Dieci sindaci della Bassa dicono basta ai profughi: Non possiamo accollarci ulteriori presenze

Sindaci ed amministratori dei Comuni dei distretti sanitari della Bassa sia Ovest che Est, di diverse estrazioni politiche, uniti per dire basta ad una politica dell’accoglienza dei profughi che sta mettendo a disagio gli stessi Comuni interessati. Lo scrive oggi la Gazzetta di Parma in un articolo di Manrico Lamur.

E’ successo nel pomeriggio di ieri al parco Porcellini di Tabiano, frazione di Salso dove i profughi sono oltre cento su poco più di cinquecento residenti, e paese simbolo in provincia di una politica dell’accoglienza che, così com’è, si sta rivelando fallimentare stante anche il fatto che ormai molti paesi che ospitano i profughi stessi non possono più «accollarsi» ulteriori presenze e dove c’è il rischio di un aumento delle tensioni sociali.

E così i sindaci e gli amministratori di Salsomaggiore, Soragna, Fidenza, Medesano, Mezzani, Sorbolo, Torrile, Polesine Zibello, Fontevivo e Fontanellato, rappresentanti, come detto, di diversi colori politici, hanno deciso di far sentire la propria voce per chiedere un cambiamento ed un’inversione di rotta a livello legislativo ed il rispetto del ruolo di sindaco.

«Pur essendo la massima autorità in materia sanitaria sul territorio, i sindaci vengono sistematicamente scavalcati da chi decide, ad un livello più elevato, di inviare i profughi nei vari Comuni e facciamo fatica a conoscere cose – ha affermato il sindaco di Salso, Filippo Fritelli –. Per quanto ci riguarda non si sono verificati episodi di criminalità ma la presenza massiccia di queste persone a Tabiano crea dei disagi per i turisti durante la stagione. Sono stanco di sentire la parola “emergenza”in quanto non si tratta più di questo ma di una situazione ormai strutturale. Occorre cambiare leggi e politica di accoglienza. Anche i bandi della prefettura non vengono rispettati perché il numero è sempre diverso da quello indicato nei bandi stessi. Erano già stati lanciati in tal senso degli appelli ma ad oggi sono rimasti inascoltati».

«Siamo tutti disponibili ad aiutare queste persone che arrivano da lontano ma non alle attuali condizioni – il pensiero del primo cittadino di Soragna, Salvatore Iaconi Farina –. I sindaci vogliono essere rispettati nelle loro funzioni. Stiamo violando l’articolo 3 della Costituzione».

«La problematica che affrontiamo quest’oggi non riguarda solo Tabiano e gli ultimi episodi accaduti a Fidenza lo testimoniano» ha affermato il sindaco di Fidenza, Andrea Massari, mentre per Riccardo Ghidini, primo cittadino di Medesano, «non si può pensare di continuare a gestire la questione con continue deroghe». «Occorre sedersi attorno ad un tavolo e discutere di queste problematiche perché la paura è quella che poi i cittadini possano farsi giustizia da soli» le parole di Nicola Cesari, sindaco di Sorbolo, mentre per il limitrofo Comune di Mezzani, il primo cittadino Romeo Azzali ha affermato che «la gestione dei profughi deve essere affidata a cooperative non improvvisate».

Per Andrea Censi, sindaco di Polesine Zibello, «occorre fare squadra tra Comuni e prefettura per far sì che i migranti diventino un’opportunità», mentre Tommaso Fiazza, primo cittadino di Fontevivo, ha sottolineato che «non tutti i profughi arrivano da Paesi in guerra o con carestie e non è giusto che organi non votati possano bypassare gli amministratori locali».

«I Comuni devono restare uniti» ha affermato Lucia Frasanni, assessore ai Servizi Sociali di Torrile.

Infine Laura Biloni, assessore ai Servizi Sociali di Fontanellato, ha sottolineato che «occorrono regole precise perché, anche se con un minor numero di profughi in proporzione, le problematiche di Fontanellato e di Tabiano sono le stesse».

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