Mal di (a)mare

20/04/2009
h.16.0

La rubrica di ParmaDaily “C’eros una volta Lulù…”.
Ogni settimana un racconto erotico scritto da Sbriciolina… neo laureata presso l’università di Parma.

Lontano lontano nel mondo, una sera era con un altra ed ad un tratto, chissà come e perchè, Adamo si trovava a parlare della sconvolgente Lulù, di un amore troppo bello, di un amore troppo lontano, con tanto di accurate descrizioni…
Lontano lontano nel tempo, una precaria serata di Ludovica era stata delle più comuni e l’aveva vissuta con scarsa partecipazione, quella propria dei notturni sogni erotici, solo il dopo sembrava interessarla: il momento in cui Adamo avrebbe afferrato i suoi fianchi passava in loop nella sua mente, monopolizzandone i pensieri.
Si apriva strada nei luoghi del piacere, e l’attesa si faceva insostenibile, il tempo lento come non mai. Adamo parlava di cose comuni. Ludovica lo seguiva cercando l’occasione giusta per il suo balzo.
Il piacere particolare era per se stesso desiderabile; la felicità non per se stessa ma per i piaceri particolari.
Nel bagno dei diversamente abili del conservatorio di Parma, l’uomo ombra si tirava indietro, il suo amante nascosto non le permetteva di volare troppo in alto.
Questo amore non era fine a se stesso, era possibile soltanto grazie al piacere che gli procurava. aveva perso la testa per Lulù.
Le dita le circondavano i polsi, immobilizzandoli alla base della colonna vertebrale grazie a degli intrecciati gambaletti color carne, con quella generica brama che nessun godimento riesce a placare.
All’improvviso la voce le sussurrava all’orecchio battute icastiche e mordaci, dai pensieri suoi cadeva un velo e in Lulù trovava l’unica sua verità.
Adamo sfilava la sua cintura in cuoio e lanciava due brevi colpi alla schiena.
Non occorreva girarsi, non occorreva vederlo, riconosceva il suo profumo liquiriziato e legnoso.
La baciava sulla fronte.
Ludovica coglieva l’attimo, cercava di divincolarsi dalle sue labbra, i suoi occhi, che l’amavano tanto, incontravano gli altrui nella luce fioca dello stanzino mentre il virtuoso le scostava una ciocca di capelli dal viso.
Adamo le pettinava i lunghi e mossi capelli.
Un metro e sessanta di femminilità annuiva.
La baciava sulla guancia, questa volta.
Edoné!
L’ossessionato Adamo circondava con il braccio la vita e in un solo rapido movimento la tirava sulle sue ginocchia, la tentazione vivente strillava.
Aveva bisogno di essere zittita, l’aria fresca le sfiorava il sedere mentre Adamo le strappava le mutandine e le appallottolava fino a formare una sfera compatta che subito dopo gli infilava in bocca. Lulù tratteneva il respiro.
Il primo colpo stava arrivando, solamente non sapeva quando.
Adamo invece la sorprende con una carezza, giù per una natica e su per l’altra, il palmo tracciava larghi cerchi attorno ai contorni della sua carne, dolce globo. Ogni azione umana, anche quella che pare più pura e disinteressata, era determinata dal piacere.
In un istante le stimolava il perineo con la punta della lingua e Lulù sentiva dilatarsi la circonferenza dell’ano.
In fine, infatti, era il piacere particolare , la felicità era la somma dei piaceri particolari, in cui erano computati quelli passati e futuri. Fin dalla fanciullezza istintivamente erano attratti verso il piacere ed una volta ottenutolo non cercavano di più, e nulla evitavano tanto quanto il suo contrario, cioè il dolore. 

                                                                                                    Sbriciolina

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