Piastra (Lega): “Si offra il servizio della mensa scolastica solo a chi salda tutte le proprie morosità”

«L’inizio dell’anno scolastico si è accompagnato dal trascinarsi di problemi ormai incancreniti, come quello dell’altissima cifra delle morosità scolastiche. Un problema che finisce per gravare interamente sulle tasche dei comuni e dei cittadini virtuosi». Il deputato leghista bolognese Carlo Piastra torna ad occuparsi delle mense, dopo avere condotto negli anni scorsi la propria battaglia sulla qualità e l’esclusione dei menù “etnici” da alcune mense. Stavolta il problema è cronico, ma non irrisolvibile: quello delle morosità.

«Un problema che non si è voluto risolvere, per i finti buonismi di alcuni, che continuano a trincerarsi dietro al disagio patito dai bambini che si vedrebbero emarginati per via dell’esclusione dalla mensa. Ovviamente, parliamo di coloro i cui genitori si ostinano a non versare le quote dovute ai comuni, che gestiscono i servizi». Secondo Piastra, esistono casi di morosità che si trascinano dalle scuole per l’infanzia in su, ma anche rimedi “impopolari” che pure portano risultati concreti:

«In diversi comuni a guida Lega – precisa Piastra – si è praticamente azzerata la morosità sui trasporti scolastici, imponendo alle famiglie di pagare ad inizio anno ed in un’unica soluzione la quota. Allo stesso modo, il nuovo anno scolastico sta partendo con le mense riservate esclusivamente a chi ha regolarizzato tutte le proprie morosità pregresse. Qualcuno dice che così si farebbero torti a chi non può permettersi la mensa? Diciamo subito – chiarisce il deputato leghista – che per quanti non ce la fanno esistono i servizi sociali e appositi piani di rientro programmati. Inoltre, con le risorse incamerate dai comuni (in alcuni casi amministrati dalla Lega, fino a 40mila euro in pochi mesi; ndr) è possibile mantenere calmierate le rette per in suddetti servizi». Insomma, «chi ha sempre pagato ha nulla da temere, chi non può permettersi la mensa o il pulmino potrà contare sull’aiuto dei servizi sociali. Senza contare che molti comuni offrono tariffe minime correlate alla presentazione dell’Isee».

Per ora, secondo uno studio di “Save the Children”, solo nove grossi centri italiani su 44 non permettono l’accesso in mensa ai bambini i cui genitori non risultano in regola con le rette. «Dove però la “non iscrizione” in mensa è stata annunciata, alle famiglie sollecitate dai comuni perché inadempienti – sottolinea Carlo Piastra – i genitori si sono impegnati a regolarizzare la situazione». Per gli altri, «si tratta di rinunciare ad un pacchetto di sigarette o a qualche caffè, visto che la maggior parte delle rette si aggira su qualche euro al giorno… I primi ad accogliere positivamente queste misure di contrasto – conclude Piastra – sono proprio i genitori virtuosi, che finora hanno sempre pagato per tutti. Compresi coloro che potrebbero permettersi di farlo. Un’ingiustizia che va risolta».

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