Patto-Cargo tra Bonaccini e Pizzarotti per “rilanciare” Parma piegandosi agli ordini di Amazon (di Alessandro Guardamagna, M5S)

Alessandro Guardamagna (Parma 5 Stelle)

Nel mondo della globalizzazione selvaggia il commercio tradizionale sta finendo nei retrobottega dei negozi falliti, ma l’e-commerce, al contrario, ha preso il volo verso percentuali da capogiro. A confermarlo è l’Istat, che registra nel Luglio 2018 un +13,6% rispetto allo stesso periodo del 2017 per le vendite online, mentre il commercio tradizionale segna una flessione del -0,6%.

La commistione tra la domanda in crescita e l’offerta di Amazon e di altri operatori ha impresso quindi un’accelerazione continua, e le aziende, che hanno compreso la centralità degli ordini digitali, si stanno adattando rapidamente al nuovo mercato. Naturalmente l’esplosione dell’e-commerce viaggia su aerei cargo per circa il 90%, e le società di gestione ne tengono conto nei loro piani infrastrutture, dedicate al trasporto e smistamento merci, per importi di milioni di euro nei prossimi anni.

A questo punto Amazon comanda e la politica emiliana… obbedisce senza discutere, con il patto stretto tra il presidente ER Bonaccini e Pizzarotti per far nascere lo scalo Cargo a Parma. La società di gestione dello scalo locale (Sogeap) e quella che guida il Marconi di Bologna hanno infatti siglato un accordo commerciale della durata di 18 mesi, recentemente presentato dal presidente di Sogeap, Guido Dalla Rosa Prati, insieme a Enrico Postacchini, presidente di Sab Bologna, Federico Pizzarotti, Stefano Bonaccini, presidente della Regione, Diego Rossi, presidente della Provincia e Cesare Azzali, direttore dell’Unione parmense industriali.

Dalla Rosa Prati ha ricordato che l’accordo valorizza progetti che servivano per realizzare un’infrastruttura “articolata e all’avanguardia”, a cui si legano contratti siglati con Etihad, Alitalia, Silk Way che pongono “le basi per il successo dell’attività logistica”, quindi in questo quadro l’allungamento della pista servirà per predisporre rotte a medio e lungo raggio… e più pacchi di Amazon e rumore per tutti!

Anche Pizzarotti ha sfoderato il miglior repertorio demagogico di propaganda, cercando di convincerci che l’accordo odierno sarebbe strategico, perché il Verdi rappresenterebbe il futuro dell’economia cittadina e provinciale. Forse voleva dire il futuro dell’economia di Amazon, perché cosa abbia a che vedere l’economia cittadina con un colosso della distribuzione mondiale è qualcosa che andrebbe spiegato. Ma non era Pizzarotti quello che voleva rilanciare il commercio locale nel centro storico di Parma che stava morendo, con un programma elettorale che a pag. 31 recitava che obiettivo dell’amministrazione comunale deve essere quello di riportare gli “abitanti a fare acquisti nelle attività locali… e favorire il commercio locale attraverso i centri commerciali naturali”. Frasi da antologia della confusione mentale, o della menzogna a vedere la strada intrapresa… peccato che, con la scusa che i progetti erano stati presentati al tempo di Garibaldi, l’amministrazione non si sia mai opposta a Parma Retail, mall, e aeroporto, perché, si sa, i bisogni cambiano e i partiti pure.

Se fino ad Ottobre 2018 i vertici di Sogeap avevano fatto intendere che la pista cargo non la voleva il territorio di Parma, non la volevano i cittadini, e non sembravano volerla neppure i soci che si erano inizialmente ben guardati dall’aumentare il capitale sociale entro la fine di Ottobre 2018, a questo punto viene da chiedersi chi voleva davvero il Cargo?! Visto che sulla carta l’unico investitore rimasto era la Regione Emilia-Romagna, con comune di Parma a traino, sembrerebbe che a volerlo disperatamente fosse Bonaccini… Vuoi vedere che Bonaccini, lo stesso che sostiene gli inceneritori e poi va a fare i tour delle scuole in regione dicendo ai bambini che le scuole i suoi compari del PD le tirano su nel rispetto dell’ambiente, ha convinto Pizzarotti che il futuro per Parma sta nel commercio globale? Magari prima lo aveva anche convinto che il futuro era l’incenerimento globale, e guarda caso Parma ha dato il suo contributo alla causa.

Così, dopo la conversione politica che ha fatto intravedere la luce, il comune ha messo a disposizione 5 milioni di euro e la Regione 12, per gli interventi necessari al riordino della viabilità dopo l’allungamento della pista, e per il sistema integrato dei trasporti, mentre il patto viene sottoscritto anche dall’Unione parmense degli industriali, e dal socio austriaco di maggioranza Meinl Bank, detentore del 52% delle quote di Sogeap. Insomma un aiuto concreto per far vincere a Parma la sfida della competitività… che fuori dalla neolingua liberista vuol dire far vincere Amazon, e sacrificare il mercato cittadino e del territorio al business dell’e-commerce.

E non va dimenticata la parte che ha come naturale prospettiva che Bologna possa valutare successivamente l’acquisto di quote dell’aeroporto Verdi, una volta realizzato il piano industriale e raggiunto il suo equilibrio economico-finanziario. Come dire che poi chi vuole acquista se gli conviene… e intanto voi cittadini ci mettete i soldi, e noi vi confezioniamo un bel Cargo, con voli diurni e notturni assicurati, e un potente inquinamento acustico e ambientale, che peggiorerà di gran lunga le vostre vite.

Non è infatti da sottovalutare l’esposizione al rumore della popolazione che vive nelle zone limitrofe agli aeroporti, soprattutto ai cargo, che sarebbe sottoposta ad un livello di inquinamento acustico che va al di sopra dell’indicatore di 55 dB nell’arco delle 24 ore, previsto dalla direttiva UE 2002/49/CE.

Peccato poi che la coesistenza tra l’attiguo mall – bloccato dalla magistratura – e l’aeroporto, siano assolutamente incompatibili per motivi logistico-ambientali.

Peccato che il cantiere del maxi centro commerciale sia stato sequestrato dalla Procura, proprio perché autorizzato prima che fosse verificata la sua conflittualità con gli eventuali rischi aeroportuali.

Senza risposte credibili a queste emergenze, Comune e Regione si assumono pesanti responsabilità, confermando la loro disponibilità costante a sostenere il progetto di espansione e riconversione cargo, con ingenti investimenti di milioni, sborsati dalle tasche dei cittadini. Il tutto ignorando volutamente che le emissioni inquinanti di questo settore in Europa sono più che raddoppiate dal 1990 (+108%).

La posizione degli aeroporti e la necessità di servizi di accesso e infrastrutture determinano poi una pressione rilevante sugli habitat naturali, mentre il funzionamento dell’aeroporto stesso implica un uso intensivo di energia e produce una notevole quantità di rifiuti.

Davvero non esistono altre possibilità di sviluppo che fare di Parma un polo di smistamento, considerando che la città si trova già a pochissima distanza da importanti scali aeroportuali per traffico passeggeri e merci (Bologna, Linate e Malpensa)?

Dovremo davvero diventare schiavi dei marketplace globalizzati (eBay, Amazon, etc.), destinando alla recessione commerciale la piccola distribuzione della provincia, in nome del presunto e drogato progresso dell’e-commerce?

Sia chiaro, da Amazon compro anch’io, e non mi fa schifo. Il punto è però un altro: chi amministra, proprio perché “amministra”, ha per sua funzione quella di mediare fra interessi diversi tutelando, laddove necessario, quello prevalente e più rilevante per la comunità che rappresenta. Ora in un caso come quello di Parma la scelta più onesta dovrebbe essere quella di salvaguardare l’utilità per la cittadinanza, non tanto arricchire i soliti noti intasando di progetti di espansione insostenibile un’area della città già sottoposta ad un accumulo esasperato di agenti inquinanti – vedi inceneritore.

Sarebbe giusto invece partire da un’analisi costi-benefici per evitare, finalmente, quello che finora non si è voluto evitare, come lo spreco di denaro pubblico e misure scriteriate che inesorabilmente finiranno per gravare sulla salute, sulle tasche e sulla vita dei cittadini.

E il tutto per rilanciare un aeroporto che andrebbe allargato gomito a gomito con un mastodontico centro commerciale il cui cantiere per ora è sequestrato dalla Procura. Eppure nei mesi scorsi il sindaco ha detto che andava tutto bene.

Della serie, “peccato sì, ma… chissenefrega!”

Alessandro Guardamagna
Parma 5 Stelle

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