In queste elezioni regionali Pietro Vignali ha fatto un miracolo, o un “segno” come lo chiamerebbe l’evangelista Giovanni.
C’è chi a Tagba sulla riva del lago di Tiberiade ha moltiplicato i pani e i pesci, e chi a Parma ha moltiplicato i voti.
Nella città di Parma Vignali ha portato il partito di Forza Italia a una percentuale più che doppia (12,12%) rispetto alla media del partito in Regione (5,62%), aggiungendo quindi con tutta evidenza una quota extra di consenso personale. Raccogliendo la cifra monstre di 7.870 preferenze è risultato di gran lunga il candidato più votato di Forza Italia in Regione, prendendo quasi il triplo dei voti della seconda consigliera regionale eletta nel partito di Tajani, la bolognese Valentina Castaldini, su un circoscrizione elettorale con una popolazione tre volte inferiore.
Vignali è stato il secondo consigliere regionale più votato in tutto il centrodestra dopo Marta Evangelisti, eletta sempre a Bologna in Fratelli d’Italia, un partito che a livello regionale ha preso cinque volte i voti di Forza Italia.
Zoommando su Parma, Vignali è stato il candidato più votato in città con 5.393 voti, da solo ha ottenuto più preferenze dei cinque candidati di FdI messi insieme (Bocchi, Casa, Napoli, Bizzi e Farina), fin più di animali rapaci del consenso come Andrea Massari (leggi: AM24, la variante fidentina: Andrea Massari dilaga – di Andrea Marsiletti) e Barbara Lori che pescavano in un partito (il Pd) 7 volte più grande del suo su scala regionale.
Di più cosa poteva fare questo povero cristo?
† Nella grotta di Maria Maddalena a La Sainte Baume (di Andrea Marsiletti)
Tutti i numeri sono dalla sua parte. Lo erano già alle comunali 2002 quando, un Vignali trentenne predestinato, raccolse in città 4.900 preferenze nella lista civica “Civiltà Parmigiana”.
I numeri in politica parlano da soli.
Cerchiamo però di interpretarli e non di limitarci a prenderne atto.
A livello di comunicazione elettorale Vignali è sembrato un gigante tra i nani, l’unico con una strategia chiara in testa.
Mentre gli altri candidati anelavano un francobollo sulle due pagine elettorali sulla Gazzetta di Parma (illeggibili per colpa dei contenuti inviati, non certo della Redazione), facendo il +1 su tutto (“più investimenti in sanità”, “accorciamo le liste d’attesa”, “rilanciamo la montagna e la Bassa”, “valorizziamo il turismo”….) in modo tanto fumoso quanto deprimente, quindi parlando a nessuno, Vignali parlava ai parmigiani di degrado e sporcizia nelle strade, aree verdi poco curate e insicurezza sui giornali, sui social, nei mercati tra la gente dove spacciava santini come se non ci fosse un domani.
Vignali non ripeteva più quell’insopportabile “quando c’ero io” ma spiegava quello che stava facendo oggi, che avrebbe fatto domani, le battaglie che stava combattendo in consiglio comunale sulle quali sta raccogliendo il consenso e il malcontento di una parte della città. Non per nulla ha ripetuto fino alla noia che sarebbe rimasto in Consiglio comunale anche se eletto in Regione, perchè così creava una coincidenza dei due ruoli “nell’interesse di Parma”, tanto nelle grandi sfide infrastrutturali (comunque poco conosciute) che nella sentitissima quotidianità di parmigiani, ponendosi come alternativa operativa e già realizzata a quello che lui definisce il “declino” della città.
Alla presenza forsennata nei mercati Vignali ha aggiunto alla sua campagna elettorale un convegno a Parma sull’economia di rilievo nazionale a cui hanno partecipato il vicepremier Antonio Tajani, altri ministri e tutte le associazioni economiche della provincia.
Quel video clamoroso in tuta mimetica ed elmetto al San Leonardo (l’unico contenuto che i parmigiani ricorderanno degli ultimi vent’anni di politica locale) è stata solo il colpo di genio finale che è girato nelle chat Whatsapp di tutti i parmigiani, dai più giovani ai più anziani.
La ciliegina sulla torta.
Ma Vignali aveva già vinto.
Stravinto.
Andrea Marsiletti