Parma dove “c’è solo Verdi”? No, ci sono anche i Distruzione (di Max Scaccaglia)

Parma città da cui fuggire, musicalmente parlando?

Parma dove “c’è solo Verdi”?

Discorso complesso, sostanzialmente inesatto e non risolvibile dal solo punto di vista geografico. Nelle ombre del golfo mistico, lontano dalle luci della ribalta, è però certa l’esistenza di un universo musicale parallelo. Una Parma sotterranea, in cui nascono produzioni di rilievo, minerali pregiati, dal forte valore artistico e culturale.

Oggi vorrei parlare proprio di uno di questi. Nascosto dal tempo e dalla pressione geologica -estrema ed irrazionale – dello sconosciuto ambiente a cui appartiene. Ristampato di recente dalla modenese “Jolly Roger Records”, una pietra miliare: “Endogena”, lavoro del 1996 dei parmigiani Distruzione.

Fermiamoci un attimo a riflettere. Leggiamo il nome della casa discografica: Polygram. Già una pulce dovrebbe essere saltata fra i padiglioni auricolari… Una major poi fusa all’interno della Universal. Dobbiamo ammettere di far fatica a ricordare le volte in cui le grandi etichette discografiche abbiano attraversato l’arco di S.Lazzaro. E non è finita. Produzione di un inquieto Omar Pedrini, all’apice della carriera coi Timoria, da tempo alla ricerca del ritmo perduto e della svolta artistica: l’affrancamento dal pubblico delle canzoni e il raggiungimento dello status, dello spessore dei suoi riferimenti d’oltreoceano. La sua attenzione si posò, senza casualità alcuna, su questi ragazzi di Parma. Non è già un pezzo di storia musicale locale?

E l’effetto fu un terremoto sotterraneo. Il disco fu una rivelazione e balzò all’attenzione di critica e pubblico. Il nome dei Distruzione veniva affiancato alle nascenti stelle del metal europeo e non solo: Obituary ed Entombed su tutti. Agli esperti del settore di certo non sfuggì che l’evento era fuori dal comune.

Senza i mezzi odierni, guidati dal loro istinto musicale, i nostri conglobarono elementi visionari e apocalittici, letterari e sonori, all’interno di un lavoro compatto, evocativo, colto. Espressionista. Rigorosamente e coraggiosamente in lingua italiana. Visionarietà in un sound moderno, volutamente di matrice underground, che li proiettò ai vertici del genere trash, contribuendo a definirne il volto più estremo: il Death metal. I Distruzione infatti furono pionieri del viaggio verso la parte più ignota e temuta del nostro subconscio musicale. Addentrandosi nei meandri di un genere ai primi passi, contribuirono a formarne le solide fondamenta e gli intricati tunnel sotterranei; puntando a nord la bussola degli innumerevoli epigoni che si infilarono in quelle strettoie.

Personalità, profondità, perfetta lettura dei tempi e precognizione di quelli a venire. L’approccio di chi è consapevole del trattamento a cui sottoporre un sound che sarà nel futuro definito “seminale”: leggendo le ormai numerose recensioni, la parola che colpisce maggiormente è proprio quella. I Distruzione dopo il debut Ep “Olocausto Cerebrale” (1992) avrebbero influenzato le coordinate di un intero genere musicale.

Non male per 5 ragazzi della provincia emiliana.

L’amalgama è sostenuta in modo esemplare dalla voce, perfettamente coerente con il contenuto letterario. Operazione non alla portata di tutti e svolta senza rinnegare la nostra tradizione musicale grazie ad intermezzi mirati: riconoscibile in “Ombre dell’anima” un tributo al verdiano “Dies Irae”.

L’intelligenza sta nel privilegiare la parte espressiva, tra voce che non rinnega l’hard core italiano e gli assolo dalla forte componente emozionale (“Ombre dell’anima”). Ad assumere ruolo guida è però la compositiva tensione che vuole creare un muro, un impatto fisico, brutale eppure altamente psichico: “Senza futuro” che apre e “Agonia”, sei minuti di inesorabile tortura. Presente l’alternanza, come da scuola Trash, di inserti rallentati, quasi pre-doom (“Divina salvezza”).

Il fascino e la profondità di un’opera, il suo valore, non è a misura del gusto personale. Le nostre papille gustative, ormai indurite dagli infiniti passaggi, saranno disorientate (come anticipa il raffinato artwork) dall’estratto conoscitivo e dal passaggio emotivo in chiave “psichedelica”: rivelatrice della psiche, endogena appunto. Riconosceremo nel lavoro dei Distruzione la dignità di un costrutto in sé compiuto, riuscito strumento di rappresentazione interiore per mezzo del suono. Una rarità.

Max Scaccaglia

Siti:
https://jolly-roger-records.bandcamp.com/album/distruzione-endogena
https://www.facebook.com/Distruzionedeathmetal/

Line Up 1996: Devid Roncai (voce); Dimitri Corradini (basso); Alberto Santini e Massimo Falleri (chitarre); Ettore Le Moli (Batteria).

Riferimenti e ascolti consigliati:
Distruzione – Distruzione (2015 -Jolly Roger Records);
Obituary – Cause of death (1990 – Roadrunner Records);
Carcass – Heartwork (1994 – Earache);

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