† La grande occasione americana: dai sacrifici umani alle conversioni di massa e alla furia iconoclasta (di Chiara Allegri)

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TeoDaily – La conquista delle Americhe è per i missionari un’occasione di grande entusiasmo. Gesuiti, domenicani, francescani partono per la più grande missione di conversione mai tentata, con la benedizione della più cattolica delle Corone, quella di Isabella I di Castiglia, poi di re Carlo V che, dal 1516 segue con apprensione le vicissitudini nel Nuovo Mondo.

Solo nella città di Mexico-Tenochtitlan, l’attuale Città del Messico, sono più di duecentocinquantamila gli aztechi da convertire nel 1521. Un grande impegno intellettuale che viene affiancato da un notevole sforzo architettonico per la costruzione di immense opere, da realizzare con lo sfruttamento della popolazione locale. I battesimi di massa si uniscono all’impianto di una nuova urbanità imposta con supremazia ed autorevolezza.

La grandiosità dei riti cattolici, valorizzata dalla nuova Cattedrale di Città del Messico ha il prezzo della distruzione dell’imponente Templo Mayor dedicato al culto di due divinità, Huitzilopochtli, dio della guerra e protettore della città e Tlaloc, dio della pioggia e della fertilità.


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Teologia, religione, spiritualità


Gli Indios sono dunque sfruttati per le imponenti costruzioni cattoliche e al tempo stesso i loro culti, considerati falsi e biechi, sono debellati in modo plateale e iconoclasta dai missionari e dai conquistatori spagnoli e portoghesi che tentano di impostare un nuovo apparato visivo e figurativo composto di icone cattoliche.

Pochi sono gli europei che difendono queste popolazioni, mantenendo tuttavia pregiudizi, reticenze o un senso di superiorità eurocentrica, tipico dell’epoca. Il più famoso apologeta della civiltà india è un frate domenicano che nella sua “Apologetica historia sumaria” difende le culture native d’America. “Gli Indios non sono selvaggi”, scrive. Utilizzando il metodo, famoso all’epoca, della Scuola di Salamanca che si rifà alla filosofia scolastica spagnola, pone basi razionalistiche ed analitiche per argomentare la sua difesa. “La facoltà dell’intelletto porta l’Uomo a cercare Dio e a adorarlo” sostiene Las Casas.

Per evidenza naturale, questi uomini delle civiltà inca, maya, mexica, intrisi di un’idolatria diabolica, hanno dunque idee confuse di Dio. È compito dei missionari accompagnarli verso la vera fede debellando ogni tentazione idolatrica. La nozione di idolo, in loro così radicata, non è di per sé ingannevole, l’inganno è sotteso dal diavolo, dall’errore, dalla magia.

Per Las Casas, la religione è un fatto universale e perenne. Se c’è l’Uomo, c’è anche la religione. Tutti i popoli del mondo, chi più chi meno, presentano culti oltre a una naturale tensione alla spiritualità. Nessun Uomo al mondo può dunque vivere senza dio, vero o falso che sia. Tutte le logiche mentali portano al divino.

Las Casas difende le culture indigene partendo dall’Antichità classica. Sono molti i tratti in comune delle idolatrie sudamericane con gli antichi Greci, ben conosciuti dagli Europei dell’inizio dell’età moderna. I sacrifici animali e umani, tipici della cultura azteca, sono stati praticati anche nella classicità.

Perché scandalizzarsi dunque dei riti aztechi, sostiene il frate Las Casas, se anche l’Europa, nei fasti della sua antichità, ha conosciuto le stesse pratiche cruente e spirituali al tempo stesso? La risultante logica è che chiunque sacrifichi una cosa preziosa come la vita animale o ancor più umana debba essere considerato un popolo che ha un’alta considerazione per il divino vero o falso che sia.


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La latria, orientata al vero Dio, quello della Rivelazione, e l’idolatria, falsa e ingannevole, non sono dunque separate per logica, ma per la destinazione finale, cioè l’oggetto.

Gli Indios, per Las Casas, sono solo rozzi, confusi, forse dimenticati da Dio. Sono uomini e donne che non hanno ancora acquisito gli strumenti per spiegare le cose insolite confondendo lo straordinario con il divino.

Dall’inizio del ‘500, il cattolicesimo cambia per sempre il destino e la cultura del Sud America.

Chiara Allegri

Bibliografia: Brent Nongbri “Prima della religione. Storia di una categoria moderna”. J.S. Jensen “Cos’è la religione”. Bernard -Gruzinski “Dell’idolatria”, S. Botta “La religione del Messico antico”, “Apologetica historia sumaria”, Bartolomé de Las Casas.

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