Uniti per caso… semiliberi per decreto. La storia di tre detenuti di Parma

Una delle misure previste dal Decreto “Cura Italia” emanato dal Consiglio dei Ministri, a seguito delle rivolte scoppiate all’interno di numerose carceri, prevede la continuazione della detenzione presso la propria abitazione se la pena da scontare è inferiore ai 18 mesi.

Tale decreto del 17 marzo scorso, voluto in gran fretta dal governo a seguito dell’emergenza corona virus, interesserà circa 4.000 detenuti che potranno ottenere grazie a una procedura semplificata la detenzione domiciliare per il periodo che resta alla fine della pena.

Così anche a Parma diversi detenuti hanno iniziato a godere di tale beneficio o misura e per alcuni si sono aperte le porte del carcere. Non tutti, però, dopo tanti anni di detenzione hanno ancora una famiglia e degli affetti presso i quali trovare ospitalità e conforto.

Molti, a causa di vicende personali o perché originari di posti lontani o di Paesi esteri non hanno più i contatti con le proprie famiglie e pertanto sono “liberi” ma senza un tetto.

Nella nostra città opera da oltre 25 anni l’associazione “Per Ricominciare” che mette a disposizione dei detenuti in semilibertà , ed in particolar modo dei loro familiari, due modeste ma dignitosissime abitazioni situate l’una in centro e l’altra nella prima nella prima periferia.

In questa occasione la presidente Emilia Agostini Zacomer e tutti i soci hanno messo a disposizione dei magistrati di sorveglianza uno degli appartamenti che da alcune settimane è diventato la nuova “casa-prigione” per tre detenuti che pur avendo origini e trascorsi diversi hanno costituito una nuova famiglia.

Il primo è di origini partenopee, da tempo lavora nei servizi di raccolta dei rifiuti e si serve dell’abitazione come punto di appoggio e per rispettare l’obbligo di reclusione nelle ore notturne; un altro, catanese sessantacinquenne, ha una storia ancora più singolare perché dopo 26 anni di detenzione proprio il 17 aprile ha chiuso i conti con la giustizia, ma non avendo più contatti con la famiglia di origine, rimarrà libero in questo domicilio coatto ancora per alcune settimane. Il terzo, più giovane, proviene dal nord dell’Albania e siccome è un fervido credente trascorre gran parte del tempo per pregare e fare letture religiose.

Tra di loro si è instaurato subito un clima di “complicità” dando vita ad una nuova famiglia di fatto variegata e ricca di esperienze difficili e diverse.

Ognuno in casa dà il proprio contributo e si presta nello svolgere le faccende in base alle proprie attitudini, inclinazioni e capacità. C’è chi provvede alla pulizia della casa, chi alla piccola e necessaria manutenzione e chi alla preparazione dei pasti cercando di dare il meglio di sé per vivere serenamente questo scorcio di pena che rimane.

Molte delle ore le trascorrono per raccontarsi i loro “curricula”, le gioventù difficili, gli errori commessi e le difficoltà attraversate. Ciò che più crea empatia tra di loro sono i sogni e i progetti che hanno e che sperano di realizzare non appena saranno “uomini liberi”. C’è chi desidera ritornare al più presto in Albania per sposare una brava ragazza del posto, c’è chi si augura di ritrovare i figli che da tanti anni vivono in Francia e c’è chi spera di tornare a gustare le bellezze e i sapori dell’amata Napoli.

Nei giorni scorsi le ragazze che prestano servizio di volontariato sociale si sono recate presso l’appartamento non tanto per verificare le condizioni e la tenuta dello stesso ma, soprattutto, per dare istruzioni di economia domestica e per far sentire ai nuovi ospiti tutto l’affetto e il calore dell’associazione “Per Ricominciare “.

C’e anche chi fa di più come ” mamma Mauretta” che ogni domenica prepara prelibatezze emiliane per un menu completo dal primo al dolce e per far assaporare agli sfortunati ospiti della casa del Samaritano il meglio della tradizione parmigiana.

Grazie a tale provvedimento ministeriale anche altri detenuti potranno fare istanza per ottenere i domiciliari e e per poter godere di tale misura e reinserirsi gradualmente nella società.

Raffaele Crispo

lombatti_mar24