Ebola: Parma si mobilita

29/10/2014
h.13.00

L’allarme lanciato sull’ebola dagli Amici della Sierra Leone è andato a segno. La storica associazione di Parma che da oltre vent’anni è attiva nel paese africano con iniziative di solidarietà, si è fatta promotrice di un progetto per aiutare missionari e volontari impegnati a fianco della popolazione decimata dal contagio del micidiale virus.
Grazie alla disponibilità della Cri e all’intervento di Giuseppe Romanini, parlamentare di Parma, il primo frutto del lavoro di squadra messo in campo lo si potrà vedere sabato 1 novembre alle 10,30 quando gli Amici della Sierra Leone riceveranno nella sede della Cri di Parma, un’autoambulanza non più utilizzabile per Parma, secondo i parametri imposti dalla legge regionale (DGR n.44/09) sui trasporti sanitari, che sarà inviata nel paese africano. Già perché, come raccontano nelle loro disperate lettere all’associazione i padri Giuseppini del Murialdo, oltre alla necessità di persone specializzate in malattie infettive, di medicine e cibo, uno dei problemi è proprio il trasporto dei malati verso i tre centri di cura.
“Ho risposto ad una richiesta dell’Associazione, della quale da anni seguo l’attività, e grazie alla disponibilità della Cri, sia del presidente nazionale che provinciale, abbiamo ottenuto il nulla osta per il mezzo che la sede di Parma stava dismettendo – spiega l’on Romanini, una ambulanza di grande significato simbolico per questo territorio, evidenziano dalla Cri, perché è quella legata al nome di Tommy e donata con i fondi raccolti dai genitori Pellinghelli e Onofri, attraverso il grande aiuto della Nazionale Cantati. Sulla grave situazione della Sierra Leone Romanini si è rivolto al Ministro alla Sanità Lorenzin con una interrogazione, firmata anche dalla collega Patrizia Maestri, in cui spiega il lavoro svolto dal 1986 nelle zone di Makeni, capitale del Nord e Lunsar, grazie ai contributi raccolti dall’Associazione Amici della Sierra Leone ONLUS, a cui aderiscono 1.200 volontari: costruzione di ponti, scuole, pozzi, di un centro sociale, la creazione dell’Università Unimak di Makeni e l’ospedale di Lunsar, ora chiuso dopo la morte del medico per l’ebola.
“Il Ministro alla Sanità ha spiegato che nella legge di stabilità ci saranno 50 milioni di euro per l’emergenza Ebola, destinati a rafforzare i controlli in porti e aeroporti e per le dotazioni dell’Istituto Spallanzani di Roma – sottolinea Romanini – nell’interrogazione ho posto alla valutazione del Ministro tre questioni: una ulteriore azione a supporto degli operatori e missionari Italiani in Sierra Leone; promuovere interventi in loco con ospedali militari e strutture d’igiene pubblica; l’utilizzo di ospedali italiani specializzati in malattie tropicali strutturati per trattare questa pandemia”.
Secondo dati ufficiali sono 8mila le persone infettate, 3.800 decedute. Le popolazioni sono affamate, almeno 8 milioni di bambini non possono andare a scuola per rischio di contagio e migliaia sono rimasti orfani. Chiuse le miniere e nei campi non è possibile effettuare i raccolti. L’economia di Sierra Leone, Liberia e Guinea è in ginocchio le perdite stimate da qui alla fine del 2015 è di circa 32,6 miliardi di dollari.

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