“Così sto sconfiggendo la sclerosi multipla”

10/08/2009
h.18.20

Nel 1997 a Matteo Dall’Osso, bolognese allora 19enne, fu diagnosticata la sclerosi multipla, divenuta poi progressiva di secondo grado. Di quelle che non lasciano scampo.
Nel 2006 quando si recò all’ospedale San Raffaele di Milano. Ormai non stava più in piedi. Era su una sedia a rotelle, cieco in un occhio, non muoveva una mano e non riusciva a parlare. Poi, grazie alla sua forza di volontà, alla sua testardaggine ribelle nell’affidarsi a cure di disintossicazione da metalli pesanti presso lo studio di un medico bolognese, il dottor Sante Guido Zanella, Matteo neanche un anno dopo era a Philadelphia a correre e saltare sulla scalinata resa celebre dal film “Rocky”.
Ce l’aveva fatta. Era tornato alla vita. Una storia di tenace lotta, un inno agli ideali dell’esistenza umana, raccontata in un libro fai da te “Vinciamo noi” scritto da lui e scaricabile sul suo blog (www.matteodallosso.org).
ParmaDaily lo ha intervistato.

Matteo, quando è cominciato tutto?
Era il 1997 avevo 19 anni. Mi stavo diplomando. Mi fu diagnosticata la sclerosi multipla: ne avevo tutti i sintomi. Iniziai con lo sdoppiamento della vista.

Subito è iniziata la lotta…
Sì. Io sono un ribelle di natura. Subito seguimmo le cure tradizionali. Intanto, mi laureai in 4 anni in ingegneria elettronica.
A casa non facevo pesare le mie condizioni. Fino al 2006 non dissi ai miei amici che ero ammalato. Fingevo ai miei genitori di stare bene. Non volevo che ne soffrissero.

La sclerosi multipla però intanto avanzava…
Sì, ad esempio diedi un esame scritto di fisica, ma qualche giorno dopo la mano destra non funzionava a dovere e saltai la seconda parte. Nel 2003 vinsi una borsa di studio in Germania e qui cambiò la prospettiva della mia lotta alla malattia.

Cosa accadde?
Mi ricordo che nella 2002 durante la trasmissione “Report” vidi un servizio legato all’inquinamento da micropartecelle da metalli pesanti nel corpo umano legato a malattie come la sclerosi. Mi recai da un medico tedesco specializzato che aveva uno studio. Era il 2003. Mi tolse alcune otturazioni di metallo che avevo in bocca sostituendole con alcune in ceramica e per alcuni mesi stetti bene. Pensavo di aver risolto tutto, ma la malattia continuò ad avanzare, i metalli pesanti nel mio corpo erano ben di più evidentemente e la causa non era solo quella.

Per arrivare fino alle porte dell’inferno, nel 2006.
Sì, io continuavo con testardaggine nella mia convinzione che l’avanzamento della sclerosi multipla fosse legata all’inquinamento da metalli pesanti. Tesi rifiutata dalla gran parte della medicina classica.
Fui ricoverato al San Raffaele di Milano. Continuavo ad insistere chiedendo una cura contro la mia intossicazione da metalli pesanti. Ma ci furono medici che dichiararono ai miei genitori che “io non ero in grado d’intendere e volere” e mi denunciarono ai Carabinieri, che furono costretti a richiamarmi in Caserma a Bologna dopo questa denuncia intimandomi di prendere le cure che dicevano questi medici. Assurdo!

Ma non mollò nemmeno di fronte a questo.
No. Anche grazie ai miei genitori. Due persone davvero fantastiche. Chiesi gli esami sulla presenza di metalli pesanti ad esperti di Milano e Bologna. Nel mio corpo risultarono presenze eccessive di alluminio oltre che mercurio e piombo. Così conobbi un dottore bolognese. Sante Guido Zanella che ha individuato la cura.

Quale?
Mi sottopongo a cosiddette “Flebo chelanti” con protocollo Acam, un sistema che ripulisce dal sangue e dal mio corpo l’inquinamento da metalli pesanti. Un sistema noto negli Stati Uniti da circa 40 anni.

Cure costose?
Dipende. Se un malato di sclerosi multipla con le cure tradizionali può arrivare a costare 50.000 euro l’anno allo Stato, in questo caso io spendo privatamente 6.000 euro l’anno per le mie cure. Se fossero cure in ospedale pubblico il costo sarebbe quindi nel mio caso minore e a carico pubblico.

Intanto mentre combatteva la sua battaglia ha trovato l’amore.
Nel 2006 ero rimasto sentimentalmente solo. Ma chi combatte trova sempre qualcuno al suo fianco. Il destino mi ha fatto incontrare in ospedale Katia, una ragazza anche lei ammalata che sta seguendo le mie cure e dal 2007 è la mia compagna.

Successivamente come sono stati i passi?
La rinascita è stata graduale. Ma un anno dopo, dalla sedia rotelle sono passato a correre con cicli di flebo ogni due settimane. A gennaio del 2007 corsi su per la scalinata del film “Rocky” a Philadelpia. Avevo vinto!

Da allora non sta più fermo?
No, continuo le cure e corro, faccio sport, giro il mondo, ho trovato un nuovo lavoro come ingegnere elettronico presso la Alstom Trasporti dove seguo tutti i progetti ad alta velocità. Nuoto, corro, mi sono persino gettato dal paracadute e dallo scorsa primavera sono attivista politico con la lista civica degli amici di Beppe Grillo, una cosa di cui vado orgoglioso.
Sono salito sul palco al loro fianco in piazza Maggiore lo scorso maggio in campagna elettorale. Beppe è sempre stato un po’ un mio idolo.

Che cosa dire a chi è ammalato?
Di non mollare mai, di battersi e di credere nell’impossibile. Ricevo sul mio sito non meno di 20 messaggi al giorno da persone. A loro dico. Siete “voi i noi del titolo del mio libro ‘Vinciamo noi’ ”.

Oltre ai genitori a chi un grazie speciale?
Ai miei amici. Scoprirono che ero malato solo nel 2006 quando mi videro in sedia rotelle, ma li ho stupiti tutti! Ed anche a coloro che mi sono stati contro. Sono un ribelle, e loro mi hanno dato la forza per andare controcorrente.

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