“Sono pronta a combattere e a morire per Israele”

25/08/2014

Silvia Gvili è una donna israeliana che in passato aveva sposato un italiano e aperto un’attività nel nostro Paese. Poi è tornata “a casa sua” in Israele, dove attualmente vive e lavora. Ma periodicamente torna in Italia per incontrare i cari amici italiani e per fare conoscere agli amici israeliani il nostro paese. In questi giorni ha fatto tappa in Emilia, ospite di un riservista nell’esercito di Israele. Sono in aumento gli italiani – non necessariamente ebrei, anzi, alcuni di essi sono cristiani praticanti – che scelgono di dare il proprio contributo a sostegno di Israele arruolandosi nell’esercito israeliano come riservisti.
Abbiamo intervistato Silvia Gvili.

Silvia, che idea si è fatta dell’Italia e degli italiani?
Penso che gli italiani siano un popolo bello, il Governo un po’ meno, perchè è da cambiare in tante cose. Personalmente vedo una situazione economica lentissima, la gente è disperata e sempre più giovani, appena hanno finito di studiare, vogliono lasciare l’Italia. Molte famiglie ebraiche stanno facendo i bagagli per lasciare questo Paese. Qui non c’è un gran futuro per i giovani. Mio figlio, nato da me, israeliana, e da padre italiano, non aveva prospettive in Italia, così è tornato a casa, in Israele, è ha trovato subito un lavoro e sta bene.

Come viene visto il nostro Paese dagli israeliani?

Gli israeliani pensano che in Italia si viva come in paradiso, tanto che mi chiedono perchè sono tornata in Israele. Allora ho cercato di spiegare come realmente stanno le cose, partendo dalla mia esperienza personale.
Avevo investito tutti i miei risparmi in un’attività. Vendevo prodotti del Mar Morto e li vendevo bene, anche perchè erano ottimi prodotti, ma poi tutto quello che guadagnavo lo dovevo spendere in tasse. Praticamente ho perso tutto pagando le tasse e per vivere ho dovuto chiedere prestiti ad amici. Lo Stato italiano non aiuta. Qui la cassa integrazione finisce dopo due anni, invece in Israele lo Stato ti dà poco, circa 500 euro al mese, ma almeno te le dà sempre, se hai bisogno, che tu abbia lavorato o non lavorato. Ovvio che non regalano i soldi, devi dimostrare che non trovi lavoro.

Il Governo Renzi risulta alleato o distante?
Per il momento né carne né pesce. Non si capisce ancora qual è la sua posizione nei confronti di Israele. Dopo Berlusconi i rapporti economici con l’Italia si erano fermati, poi pare che ultimamente qualcosa si stia muovendo.

Ora per Israele è un momento molto delicato, essendo in corso una guerra.
La bellezza del popolo ebraico – ma ci sono anche cristiani – è unica. Noi siamo vivaci e per certi aspetti un po’ individualisti, ma da quando è iniziata la guerra siamo uno per l’altro. E’ emersa una profonda e speciale solidarietà. Israele ora è piena di bandiere israeliane appese in quasi tutte le case. Famiglie che hanno dei soldati dentro Gaza vengono assistite, oltre che dallo Stato, anche dai vicini di casa. Quando un soldato torna a casa per un momento di riposo, viene accolto da tutta la comunità in modo festoso, come un eroe.

Ma la popolazione non è stanca di una guerra continua?
La maggior parte della popolazione vorrebbe vedere la guerra finita, ma non così.

I palestinesi affermano anche di aver “ripulito” quasi tutto.
Ho i miei dubbi. Dai Servizi Segreti si è saputo che i palestinesi avevano a Gaza 12.000 missili. Quanti ne sono stati eliminati? 5.000? Ciò vuol dire che ce ne sono altri 7.000… Il popolo vuole che venga ripulito totalmente il territorio dalle armi e dai missili, i palestinesi vanno disarmati e messi nella condizione di non attaccarci. E Israele non deve uscire dalla guerra finchè non ha raggiunto l’obiettivo.

Una guerra costosa.
Come tutte le guerre. Pensi che un Iron Dom (ndr. il sofisticato antimissile israeliano) costa 70.000 dollari… non è poco. Io pago le tasse per questo, per produrre quei missili, ma se si potessero usare quei soldi per altri scopi sarebbe meglio.

A proposito di Iron Dom, ci sono pericoli per i cittadini quando in cielo viene distrutto un missile palestinese da un Iron Dom israeliano?
Qualche pericolo effettivamente esiste. Anche l’altro giorno c’erano due missili su Tel Aviv che però sono stati intercettati e distrutti in volo. L’unico pericolo sono le schegge, perchè se arriva sul corpo umano può provocare la morte.

Lei ha fatto parte dell’esercito israeliano?
Sì, per due anni. E’ stata la più bella esperienza della mia vita, oltre la nascita di mio figlio. Ero una bambina, a 18 anni, molto timida. E lì si impara subito a crescere in fretta. In un mese ti fanno capire cosa stai per fare. Io lavoravo molto in mezzo agli arabi e imparai a conoscerli bene. Ci fu una cosa che mi è rimasta impressa in modo particolare.

Quale?

C’era un ragazzo arabo che tutti i giorni veniva davanti alla nostra base militare per venderci le pite (ndr, tipico pane arabo), carino, simpatico, affabile… gli volevamo tutti bene. Poi un giorno giunge cadavere alla base. Aveva cercato di accoltellare un soldato israeliano. Il soldato, per difendersi, ha sparato e ucciso quel ragazzo. E’ un episodio emblematico, perchè capisci che di loro non puoi mai fidarti. Poi ci sono arabi e arabi. Ad esempio quelli che oggi vivono a Tel Aviv sono molto ben integrati e con loro conviviamo tranquillamente nel rispetto reciproco.

Recentemente sono stati richiamati anche i riservisti nell’esercito. Chi sono?

Sono stati richiamati 55.000 riservisti israeliani e chiamati “in attesa” altri 20.000 riservisti. Ciò vuol dire che questi ultimi non possono uscire da Israele, devono essere pronti alla chiamata effettiva in caso di necessità, oppure a sostituire temporaneamente i riservisti chiamati che si riposano. Sono uomini fino a 45 anni che hanno già svolto il servizio militare. Le donne possono essere richiamate fino a 35 anni. All’inizio non chiamano coloro che sono sposati e che hanno bambini, tranne se uno è ufficiale. E’ un’attenzione particolare di Israele per non creare la condizione di bambini orfani.

Ci sono tanti riservisti che vengono anche dall’estero.
Sì, sono volontari, non sono obbligati a far parte dell’esercito. La cosa bellissima è che stanno arrivando da tutto il mondo tanti volontari riservisti non ebrei. Molti cristiani riservisti non israeliani, ad esempio, vanno nelle basi, non combattono, ma danno il proprio sostegno nel settore sanitario. Io ammiro questa gente. Pensi che regolarmente viene a fare il riservista anche un prete finlandese.

Secondo lei finirà la guerra in corso?

Sì, prima o poi finirà. Ma i palestinesi torneranno a fare missili e tunnel. Recentemente hanno trovato un tunnel che parte dal Libano e arriva fino in Israele. Ci siamo rimasti malissimo. Lo sa perchè è nato il tunnel? Perchè è nato l’Iron Dom: capendo che tramite i loro missili i palestinesi non potevano fare nulla perchè la tecnologia israeliana vince, hanno pensato a operazioni tramite terra. Non sono una veggente, ma il prossimo anno vedrà che gli israeliani inventeranno qualcosa per individuare tutti i tunnel presenti.
Tornando alla sua domanda, questa parte della guerra finirà, ma la guerra non finirà mai. Dal momento in cui loro non vogliono riconoscere Israele che speranza c’è?

I media internazionali raccontano la verità sul conflitto israeliano-palestinese?

Purtroppo spesso i media presentano la situazione in modo errato. Fanno sempre passare Israele come lo Stato cattivo – solo perchè siamo i più forti -, mentre i palestinesi sarebbero le povere vittime innocenti. Basta vedere in TV un bambino palestinese morto che viene immediatamente accusato Israele di commettere crimini di guerra. Ma le cose non stanno così.

Cosa risponde a chi dice che l’errore fu commesso a monte, quando si decise di costituire e riconoscere lo Stato di Israele?
Dico innanzitutto che Israele non andava “costruito”, ma “ri-costruito”, perchè Israele c’è sempre stato. E’ scritto anche nella Bibbia, il libro più antico del mondo. Israele è degli ebrei. Punto. Lo Stato di Israele prima era vuoto. I russi che vennero in Israele nell’800 trovarono una vasta palude, molti morirono di colera.
A me interessa che gli ebrei abbiano la loro casa, se quel pezzo di terra in quel luogo non va proprio bene, allora mi viene da dire: “Dateci un altro luogo, della stessa grandezza, ma che sia tutto nostro. Qualcuno è disposto?”. Secondo me nessuno. C’è chi ha invitato gli ebrei a tornare nei loro Paesi. Ma mia mamma, ad esempio, che è nata in Libia, dove va? E chi è nato in Polonia? C’è qualcuno in Polonia disposto a dare la propria casa che un tempo era la casa di ebrei? Nessuno. E’ inutile parlare. E’ facile stare al caffè parlando di guerra… ma la gente dovrebbe andare realmente a partecipare alla guerra e allora vedrà che cambia idea.
I politici possono dire quello che vogliono, non mi interessa. Casa mia è Israele. Punto. Nessuno me la prende. E se io devo morire là per combattere, muoio là per combattere.

PrD

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