L’impresa questa sconosciuta. Sarà il tema provocatorio al centro della tavola rotonda che si terrà sabato 30 novembre, a partire dalle ore 11, l’Auditorium C. Mattioli del Palazzo del Governatore, durante l’ultima giornata del Festival della Narrazione Industriale di Parma. L’incontro, intitolato “Raccontare la fabbrica, oggi?” e moderato dallo scrittore e docente di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Giuseppe Lupo, vedrà il confronto tra Corrado Beldì, imprenditore e giornalista, e Francesca Coin, sociologa esperta di lavoro e diseguaglianze sociali.
Il dibattito si concentrerà sulle trasformazioni che l’industria sta vivendo, lontano dai consueti stereotipi che la associano a luoghi di inquinamento e alienazione. Senza tralasciare però le sfide ancora aperte in temi cruciali come la qualità del lavoro e l’equità sociale, i partecipanti esploreranno come le imprese di oggi siano diventate motori di cambiamento sociale, impegnandosi nella sostenibilità e nell’integrazione. Beldì, che con la sua esperienza imprenditoriale ha sempre cercato di promuovere una visione positiva e innovativa dell’impresa, anticipa in questa intervista il tema centrale della sua partecipazione, sottolineando come le aziende moderne non siano solo grandi datori di lavoro, ma anche agenti di trasformazione nelle comunità in cui operano.
AM24, la variante fidentina: Andrea Massari dilaga (di Andrea Marsiletti)
L’impresa è davvero ancora quella “sconosciuta” di cui spesso si parla? Oggi ci troviamo a un punto di svolta, dove la visione tradizionale della fabbrica, legata a un’immagine di inquinamento e di alienazione, sta cambiando?
Indubbiamente, l’immagine della fabbrica che prevale oggi, a livello collettivo, è un’immagine stereotipata e obsoleta, una visione legata al passato. La realtà delle imprese italiane, in particolare quelle che operano in Emilia-Romagna, con una forte tradizione sociale d’impresa, che affonda le sue radici anche in aspetti politici e nella diffusione delle cooperative, è molto più dinamica e attenta ai bisogni sociali, economici e ambientali. Spesso, noi imprenditori siamo anche i protagonisti di iniziative che vanno ben oltre il profitto, contribuendo al miglioramento delle comunità locali. Prendiamo, ad esempio, il nostro impegno con Laterlite, dove abbiamo collaborato con l’associazione Next di Parma per l’integrazione dei migranti, offrendo corsi di lingua, supporto per l’inserimento lavorativo e aiuto nell’ospitalità. Iniziativa che ci ha anche valso il premio Welcome UNHCR delle Nazioni Unite, un riconoscimento che ci rende particolarmente orgogliosi. È proprio questo tipo di impresa che voglio raccontare: quella che ha un impatto positivo sulla società, creando valore non solo economico ma anche sociale, non solo attraverso le loro attività dirette, ma anche per gli effetti indiretti che generano.
Come si può migliorare la percezione dell’industria oggi, soprattutto in un momento in cui è ancora spesso associata a immagini di inquinamento e alienazione?
Un errore comune è che la modernità dell’industria venga malintesa. E questo si evince anche, ad esempio, da una semplice ricerca su Google. Infatti, basta digitare la parola “fabbrica” o “industria” e anziché immagini di tecnologia avanzata o di prodotto, appaiono, come prevalenti, foto di camini con fumi inquinanti. Questa visione non riflette la realtà del tessuto industriale italiano, che invece è fatto soprattutto di aziende impegnate nella sostenibilità, nel miglioramento delle comunità e nel sociale. Una delle grandi battaglie culturali che abbiamo portato avanti è quella di convincere le famiglie e i giovani che una grande opportunità per un futuro stabile risiede nello scegliere professioni tecniche e intraprendere studi scientifico-tecnici. La vera innovazione è quella che cambia la mentalità, non solo i processi.
Che futuro vede per le imprese italiane, considerando l’importanza crescente di innovazione e sostenibilità?
Da piemontese, sono profondamente legato alla tradizione di Adriano Olivetti. Nella mia visione imprenditoriale, c’è sempre l’idea di creare una comunità all’interno dell’azienda, migliorando il luogo di lavoro, rendendolo più bello e accogliente, e spingendo le persone a partecipare ad attività comuni. Il tempo in azienda deve essere, sempre più, un tempo che le persone vivono con appagamento. In Laterlite, ad esempio, abbiamo creato un lago di pesca sportivo, un sentiero natura e organizziamo eventi conviviali. Crediamo molto nel Festival della Narrazione Industriale, soprattutto se riusciremo a portare scrittori nelle fabbriche e il pubblico all’interno di queste realtà, per raccontare come le nostre aziende siano delle micro-comunità che contribuiscono attivamente al benessere collettivo e alla costruzione di una società più giusta e armoniosa.
Cosa si aspetta da questo confronto con Francesca Coin e Giuseppe Lupo?
Mi aspetto un dialogo stimolante e arricchente. Francesca Coin porta una prospettiva sociologica che completerà egregiamente la mia esperienza da imprenditore. Con Giuseppe Lupo come moderatore, confido che potremo affrontare le questioni chiave con profondità e apertura, contribuendo a una riflessione collettiva sulla direzione che dovrebbe sempre più prendere l’industria, in modo da essere non solo competitiva, ma anche equa e sostenibile. PrD