22 giugno 1968: viene dichiarata l’indipendenza dell’Isola delle Rose

Il 22 giugno 1968 viene dichiarata l’indipendenza della Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose.

L’isola delle Rose fu il nome dato a una piattaforma artificiale di 400 m² che sorgeva nel mare Adriatico a 11,612 km al largo delle coste dell’allora provincia di Forlì e 500 m al di fuori delle acque territoriali italiane; costruita dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa, il 1º maggio 1968 autoproclamò lo status di Stato indipendente.

L’Isola delle Rose, pur dandosi una lingua ufficiale (l’esperanto), un governo, una moneta e un’emissione postale, non fu mai formalmente riconosciuto da alcun Paese del mondo come nazione indipendente. Occupata dalle forze di polizia il 26 giugno 1968 e sottoposta a blocco navale, l’Isola delle Rose fu demolita nel febbraio 1969. L’episodio venne lentamente dimenticato, considerato per decenni solo come un tentativo di “urbanizzazione” del mare per ottenere vantaggi di natura commerciale. Solo a partire dal primo decennio del 2000 esso è stato oggetto di ricerche e riscoperte documentarie imperniate invece sull’aspetto utopico della sua genesi.

L’entità che si voleva costituire sulla piattaforma artificiale prese il nome, in lingua esperanto, di Libera Teritorio de la Insulo de la Rozoj (in italiano Libero Territorio dell’Isola delle Rose), trasformatosi poi in Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj (Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose).

Si ritiene che il termine Rozoj (in italiano rose) venne mutuato dal cognome di Giorgio Rosa, progettista e costruttore della piattaforma artificiale, nonché ideatore ed ispiratore dell’entità statale, oltre che dalla sua volontà di «veder fiorire le rose sul mare».

La piattaforma sorse a 6,27 nmi (11,612 km) al largo della costa italiana, in prossimità di Torre Pedrera, nel comune di Rimini, dunque a 500 metri al di fuori delle acque territoriali italiane.

L’Isola confinava esclusivamente con acque internazionali, a eccezione del lato sud-ovest dove avevano limite le acque territoriali italiane. La superficie dell’Isola delle Rose era di 400 m² (0,0004 km²), mentre quella delle sue “acque territoriali” di 62,54 km². Attualmente in posizione simile a circa 16 km dalla costa si trovano le piattaforme metanifere dell’Agip “Azalea A” (44°10′16″N 12°42′52″E) e “Azalea B” (44°09′50″N 12°43′12″E).

L’Isola delle Rose si era data un governo, formato da una Presidenza del Consiglio dei Dipartimenti e da cinque dipartimenti, suddivisi in divisioni e uffici. Vi era il Dipartimento Presidenza con a capo Antonio Malossi, il Dipartimento Finanze presieduto da Maria Alvergna, il Dipartimento Affari Interni con a capo Carlo Chierici, il Dipartimento dell’Industria e del Commercio capeggiato da Luciano Marchetti, il Dipartimento delle Relazioni con a capo l’avvocato Luciano Molè e infine il Dipartimento degli Affari Esteri, che aveva al vertice Cesarina Mezzini.

L’Isola delle Rose adottò uno stemma rappresentante tre rose rosse, con gambo verde fogliato, raccolte sul campo bianco di uno scudo sannitico, così come descritto dalla Costituzione. Da notare che lo stemma fu riprodotto sul bordo superiore dei foglietti filatelici e riprendeva gli stessi colori (verde, bianco e rosso) della bandiera italiana, ma, invece di rappresentare quattro rose raccolte a bouquet, ne riportava solo tre.

Venne istituita anche una bandiera di colore arancione caricata al centro dello stemma repubblicano. Inoltre fu adottato come “inno” Steuermann! Laß die Wacht! (in italiano Timoniere! Smonta di guardia!), cioè il Chor der Norwegischen Matrosen dalla prima scena del terzo atto de L’olandese volante di Richard Wagner.

L’Isola delle Rose adottò come propria lingua ufficiale l’esperanto, per sancire nettamente la propria sovranità e indipendenza dalla Repubblica Italiana, nonché per ribadire il carattere internazionale della nuova Repubblica.

Rosa non era un esperantista e la scelta dell’esperanto come lingua ufficiale gli fu consigliata da un esperantista bolognese, il padre francescano Albino Ciccanti, attivissimo a Rimini.

Si ricorda che dal 18 al 23 settembre 1965 si svolse a Rimini il 36º Congresso Nazionale della FEI, la Federazione Esperantista Italiana. Questo evento dovette essere la molla comunicativa per la scelta (orientata da un attento marketing) dell’esperanto.

L’unico altro esempio di adozione dell’esperanto come lingua ufficiale di una micronazione si ebbe con il progetto di adozione per il “Territorio Libero di Moresnet”, che si sarebbe dovuto trasformare nello “Stato Esperantista Indipendente di Amikejo”.

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