Neonati trovati morti a Vignale: Chiara Petrolini, la madre è agli arresti domiciliari

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Chiara Petrolini, la ventunenne di Vignale di Traversetolo, studentessa di scienze dell’educazione (non di giurisprudenza) che il 7 agosto scorso aveva partorito e nascosto in giardino il cadavere del figlio è agli arresti domiciliari, in un’abitazione con il padre, la madre e il fratello minore.

Il Gip con ordinanza del 19 settembre ha condiviso la ricostruzione del pm circa l’omicidio pluriaggravato del 7 agosto e alla soppressione di cadavere del 12 maggio 2023: questa è la data del primo parto, definita grazie alla ricostruzione degli inquirenti.

Una ragazza “difficilmente decifrabile”, così l’ha definita il procuratore D’Avino durante la conferenza stampa che ha chiarito molti fatti, ma non il movente di quanto accaduto a Vignale.

Ciò che emerge subito dal resoconto del procuratore e dei Carabinieri è il netto contrasto, che loro stessi hanno vissuto, tra il racconto che amici, vicini, conoscenti hanno fatto di Chiara e quanto giorno dopo giorno emergeva dalle indagini.

Una giovane donna ben inserita nella comunità e in parrocchia, che faceva la baby sitter, la catechista, che gestiva centri estivi di bambini e che parallelamente negli ultimi due anni avrebbe portato a termine due gravidanze, nascondendole a tutti, fidanzato e genitori compresi, che avrebbe partorito da sola e ucciso con premeditazione. Il condizionale è d’obbligo vista la presunzione d’innocenza più volte ribadita dal Procuratore.

Una discrepanza tra racconti e fatti che emerge subito dalle ossessive ricerche fatte da Chiara su internet, tutte finalizzate a nascondere la gravidanza: “come fare sesso e nascondere la gravidanza”, “come vestirsi per non far vedere la pancia in gravidanza” ricerche su farmaci ed erbe che inducono l’aborto, “schiacciare la pancia per indurre il parto”, “cercare di partorire a 34 settimane”, “misoprostolo induzione parto”, “ossitocina”, “i farmaci stimolano le contrazioni”.

C’è poi la visualizzazione di un video su come si decompone un corpo (febbraio 2024) e la ricerca fatta immediatamente dopo il parto (quello del 7 agosto è avvenuto alle tre di notte) “dopo quanto tempo puzza un cadavere”.

“Ciò – ha spiegato D’Avino – porta a ritenere che, fin dall’inizio, il suo obiettivo fosse chiaro e tra le migliaia di ricerche su internet non c’è ne è una che apra alla speranza alla vita”.

A nascondere le due gravidanze Chiara c’era evidentemente riuscita. Da una intercettazione ambientale emerge lo stupore dei genitori di Chiara quando la ragazza ammette il parto cercando di convincerli che il bambino era nato morto. La memoria va alle tracce di sangue trovate dal padre nel bagno della ragazza, che Chiara avrebbe giustificato parlando di un “ciclo mestruale con flusso molto abbondante”. Ed è a questo punto che la madre chiede se fosse accaduta la stessa cosa l’anno precedente.

Nelle prime dichiarazioni spontanee aveva detto di “aver nascosto il corpo del neonato nel giardino perché lo voleva vicino a sé”. E allora, quando gli investigatori hanno intuito che c’era stata una precedente gravidanza, anche grazie alle ricerche on-line fatte dalla ragazza, “abbiamo pensato che se veramente ci fosse stato un altro bambino lo avrebbe sepolto sempre lì, vicino alla sua camera”. Ed è proprio lì che sono state trovate le ossa.

L’autopsia, nel frattempo, ha accertato che il secondo bambino era nato vivo, aveva respirato ed è deceduto per shock emorragico da recisione del cordone ombelicale in assenza di una adeguata costrizione meccanica dei vasi. Sono invece ancora in corso gli accertamenti sulla causa della morte del bimbo nato il 12 maggio dell’anno precedente.

Il luminol ha rivelato che il parto era avvenuto all’interno della camera da letto della taverna, dove Chiara dormiva, con segni evidenti anche nel bagno adiacente.

La sera dopo il parto e dopo aver nascosto il corpo del bambino, Chiara è andata al bar per un aperitivo, ha mangiato una pizza in famiglia anche con la nonna e ha dormito nella propria casa in taverna con il fidanzato. Il giorno seguente si è recata dall’estetista, di nuovo in giro tra bar, vinerie e locali fino alle due di notte, poi è rientrata a casa ed è partita con la famiglia per gli Usa.

Un atteggiamento definito dagli inquirenti inquietante “anche se siamo abituati professionalmente a situazioni del genere”.

“Ciò che ha fatto dopo il parto e dopo aver sepolto il bambino, ci ha fatto rimanere agghiacciati – ha detto d’Avino rispondendo alle domande dei cronisti su un eventuale disturbo psichiatrico –. Dopo la morte del primo figlio va a fare shopping e poi il solito giro di locali. Ci si chiede che cosa c’è dentro, ovviamente questo potrà formare oggetto di valutazione della personalità, ma parlare oggi di incapacità è prematuro”.

“Io volevo quel bambino” afferma Chiara durante l’interrogatorio, sostiene che non sapeva a che mese di gravidanza fosse e che avrebbe rivelato ai genitori al rientro dagli Usa il fatto di essere incinta, ma i fatti dimostrano il contrario.

“Ciò che è certo è che Chiara aveva già deciso che il bambino non sarebbe sopravvissuto al parto, e tutto il percorso della gravidanza appare disseminato di indizi che conducono a questa terribile realtà – si legge nella nota della Procura”.

Avrebbe tenuto tutto nascosto per paura del giudizio e timore per la reazione dei suoi genitori alla notizia di una sua gravidanza. Ma sono le parole del padre a smentirla, padre che più volte avrebbe manifestato il desiderio di diventare nonno.

Come sia stato possibile celare tutto questo a tutti, anche alle persone più vicine, per due anni, rimane molto difficile da credere e accettare – “inizialmente abbiamo pensato a un complotto familiare” – dicono gli investigatori durante la conferenza stampa, ma il procuratore ha ribadito la totale estraneità di genitori e fidanzato. E ha aggiunto “È una delle cose che lascia perplessi di questa storia”.

E certamente sono ancora molti i lati oscuri della vicenda.

Tatiana Cogo