il giorno seguente infatti i Piemontesi uscirono vittoriosi nella battaglia di Goito.

Nelle battaglie di Curtatone e Montanara, prima, e Goito, poi, caddero 183 tra soldati e volontari napoletani con il conferimento di numerose onorificenze sabaude.

Dal punto di vista militare la battaglia di Curtatone e Montanara fu un evento tutto sommato secondario della guerra fra Piemonte ed Austria, ed anche la vittoria di Goito sarebbe stata presto superata dalla ben più amara sconfitta di Custoza. Tuttavia questa battaglia assunse subito un significato ideale che trascendeva la sua importanza militare, trasformandosi in un simbolo. Giovani volontari (toscani e napoletani), male equipaggiati ed armati, non addestrati, e truppe di linea in gravissima inferiorità numerica, avevano tenuto testa per un intero giorno ad uno dei più potenti e addestrati eserciti europei, dimostrando tutto il valore della gioventù della nascente nazione italiana e la forza delle idee che li sorreggevano.

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