LA VITA DELL’ESSERE UMANO
Libro: La trilogia della frontiera
Autore: McCharty
Buongiorno a tutti i lettori,
se volete leggere un’opera epica che fonde la vita cruda della frontiera con la metafisica siete davanti al libro giusto. “La trilogia della frontiera”.
Non svelo la trama, potete leggerla voi stessi. Al contrario, mi piace sempre condurre in superficie l’anima dei libri.
Nel Texas meridionale al confine col Messico, la vita è una poesia desolata che sibila tra le foglie di creosoto, nelle stalle dei mandriani, sulle rotte di terra crepata e secca battuta dalle mandrie e dai cavalli.
Leggendo, avvertiamo che lì l’uomo vive la sua più autentica tragedia: la finitezza della vita.
Sotto il manto stellato e libero per un attimo dal grande gioco del mondo, il mandriano aspira al senso dell’esistenza, a quell’infinito che ogni tanto immaginiamo. Ma non trova risposta alle sue domande.
Questo perché l’esistenza non è fatta di infinito, ma di cose finite: cavalli selvaggi, lupi dagli occhi gialli, vita solitaria nella piana del Texas e dialoghi scarni cui McCharty ci ha abituati.
Dietro alla vita non c’è nulla, c’è la vita stessa che accade.
Nell’aforisma 29 di “Umano, troppo umano” Nietzsche scrive: “L’errore ha reso l’uomo profondo, e il puro conoscere non sarebbe stato in grado di farlo; chi ci svelasse l’essenza del mondo causerebbe in noi la più spiacevole delusione”.
L’errore è il bisogno di cogliere dalla vita il suo senso, e questo errore ci fa profondi; la conoscenza pura toglierebbe a noi il fascino del mistero; conoscere l’essenza del mondo ci priverebbe di ogni slancio ed entusiasmo.
Nella Trilogia della Frontiera la vita vibra perché l’essere umano è in bilico tra il Tutto e il Nulla, e il mandriano è un poeta solitario che vive pienamente questa tragedia.
Cavalcando al tramonto seguito dalle sue vacche, dice: “Se potessi cavalcherei senza mai voltarmi.
Andrei avanti fino a trovare un posto in cui non ci fosse traccia di nessun giorno della mia vita. Anche se mi toccasse voltarmi indietro e ripercorrere metro per metro tutto il cammino fatto. E poi ripartirei e andrei ancora più avanti”.
Più avanti fino all’infinito, se potesse. Già, se potesse…
Fine.
Marcello Frigeri