
04/05/2013
In Commissione patrimonio del Comune di Parma si è discussa la nuova governance di Iren.
Le modifiche prevedono il superamento delle logiche territoriali nella scelta dei manager e l’eliminazione del comitato esecutivo creando la figura dell’AD con deleghe operative affiancato dal presidente che ha deleghe strategiche e dal vicepresidente con deleghe di controllo. Tali ipotesi di variazioni sono già state approvate dalle giunte di oltre trenta comuni soci, compreso Torino, e nelle prossima settimana dovrebbero andare nei consigli per l’ok definitivo. Il nuovo assetto prevede anche il taglio del numero dei consiglieri che passeranno dai 13 attuali a 8, così come verranno ridotti i consigli delle società sottostanti di primo e secondo livello. Inoltre ci sarebbe la costituzione di Comitati territoriali composti da rappresentanti espressione delle realtà locali a supporto della società allo scopo di realizzare il monitoraggio della customer satisfaction, della qualità e sostenibilità dei servizi offerti da Iren.
Oggi del Comitato Esecutivo (che verrebbe eliminato) fa parte la figura del vicepresidente che è espressione diretta del Comune di Parma. Con il nuovo assetto tale nomina diretta non sarebbe più possibile. Il sindaco Pizzarotti ha manifestato la volontà di voler difendere quella posizione per “poter contare all’interno dell’Azienda”.
Qualcuno ritiene che Parma possa porre il veto alla modifica della governance per il cosiddetto “Subpatto emiliano” che prevede che in assenza di una maggioranza qualificata di quattro quinti l’assemblea “locale” non possa esprimersi positivamente. Altri che lo Statuto non consenta questa facoltà.
Martedì la questione potrebbe arrivare in consiglio comunale.
Il varo della nuova governance di Iren rischia di infrangersi anche sul no di uno dei suoi principali azionisti, il Comune di Genova, che intende approvare una delibera diversa da quella pattuita con gli altri comuni, in primis Torino e Reggio Emilia. Anche a Genova i dubbi sono tanti.
Se ci fosse uno stop, esso allungherebbe i tempi di entrata in vigore del nuovo statuto. I tempi, infatti, stringono: i Comuni devono approvare il nuovo statuto entro il 10 maggio per approdare all’assemblea dei soci fissata il 27 giugno che sarà chiamata anche ad approvare i nuovi vertici.
PrD