Internati militari italiani in Germania: Fidenza celebra con una targa la loro scelta di coraggio e civiltà

Fidenza prosegue nella celebrazione di quello spirito di libertà e di giustizia che è fondamento non solo della nostra Comunità ma dell’intera Italia repubblicana. Dopo la stele che riportava i nomi di tutti i partigiani fidentini, inaugurata in occasione delle celebrazioni per il 25 aprile, oggi si è reso tributo con una targa ad altri italiani che ebbero la forza e il coraggio di prendere posizione.

Si tratta degli Internati Militari Italiani, ovvero i soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori della Germania nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’armistizio di Cassibile, l’8 settembre 1943. Dopo il disarmo, soldati e ufficiali vennero posti davanti alla scelta di continuare a combattere nelle file dell’esercito tedesco o, in caso contrario, essere inviati in campi di detenzione in Germania. Solo il 10 per cento accettò l’arruolamento. Gli altri vennero considerati prigionieri di guerra. In seguito cambiarono status divenendo “internati militari”, per non riconoscere loro le garanzie delle Convenzioni di Ginevra. In tutto furono circa 600mila gli Internati Militari Italiani che rifiutarono di continuare la guerra al fianco dei tedeschi e di questi quasi 40mila morirono nei campi di concentramento.

Oggi la Città di Fidenza ha reso loro omaggio con una targa posta all’ingresso del Municipio e che rimarrà a futura memoria per celebrare proprio la storia di quei soldati italiani e fidentini che chiusi nei campi di concentramento tedeschi compirono una scelta di dignità e coraggio.

Nel corso della cerimonia di scopertura ad Ambrogio Ponzi, fidentino e figlio di un Imi, è stato affidato il compito di sintetizzare il contesto storico in cui avvennero i fatti; al suo sono seguiti gli interventi di Gino Narseti, presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci, Don Gianemilio Pedroni, Vicario della Diocesi, Antonio Giaccari, Capo di Gabinetto del Prefetto di Parma.

Importanti e significative le testimonianze che si sono succedute in particolare quella di Renzo Vascelli, fidentino tra gli ultimi reduci ad aver vissuto quell’esperienza e Lucia Araldi, anche lei figlia di un Internato Militare.

“Quella degli Imi – ha dichiarato il Sindaco di Fidenza Andrea Massari – è una vicenda rimasta sempre in secondo piano rispetto alla grande storia della Liberazione ma che di quella storia è stata una delle scintille più forti. Una scintilla alimentata dalla forza di volontà, raccontata in modo magistrale da Giovannino Guareschi nel suo diario clandestino o rappresentata con l’arte della pittura dal fidentino Ettore Ponzi. Giovannino ed Ettore, due uomini della nostra terra, due Internati militari, i cui pensieri abbiamo voluto fermare per sempre proprio sulla targa che abbiamo apposto sull’ingresso del Municipio. Il messaggio che trattengo dalla vicenda degli Imi e che faccio mio è quello della difesa strenua di un’umanità profonda, semplice e sincera cui aggrapparci nei momenti più difficili. Perché più delle bombe che scoppiano dobbiamo temere e combattere l’idea che qualcuno possa decidere al posto nostro o che il desiderio di essere e pesare in una Comunità possa venire barattato con l’egoismo, l’invidia sociale e gli interessi personali. La sfida del nostro tempo è proprio questa: smettere di vedere davanti a noi nemici, tornare a praticare il confronto, il rispetto e la collaborazione. Non c’è cemento migliore per la democrazia e vaccino più efficace per il nostro futuro”.

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