Il movimento omosessuale parmense negli anni ’80

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ParmaGaily – Nel continuare il nostro viaggio nella storia dei movimenti omosessuali a Parma e provincia, abbiamo il piacere di fare presente ai nostri lettori che, tra le fonti alle quali abbiamo attinto per questa nostra sintesi storica, c’è un mirabile e straordinario lavoro fatto dalla Dott.ssa Antonella Grassi, studiosa e ricercatrice che ha scritto il saggio ” La gaia piazza. Le orme del movimento gay nella Parma degli anni 70″ e pubblicato sulla rivista americana G.S.I ( Gender Sexuality Italy).Invitiamo pertanto ad andare in rete e cercare tale studio per approfondire gli argomenti.

Nel ringraziare la Dott.ssa Grassi per la sua opera e la sua ricerca facciamo presente che al termine di questa nostra serie di articoli citeremo tutte le fonti e le interviste svolte per presentare tale percorso. La scorsa volta eravamo rimasti alla prima opera portata in scena dal KTTMCC ora possiamo narrare dell’ufficializzazione del collettivo che a cavallo tra il 77 e 78 si costituì in vera e propria compagnia teatrale portando in scena un lavoro dal titolo: “la difficoltà di essere omosessuale in Siberia, ovvero sul concetto di Trinita'”.

Tale sceneggiatura era tratta da un lavoro dell’artista argentino Copi e ruotava attorno al ruolo ormai centrale della televisione. La televisione diventava uno dei personaggi di spicco dell’opera e lo spettatore veniva trascinato in una atmosfera a dir poco grottesca. Successivamente il KTTMCC cambiò genere teatrale lasciandosi ispirare dagli aspetti più frivoli della vita come ad esempio la moda. In ” Sentiere selvagge in Panavision” il collettivo parmigiano faceva indossare ai propri artisti un abbigliamento a dir poco impossibili lasciando così emergere l’assurdita’ dei ruoli che la società del tempo cuciva addosso alle donne e agli omosessuali.

Poco prima che finissero gli anni 70 il gruppo parmigiano cambia nome artistico e cambia veste acquisendo quello di ” Pumitrozzole” e coinvolgendo anche un esordiente Mauro Coruzzi che negli anni successivi avrebbe dato vita al popolare personaggio di Platinette. Ancora una volta il collettivo cambiava genere di spettacolo avvicinandosi all’ avanspettacolo e proponendo un intrattenimento che si ispirava molto a quello proposto dai varietà televisivi.

Così negli anni 80 si abbandonarono i teatri per dar vita a spettacoli ancor più coinvolgenti all’interno di discoteche. Negli stessi anni furono tanti i cambiamenti e le trasformazioni soprattutto nel panorama omosessuale nazionale; con lo scioglimento dei circoli del Fuori e con il sostegno e l’appoggio solo di una parte dell’allora partito comunista italiano, nacque l’Arcigay un’organizzazione che si propose di lottare contro l’omofobia e la discriminazione attraverso iniziative di aggregazione. Parma fu una delle realtà che meno cambio pelle rispetto alla storia precedente infatti pur nascendo un fortunatissimo circolo Arci intitolato Picasso, gran parte della creatività rimase identica. Il Picasso parmigiano proponeva video clip musicali, nel cuore dell’oltretorrente in Borgo Santo Spirito e ciò ebbe molto successo fino a diventare il locale cittadino con il maggior numero di tessere. In tale modo gli omosessuali impegnati si trasformarono da artisti da palcoscenico a imprenditori di se stessi. Dopo la chiusura della fortunata esperienza del Picasso, dall’altra parte della città fu aperta la Cappella di Santa Cecilia, locale tenuto da Daniela Rossi grazie alla felice intuizione di Attimo Azzoni e Fabio Saccani.

Il ritrovo era in Borgo San Silvestro, a pochi passi da Borgo Giacomo Tommasini e le sue serate che avevano una connotazione prettamente omosex richiamavano tanta gente da ogni parte della provincia. Nel frattempo, le Pumitrozzole continuarono a proporre spettacoli di travestimento cogliendo spunti dai programmi televisivi più in voga in quegli anni. Così il collettivo di Parma nella sua evoluzione artistica riusci’ a trasformarsi senza stravolgere la propria identità e a diventare un esempio per altre realtà della Nazione portando in scena degli spettacoli che volevano essere la parodia delle. soap opera più in voga in quel periodo, così nacque il fortunato spettacolo intitolato Padany ( storia di una Parma omosessuale) che non solo nel nome, ma anche nel racconto si ispirava alla celeberrima Dinasty.

Una delle ultime espressioni artistiche fu l’uso dell’home video attraverso una divertente ” lettera a Pertini” cioè una richiesta rivolta al Presidente della Repubblica al quale si chiedeva una sovvenzione economica per il “servizio pubblico” che gli omosessuali stavano svolgendo e in particolar modo per finanziare un collegio per ” signorini”. Sul finire degli anni 80 tutto questo fervore, questo entusiasmo e questa creatività LGBT in salsa parmigiana andò scemando a causa della comparsa del virus dell’HIV che anche a causa di motivi economici impose un ritorno all’ordine e ad un maggiore rigore nei costumi sessuali. La prossima volta continueremo il nostro percorso storico e storiografico tra le realtà LGBT della nostra piccola capitale per parlare degli anni 90 fino ad arrivare alle soglie del nuovo millennio.

Elvis Ronzoni e Raffaele Crispo