Comunali di Fidenza: chi vince, chi perde

Casa Bambini
SanMartino
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05/06/2014

Mancano ormai solo pochi giorni al ballottaggio per le comunali di Fidenza tra il candidato del centrosinistra Andrea Massari e quello del centrodestra Francesca Gambarini.
Il candidato del Pd si presenta all’appuntamento di domenica da grande favorito, forte del 48,5% al primo turno. Massari ha ottenuto gli stessi voti del Pd di Renzi alle europee (48,28%) pur in presenza di liste civiche (quelle di Gabriele Rigoni, 14%, e di Giovanna Galli, 4%) che pescavano nel centrosinistra. A dispetto dei gufi della vigilia, Massari si è rivelato un candidato forte, il più inclusivo, il migliore possibile per il Pd.
Se Massari ha buoni motivi per essere soddisfatto, altrettanto (se non di più) deve esserlo Francesca Gambarini. L’esponente di Forza Italia ha raccolto i cocci della frantumata coalizione di centrodestra ed è stata capace di metterli e tenerli insieme. Se invece di evocare spettri del passato in modo quasi ossessivo per tutta la campagna elettorale si fosse concentrata di più sulle proposte per il futuro di Fidenza, la Gambarini sarebbe andata ancora meglio. Al ballottaggio può succedere di tutto ma il compito a cui è chiamata l’azzurra, ovvero portare a sè voti oggi molto lontani (quelli di Rigoni, del M5S, della sinistra fuori dal Pd), è arduo. Comunque vada a finire il ballottaggio la Gambarini ha già vinto. E’ stata davanti ai suoi “nemici cantiniani” ed una delle poche eccezioni positive nel panorama del centrodestra parmense che in queste amministrative ha dato una prova imbarazzante di sè, non riuscendo non tanto a prevalere sul Pd ma neppure a presentare le liste in tanti Comuni.
Deludente il risultato di Gabriele Rigoni, l’erede dell’amministrazione Cantini, che pure non ha lesinato impegno in campagna elettorale. Il risultato del 14% per un’Amministrazione comunale uscente è da Guinness dei primati, in negativo, s’intende. Molti ex amministratori di maggioranza sono scappati e non si sono ripresentati alle elezioni. Difficile dare loro torto perchè se questi personaggi, a partire dalla disastrosa Marilena Pinazzini, si fossero sottoposti al giudizio degli elettori i risultati sarebbero stati impietosi. Questo movimento civico, che per la prima volta ha sottratto Fidenza al centrosinistra e amministrato la città per cinque anni, si è squagliato come neve al sole. Tra qualche giorno (ma forse già da alcuni giorni) di questa esperienza nessuno a Fidenza parlerà mai più. Pur senza candidarsi in prima persona, l’ex sindaco Cantini la faccia ce l’ha messa presentando alle elezioni, con un pizzico di presunzione e di sopravvalutazione, una lista civica in sostegno di Rigoni che portava il suo nome “Lista Cantini”. L’esito di questa testimonianza non è stato memorabile (4.69%, 621 voti) ma penso che Cantini, uomo vivace, con un’apprezzabile vis polemica e delle capacità, alla fine meriti l’onore delle armi.
Peggio di Rigoni riesce a fare il M5S di Fidenza (10%), che era sceso in campo con ambizioni di vittoria confidando nell’effetto di traino nazionale, sperando di bissare il successo di Parma. Ma l’Amoruso non è Pizzarotti. E così, dopo una campagna elettorale nella quale non potevano più nascondersi dietro la faccia di Beppe Grillo ma sono stati costretti a metterci la loro, i grillini di Fidenza sono riusciti nell’impresa, anche questa con pochi precedenti, di dimezzare i voti delle europee del M5S. E’ clamoroso che nello stesso giorno metà degli elettori del M5S abbiano voltato le spalle ai loro rappresentanti locali, evidentemente ritenuti inadatti a governare la città. In effetti in campagna elettorale i grillini fidentini non si sono fatti mancare niente in termini di improvvisazione e di ignoranza dei temi amministrativi. E gli elettori li hanno puniti. Senza il simbolo del M5S, questa lista (i cui candidati tutti insieme hanno raccolto 167 preferenze, 1/5 di quelle ottenute da solo dal recordman Davide Malvisi nella lista del Pd, che da consigliere uscente di opposizione ha preso più voti dell’intera lista dell’ex sindaco) non avrebbe superato neppure l’1%. La percentuale di chi non rappresenta niente e nessuno.

Andrea Marsiletti 


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“Anche questo premio S. Ilario ce lo semo levato dalle palle”
Il Pd di Parma ha rottamato i renziani

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05/06/2014

Mancano ormai solo pochi giorni al ballottaggio per le comunali di Fidenza tra il candidato del centrosinistra Andrea Massari e quello del centrodestra Francesca Gambarini.
Il candidato del Pd si presenta all’appuntamento di domenica da grande favorito, forte del 48,5% al primo turno. Massari ha ottenuto gli stessi voti del Pd di Renzi alle europee (48,28%) pur in presenza di liste civiche (quelle di Gabriele Rigoni, 14%, e di Giovanna Galli, 4%) che pescavano nel centrosinistra. A dispetto dei gufi della vigilia, Massari si è rivelato un candidato forte, il più inclusivo, il migliore possibile per il Pd.
Se Massari ha buoni motivi per essere soddisfatto, altrettanto (se non di più) deve esserlo Francesca Gambarini. L’esponente di Forza Italia ha raccolto i cocci della frantumata coalizione di centrodestra ed è stata capace di metterli e tenerli insieme. Se invece di evocare spettri del passato in modo quasi ossessivo per tutta la campagna elettorale si fosse concentrata di più sulle proposte per il futuro di Fidenza, la Gambarini sarebbe andata ancora meglio. Al ballottaggio può succedere di tutto ma il compito a cui è chiamata l’azzurra, ovvero portare a sè voti oggi molto lontani (quelli di Rigoni, del M5S, della sinistra fuori dal Pd), è arduo. Comunque vada a finire il ballottaggio la Gambarini ha già vinto. E’ stata davanti ai suoi “nemici cantiniani” ed una delle poche eccezioni positive nel panorama del centrodestra parmense che in queste amministrative ha dato una prova imbarazzante di sè, non riuscendo non tanto a prevalere sul Pd ma neppure a presentare le liste in tanti Comuni.
Deludente il risultato di Gabriele Rigoni, l’erede dell’amministrazione Cantini, che pure non ha lesinato impegno in campagna elettorale. Il risultato del 14% per un’Amministrazione comunale uscente è da Guinness dei primati, in negativo, s’intende. Molti ex amministratori di maggioranza sono scappati e non si sono ripresentati alle elezioni. Difficile dare loro torto perchè se questi personaggi, a partire dalla disastrosa Marilena Pinazzini, si fossero sottoposti al giudizio degli elettori i risultati sarebbero stati impietosi. Questo movimento civico, che per la prima volta ha sottratto Fidenza al centrosinistra e amministrato la città per cinque anni, si è squagliato come neve al sole. Tra qualche giorno (ma forse già da alcuni giorni) di questa esperienza nessuno a Fidenza parlerà mai più. Pur senza candidarsi in prima persona, l’ex sindaco Cantini la faccia ce l’ha messa presentando alle elezioni, con un pizzico di presunzione e di sopravvalutazione, una lista civica in sostegno di Rigoni che portava il suo nome “Lista Cantini”. L’esito di questa testimonianza non è stato memorabile (4.69%, 621 voti) ma penso che Cantini, uomo vivace, con un’apprezzabile vis polemica e delle capacità, alla fine meriti l’onore delle armi.
Peggio di Rigoni riesce a fare il M5S di Fidenza (10%), che era sceso in campo con ambizioni di vittoria confidando nell’effetto di traino nazionale, sperando di bissare il successo di Parma. Ma l’Amoruso non è Pizzarotti. E così, dopo una campagna elettorale nella quale non potevano più nascondersi dietro la faccia di Beppe Grillo ma sono stati costretti a metterci la loro, i grillini di Fidenza sono riusciti nell’impresa, anche questa con pochi precedenti, di dimezzare i voti delle europee del M5S. E’ clamoroso che nello stesso giorno metà degli elettori del M5S abbiano voltato le spalle ai loro rappresentanti locali, evidentemente ritenuti inadatti a governare la città. In effetti in campagna elettorale i grillini fidentini non si sono fatti mancare niente in termini di improvvisazione e di ignoranza dei temi amministrativi. E gli elettori li hanno puniti. Senza il simbolo del M5S, questa lista (i cui candidati tutti insieme hanno raccolto 167 preferenze, 1/5 di quelle ottenute da solo dal recordman Davide Malvisi nella lista del Pd, che da consigliere uscente di opposizione ha preso più voti dell’intera lista dell’ex sindaco) non avrebbe superato neppure l’1%. La percentuale di chi non rappresenta niente e nessuno.

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Disastro a 5 Stelle alle comunali in provincia di Parma

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30/05/2014
h.15.50

Qualche giorno fa un consigliere comunale del M5S di Parma, leggendo i risultati delle elezioni di domenica, scriveva: “Alle europee non siamo andati bene ma le percentuali delle amministrative attesi per lunedì sera potrebbero ribaltare l’esito delle elezioni”.
I numeri delle comunali in provincia di Parma sono arrivati ma purtroppo i voti attesi non c’erano. Anzi, per il M5S le amministrative sono andate financo peggio: a Fidenza è passato dal 20,11% delle europee al 10,84% delle comunali, a Medesano dal 24,84% al 12,18%, a Langhirano dal 19.44% al 7,81%. In vita mia non avevo mai assistito ad un partito che, se va bene, dimezza i propri voti nella stessa giornata a secondo che si tratti di elezioni con in campo il leader nazionale o comunali con in prima fila i militanti locali. Il fatto che questa distinzione l’abbia fatta anche un elettorato “di pancia” come è tanta parte di quello grillino non era scontato.
Le suddette speranze di inversione dei destini elettorali ricordano quelle di Hitler nel 22 aprile 1945 quando il fuhrer, circondato nel suo bunker di Berlino, ordinò alla XII armata del generale Walther Wenck di marciare sulla capitale tedesca per liberarla dall’assedio di 2,5 milioni di soldati sovietici. A quel punto la XII armata disponeva di circa 100.00 effettivi, per lo più privi di mezzi corazzati, artiglieria pesante e contraerea. Con le bombe dei russi che gli piovevano in testa, Hitler, tra il delirante e il patologico, ordinava lo spostamento di armate inesistenti esaltando Wenck come l’uomo che avrebbe potuto risollevare i destini del III Reich con un attacco a sorpresa. Wenck invece, constatata l’impossibilità di sfondare le linee sovietiche, condusse la maggior parte degli uomini al di là dall’Elba dove si consegnò agli americani.
Al di là delle panzer division fantasma, tornando ai grillini di Parma, il problema della qualità della classe dirigente locale del M5S è sotto gli occhi di tutti, dal momento che, con solo tre eccezioni in tutta la provincia, non riesce neppure a presentare le liste alle comunali, e quando ce la fa a mettere insieme 12 persone i risultati pessimi. E’ un problema di mancanza di idee per il proprio territorio nel migliore dei casi, nel peggiore di spendibilità di persone che alle comunali non possono più nascondersi dietro la faccia di Grillo e sono costretti a metterci la loro… con una credibilità minata da approssimazioni, sciocchezze raccontate a piene mani su temi cruciali per la vita dei cittadini, spesso con quell’arroganza tipica degli ignoranti. E gli elettori hanno capito chi avevano davanti e non li hanno votati. In città Pizzarotti e i suoi ottengono la stessa percentuale del 2012 (19%), incapaci in due anni di governo di portare un voto in più al loro partito. Ma quantomeno non ne hanno fatti perdere rispetto al 2012.

Per anni i grillini hanno bollato come “impresentabili” i rappresentanti dei partiti… alla fine gli impresentabili sono diventati loro. Non saprei dire se questo è l’esito della legge del contrappasso o semplicemente quello della cruda realtà.

Andrea Marsiletti 


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h.15.50

Qualche giorno fa un consigliere comunale del M5S di Parma, leggendo i risultati delle elezioni di domenica, scriveva: “Alle europee non siamo andati bene ma le percentuali delle amministrative attesi per lunedì sera potrebbero ribaltare l’esito delle elezioni”.
I numeri delle comunali in provincia di Parma sono arrivati ma purtroppo i voti attesi non c’erano. Anzi, per il M5S le amministrative sono andate financo peggio: a Fidenza è passato dal 20,11% delle europee al 10,84% delle comunali, a Medesano dal 24,84% al 12,18%, a Langhirano dal 19.44% al 7,81%. In vita mia non avevo mai assistito ad un partito che, se va bene, dimezza i propri voti nella stessa giornata a secondo che si tratti di elezioni con in campo il leader nazionale o comunali con in prima fila i militanti locali. Il fatto che questa distinzione l’abbia fatta anche un elettorato “di pancia” come è tanta parte di quello grillino non era scontato.
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Per anni i grillini hanno bollato come “impresentabili” i rappresentanti dei partiti… alla fine gli impresentabili sono diventati loro. Non saprei dire se questo è l’esito della legge del contrappasso o semplicemente quello della cruda realtà.

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Il Pd di Parma vince anche alle amministrative: saldo “Comuni” positivo
Dall’Olio e Kyenge, per Parma
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Per Parma con Pizzarotti
Renzi è di un altro pianeta
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