Freddi: La lotta alla droga è possibile… ma bisogna avere il coraggio di pronunciare la parola “legalizzazione”

Ho molti ricordi di bambino a Milano, la mia città natale.

Due figure mi erano particolarmente care, il pediatra, il medico che allora visitava a casa e che conosceva tutti i componenti della famiglia e il “Ghisa” di quartiere, il vigile con il “canun de stua” in testa che faceva attraversare la strada a mia madre e alle mie sorelle per andare al mercato comunale coperto, che conosceva vite, volti e persone del quartiere.

Il vigile di quartiere era una figura – non armata – vicino alle persone, una figura autorevole di prossimità, di aiuto, che trasmetteva sicurezza, una figura che la riforma del 1896 ha notevolmente modificato trasformandolo in un poliziotto armato, figura più simile all’agente di polizia di stato che a ciò che ha da sempre ha rappresentato per gli abitanti delle città.

Un corpo, quello della polizia municipale, che nelle città medie e grandi non è di facile gestione per l’assessore di competenza e sindaco, poiché, alla particolarità della loro funzione si associa la forte sindacalizzazione del sistema pubblico.

Vi racconto tutto ciò perché mi spiace che di tutta la mia analisi politica dei giorni scorsi, circa la scelta politica della caccia al consumatore, si sia soprattutto colto la cosiddetta “polemica” con l’assessore, cosa molto marginale rispetto al contenuto, per questo provo a fare alcune riflessioni guardando da altra prospettiva.

Ripeto nuovamente che le leggi si debbono far rispettare ed è cosa giusta e doverosa che il corpo di polizia municipale faccia il suo dovere ma dal punto di vista politico, per non scadere nel becero inseguimento di una destra retrograda, rozza e “pancista” si debba pensare anche ad altro e questo perché sono convinto che arrestare gli spacciatori o segnalare i consumatori è come dare un calcio ad una lattina per strada, spostandola altrove, senza raccoglierla e metterla nel cestino.

L’amministrazione Pizzarotti ha ben lavorato nell’ambito della riqualificazione urbana, vero presidio per allontanare lo spaccio, e credo per esempio che quando i lavori al San Leonardo saranno ultimati, gli abitanti del quartiere vivranno il loro quartiere con più serenità.

Se poi, ai tanti sforzi e idee – al netto delle risorse aimè mai sufficienti e le pastoie burocratiche per far partire i cantieri – per riqualificare le aree abbandonate si associasse la presenza del vigile di quartiere, la percezione dello spaccio sarebbe molto più bassa, ma questo, credo sia più difficile ottenerlo che reperire risorse per la riqualificazione urbana poiché spostare la polizia municipale dagli uffici ai quartieri, a piedi o in bicicletta magari disarmati, solleverebbe scudi e ostacoli sindacali ed amministrativi difficilmente superabili e mai, nessun assessore in Italia affronterebbe tale conflitto.

Così, come la riforma del medico di famiglia, i medici di base – al netto di chi ancora ci mette passione ed amore nella sua missione – ha reso la categoria degli impiegati medici stampatori di ricette – lontani dalle famiglie – con il conseguente ed inevitabile intasamento dei pronti soccorsi, la riforma dei “vigili urbani” li ha allontanati dalle strade e dalla percezione di prossimità dei cittadini.

Ma al netto della lattina calciata più avanti, poiché il consumo di sostanze aumenta anno dopo anno e nulla, né la galera (sich!) né le segnalazioni fermeranno il fenomeno come ci racconta la storia degli ultimi 60 anni, credo che il combinato disposto di riqualificazione urbana e presenza “in movimento” della polizia municipale tra i nostri quartieri sarebbe una concreta risposta politica.

Concludo con alcune considerazioni rispetto alla “Relazione Annuale Servizi Antidroga” dove si sottolinea che “Il business della droga si conferma essere il più redditizio per le organizzazioni criminali, n’drangheta calabrese in testa“ e che il progetto Hermes, avviato lo scorso anno dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, con il Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, “si pone l’obiettivo di fronteggiare l’importazione e la commercializzazione delle sostanze stupefacenti, attraverso il monitoraggio e il controllo delle spedizioni postali di corrieri pubblici e privati”.

Già, perché oggi più che dagli spacciatori di strada, i consumatori si approvvigionano nel dark web o via Telegram, le quali sostanze vengono poi consegnate tramite corriere ed è per questo che la campagna Radicale “Meglio legale” – campagna per la legalizzazione della cannabis e la decriminalizzazione dell’uso di sostanze stupefacenti – sottolinea come in uno scenario del genere, con un paese ancor più esposto alle mire delle mafie a causa della crisi economica, occorre chiudere i rubinetti di questo immenso flusso di denaro con provvedimenti lungimiranti come la legalizzazione della cannabis.

La vera guerra alla droga e al narcotraffico è possibile, ma bisogna cambiare le politiche repressive e avere il coraggio di pronunciare la parola legalizzazione, parola che significa pratiche di riduzione del danno e campagne di sensibilizzazione per il consumo consapevole e sicuro.

MarcoMaria Freddi

Radicale, militante dell’Associazione Luca Coscioni e +Europa

Consigliere Comunale di Parma

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