Il Progetto Parma Città Futura pubblicato su Domus, la più prestigiosa rivista di architettura del mondo. INTERVISTA a Dario Costi

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In parallelo alla straordinaria partecipazione locale, Parma Città Futura trova importanti segnali di attenzione in molti contesti.

Intervistiamo il prof. Dario Costi, presidente di Parma Urban Center e coordinatore dell’iniziativa.

Allora professore, alcuni mesi fa avete presentato alla città il progetto urbano per la riscoperta delle mura farnesiane. Quali riscontri avete avuto?

Il progetto ha trovato dimostrazioni di interesse davvero notevoli a tutti i livelli. Lo studio didattico, preparato negli ultimi anni grazie al lavoro di sette docenti dei Corsi di Studio in Architettura e di 150 studenti del nostro Ateneo, è stato presentato alla città nella mostra allestita nell’ex oratorio di San Quirino con un successo e una partecipazione tali da sorprenderci. Abbiamo accompagnato molti parmigiani e ragionato con loro sulla Parma futura. (leggi tutti i dettagli del progetto)

Hanno dimostrato un risveglio di interesse per la città davvero intesa come bene comune: sono venuti, sono tornati con altri cittadini e ci hanno sostenuto moralmente e attivamente in molti modi, chiedendo di firmare petizioni, di fare piccole donazioni, impegnandosi a promuovere il progetto per il “parco lineare delle mura” presso Enti, Istituzioni, grandi aziende. Questo è il primo riconoscimento di valore e forse il più importante. Una passione della città che è riscontrabile in molti ambienti e sui social media dove moltissimi ci esprimono sostegno e ci stimolano a dare attuazione alle idee. Al di fuori della città si sta innescando un’impressionante effetto domino nel contesto culturale ed amministrativo nazionale d internazionale.

Questo lavoro è presentato in tutta Italia. Fuori Parma quali sono le reazioni?

Se il progetto ha ottenuto un diffuso riscontro popolare a Parma ha anche raccolto importanti riconoscimenti a livello sovralocale. Ovunque vado trovo i colleghi, gli studenti, gli interlocutori delle pubbliche amministrazioni coinvolti nei Master a cui sono invitato che dimostrano un particolare interesse e vogliono replicare per i loro contesti la metodologia di lavoro. Il progetto urbano strategico prefigura concretamente gli scenari, può essere presentato alla città ed agli stakeholder e mobilitare energie, interesse e, soprattutto, risorse. Può costituire la visione collettiva di una Comunità su cui far convergere sforzi e su cui lanciare una sfida sostenibile e reale.

Gli amministratori pubblici più sensibili avvertono l’esigenza di recuperare fiducia da parte dei cittadini e si rendono conto che solo condividendo con loro una chiara prospettiva di riqualificazione della città a tutti i livelli – urbani, energetici, e in caduta anche economici, sociali e di sicurezza – è possibile rinsaldare il rapporto in dissoluzione. I colleghi docenti di politica economica indicano nella cosiddetta «democrazia di processo», ovvero in una pragmatica modalità di confronto che si concentra fattivamente sui temi reali, li affronta e li dibatte alla luce del sole per prendere decisioni, l’unica via di uscita della crisi sempre più evidente della «democrazia rappresentativa». Questo è quello che abbiamo fatto con Parma Città Futura e la ragione per cui la nostra esperienza interessa molti mondi e molti contesti.

Mi sembra di capire che, quindi, Parma Città Futura rappresenta un’innovazione nel modo di progettare gli interventi urbanistici e di coinvolgere le persone…

E’ proprio questo insieme di progetto operativo e di partecipazione orientata l’argomento che ci chiedono di affrontare. A dicembre sarò presso l’Urban center Metropolitano di Torino a presentare il processo nel suo complesso. Ci chiedono di descrivere le modalità con cui siamo riusciti ad attivare i coinvolgimenti di questi mesi e la catena virtuosa che collega il lavoro didattico nell’Università, la ricerca del progetto architettonico alla scala urbana, la discussione sui temi decisivi, lo sforzo collettivo per delineare la città fra dieci o quindici anni. Questo atteggiamento è quello che interessa, però, non solo ai cittadini e alla popolazione. Interessa anche e soprattutto agli economisti ed agli amministratori.

L’invito a partecipare al prestigioso Master organizzato da «Matera Capitale europea della cultura 2019» dal titolo «Culture and Heritage Management» è un’altra dimostrazione della validità dell’approccio anche dal punto di vista della programmazione e della gestione della città. Lo studio progettuale sul patrimonio storico di Parma è considerato interessante da chi vuole formare tecnici, dipendenti ed dirigenti pubblici dal punto di vista del governo del patrimonio culturale che è poi, se ci pensiamo bene, la vera ricchezza delle città italiane…

Ma prima ancora di questi inviti prestigiosi il nostro lavoro ha ottenuto un rilievo altissimo, quasi una celebrazione: l’uscita su Domus, la più antica e diffusa rivista di architettura del mondo, tradotta in sei lingue.

Come Parma Città Futura ha raggiunto questo traguardo? Cosa significa per il vostro lavoro e per la città?

Di certo è il più importante riconoscimento che potevamo immaginare. Il direttore Di Battista è venuto ad incontrare i nostri studenti di Architettura impegnati nel workshop di Parma Città Futura, è rimasto entusiasta della proposta e del processo. Ha le potenzialità del nostro lavoro per come potrebbero collaborare stabilmente Amministrazione pubblica e Università. Ha voluto assumere, in altre parole, la nostra esperienza, che a dir la verità non nasce in un contesto di coordinamento di questo tipo, come esempio metodologico di lavoro sulla rigenerazione urbana. È un considerazione inattesa ma importantissima per tutti noi, per il gruppo di lavoro, per i nostri studenti, per i nostri Corsi di Studio e per la nostra Università che possono rivendicare un prestigioso riconoscimento da parte di una delle più autorevoli riviste scientifiche di architettura. Mi ha invitato a scrivere per presentare il nostro progetto di Parma Città Futura nel numero di Novembre presto in edicola.

Da questo mese molti guarderanno Parma come laboratorio sperimentale di un nuovo modo di ripensare la città con la città stessa. Per questo avremo il 2 di Dicembre una Lectio Magistralis con il direttore Di Battista. Sarà una grande «Festa per Domus», ma sarà anche una festa per la città a cui inviteremo tutti i parmigiani che hanno vissuto con noi il processo di questi mesi.

Ma al di la degli auspici di Domus voi siete una Associazione culturale che si è mossa in sostanziale autonomia e senza grandi mezzi. Come riuscite a svolgere un lavoro così impegnativo?

Siamo orgogliosi di essere un gruppo di volontari che ha offerto alla Comunità di Parma il proprio lavoro gratuitamente e in maniera indipendente e, quindi, come spesso succede senza sostegni rilevanti da parte di Enti ed Istituzioni. Non ci siamo mai molto preoccupati di questo e non li abbiamo cercati più di tanto.

Abbiamo chiesto a tutti di sostenerci non solo moralmente ma anche con qualche piccola donazione per completare il lavoro e riuscire a stampare quel libro bianco a cui stanno lavorando oltre 135 persone rappresentative di moltissimi ambienti.

Speriamo che Parma voglia aiutarci a concretizzare il lavoro collettivo svolto fino ad ora. Le parole con cui Di Battista presenta il nostro lavoro su Domus sono, per il momento, un grande premio al nostro sforzo ed un’ulteriore stimolo per Parma: «In un momento di grandi aspettative per le città italiane, il lavoro collettivo di Parma Città Futura propone nuove strategie progettuali capaci di prefigurare le trasformazioni urbane a esse necessarie, da realizzare con la stretta collaborazione tra università, amministrazioni e cittadini»

AM

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