INTERVISTA – Francesca Devincenzi (“Berlusconi per Vignali”): “Vignali è uno pochi politici veri rimasti a Parma, facciamogli finire il suo lavoro”

Francesca Devincenzi

Francesca Devincenzi, giornalista professionista, direttrice del sito di informazione locale ParmaPress24, è candidata per il consiglio comunale nella lista “Berlusconi per Vignali”, a sostegno del candidato sindaco Pietro Vignali.

Dal tuo osservatorio privilegiato di giornalista, come vedi oggi Parma?

Vedo una città ferma, immobile, involuta su se stessa, vittima degli eventi anziché artefice del proprio futuro. Vedo una città dalle mille potenzialità inespresse, che ha bisogno di osare per tornare a splendere. È come una nobile decaduta che non sa più offrire ai suoi cittadini la gioia di sentirsi privilegiati perché figli di una realtà unica per industria, laboriosità ma anche grande bellezza.

Tra i dieci candidati sindaco ai blocchi di partenza, perchè hai scelto Pietro Vignali?

Io sono di estrazione liberale, di centro sinistra. Ma credo che l’alleanza Effetto Parma-Pd sia una barzelletta grottesca. Per cinque anni hanno battagliato in Consiglio Comunale è in Commissione generando immobilismo, e adesso corrono insieme. Perché? Perché il PD è stanco di perdere miseramente al ballottaggio? Perché ha deciso Bologna? Perché ci allineiamo verso il basso, sempre e comunque?

Gli altri, con tutto il dovuto rispetto, sono piccole minoranze che rosicchiano preferenze ma rischiano di essere “voti persi”. Li conosco personalmente, hanno alcune idee che posso anche condividere, ma per cambiare le cose servono i numeri. Pietro Vignali ha idee e amore per la città, che è ferma a quando il suo mandato è stato brutalmente interrotto. Lasciamolo finire il suo lavoro, credo che abbia una visione europea e illuminata. Credo sia uno dei pochi politici veri rimasti a Parma, facciamolo lavorare.

Perchè, poi, la scelta di correre all’interno della lista di “Berlusconi per Vignali”?

Perché no? Nella culla del civismo credo, come altrove e più di altrove, contino le idee, le persone, più dei simboli. Mi è stato detto “un cittadino perde il diritto di lamentarsi se non vota, un cittadino che si può candidare perde lo stesso diritto se non ci prova”. E io ci provo. Cosa voglio per Parma? Diritti. Diritto di chi è figlio della classe media, quella che ha fatto grande l’Italia e Parma, di mandare i figli all’asilo anziché essere svantaggiato perché ha una casa di proprietà, magari figlia dei sacrifici dei genitori, e un lavoro mediamente retribuito. Non sono contro, ma sono pro chi fa parte del tessuto produttivo locale. Diritto di una donna di non aver paura se esce di sera. Diritto al lavoro, alla serenità, a vivere la bellezza di Parma. Per tutti. Ma prima per chi qui sputa sangue da generazioni.

Su quali temi pensi di poter dare un maggiore contributo in Consiglio comunale?

Da fuori siamo bravi tutti. Però ho due interrogativi: come sono stati spesi i soldi di Parma 20-21? E sul famigerato debito: quanto era davvero e come è stato sanato? Poi la Parma che vorrei. Un centro storico vivo, fondi nazionali e regionali per chi apre in centro, aiuti concreti per aprire la sera, nel week end e per gli eventi. Ed eventi, legati alle fiere, che facciano vivere la città. Un incentivo al turismo, aeroporto e stazione collegati e fruibili, raccordi con l’alta velocità credibili. Parcheggi incentivanti a vivere il centro, vigili che anziché multare il “nonnino” che va dal panetterie pensino a garantire la sua sicurezza. Da fuori può essere utopia, ma se non provi, hai già perso. Non è facile far ripartire una città, ma se la ami, ci provi.

Come stai gestendo il tuo duplice ruolo di direttrice di un quotidiano online locale e di candidata?

Il mio giornale ha una redazione fatta di persone meravigliose che possono, e sanno, raccontare tutto il panorama politico. Il mio giornale non sarà mai la “mia” voce o campana di risonanza ma continuerà ad essere la voce di tutti. Io posso avere delle idee, che possono essere giuste o sbagliate, ma ritengo tutti debbano avere spazio e diritto di dire la loro. Chi legge deve poter scegliere in modo informato e libero.

Andrea Marsiletti

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