Turismo in ripresa, ma gli hotel non trovano il personale e si teme per il rincaro dei costi energetici. INTERVISTA a Emio Incerti, presidente di Federalberghi

Nella foto: Emio Incerti, Presidente Federalberghi Parma

Dopo due anni di stop riparte il turismo anche a Parma. Migliorano i dati dei pernottamenti a partire dai mesi primaverili. Lo conferma Emio Incerti, presidente di Federalberghi. “Siamo in ripresa – spiega -. Se ancora il primo trimestre è stato negativo rispetto al 2019, anche perché ancora c’erano restrizioni – da Pasqua in poi, progressivamente hanno cominciato ad aumentare le prenotazioni di turisti leisure. Maggio, giugno, luglio e anche i primi 15 giorni di agosto, sono andati molto bene – conferma Incerti -. Credo che la ragione principale vada imputata alla ripartenza di eventi, anche sportivi, fiere e congressuale.

Quali sono le prospettive per i prossimi mesi?

Dal punto di vista del turismo tradizionale i numeri sono incoraggianti, soprattutto per settembre, anche in questo caso ci sono diversi eventi sul territorio.

Qual è l’identikit del turista che viene a Parma?

I turisti sono principalmente italiani. Gli stranieri sono arrivati prevalentemente da Francia, Svizzera e Olanda: Parma è vista come punto di sosta rispetto alla pianificazione di un viaggio più lungo. Bisognerebbe offrire stimoli maggiori per far sì che i turisti possano fermarsi una notte in più, come per esempio organizzare mostre di alto livello. Sarebbe certamente un vantaggio per tutto l’indotto.
A questo proposito, spero che si possa lavorare assieme alla nuova amministrazione comunale, per creare sinergie positive.

Se il turismo leisure è in aumento cosa ci dice dell’ambito business?

Rimane il punto interrogativo. Dovremo aspettare settembre e ottobre per capire meglio l’andamento. Purtroppo questo era il nostro pane quotidiano e la pandemia ha azzerato le presenze business. Smart working e conference call a distanza hanno fatto il resto. Prima del 2020 ospitavamo consulenti, professionisti, venditori, rappresentanti, uomini d’affari, ma con la pandemia tutto si è fermato.

Altro riflesso negativo della pandemia sul settore alberghiero e della ristorazione è stata la difficoltà a reperire il personale, è ancora così?

Facciamo molta fatica a trovare personale, il problema è enorme. Alcuni hotel sono obbligati a ridurre i servizi e anche i ristoranti sono in difficoltà. Le persone hanno cambiato stile di vita oggi non vogliono più lavorare il sabato e la domenica e in orari serali. La prima cosa che ci chiedono sono orari e giorni di lavoro. E quindi subiamo la concorrenza di altri settori.

Altra nube all’orizzonte – anche per gli albergatori – il rincaro dei costi per l’energia che rischia di vanificare i segnali di ripresa.

Per il nostro settore è una tegola che pesa moltissimo, anche perché si tratta di strutture di medie e grandi dimensioni e non è come scaldare o illuminare un monolocale. Si parla del raddoppio dei costi. Non possiamo, a nostra volta, aumentare i prezzi ai clienti altrimenti non saremo più competitivi.
Dopo anni di stop questa non è certamente una bella prospettiva, proprio ora che la situazione stava migliorando.

Tatiana Cogo

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