INTERVISTA – Giorgio Pagliari: “Sarà Salvini il vero sfidante di Bonaccini. Il progetto di Italia Viva ha un senso politico”

Come commenti il risultato delle elezioni regionali in Umbria? Che effetti nazionali o su altre elezioni regionali prevedi?

Del risultato umbro, colpiscono la forbice amplissima e il dimezzamento dei consensi dei 5S. La sconfitta del PD, considerato quel che è accaduto, è meno inaspettata, anche se netta e inequivocabile. Rispetto a future elezioni, fa pensare la fuga di voti 5S verso l’astensione e, comunque, fuori dall’area di governo, perchè indica che il bacino elettorale di quest’ultima si restringe senza mobilità interna e con un evidente effetto negativo sulla forza elettorale complessiva.

Per la prima volta nella sua storia l’Emilia Romagna sembra essere contendibile. Fino a pochi anni fa questo scenario sembrava impossibile. Se vincesse il centrodestra per il centrosinistra e per il Pd sarebbe la pietra tombale?

Sicuramente le elezioni in Emilia Romagna costituiranno un passaggio cruciale sul piano nazionale. Niente dopo sarà comunque uguale a prima soprattutto per il centrosinistra e il PD. Un’eventuale sconfitta, pur se oggettivamente e totalmente immeritata, di Stefano Bonaccini avrebbe effetti pesantissimi, che non so, però, configurare.

Se Bonaccini ti chiedesse un consiglio su come affrontare questa campagna elettorale e su come comporre le liste, cosa gli risponderesti?

Stefano Bonaccini ha bisogno di essere supportato dal livello nazionale perché la campagna elettorale dell’Emilia Romagna verrà trasformata in una battaglia sugli equilibri e sulle questioni nazionali.
Sarà Salvini il vero candidato con tutte le conseguenze del caso. E se il Segretario e il PD nazionale non faranno la loro parte con un salto di qualità rispetto al presente, Stefano avrà un problema in più.
Sul piano della campagna elettorale, mi permetto un’osservazione scontata: ci vuole un’informazione capillare sulle proposte future. A questo proposito, nella prospettiva dell’indispensabile “porta a porta”, si deve organizzare, tra l’altro, un’adeguata rete di formazione dei supporter per metterli in grado di sviluppare una campagna elettorale concreta: bisogna evitare assolutamente una campagna general – generica.
Sulle liste, non mi sento in grado di dare consigli.

Sei sempre stato vicino a Renzi. Perchè non hai aderito a Italia Viva?

Ho sostenuto Renzi e non sono pentito: lo rifarei perché ha avuto il merito di cercare di innestare un reale cambiamento nel paese. Gli errori non sono mancati, sia chiaro, ma questo non cancella la valutazione positiva su questo leader, che, con il risultato delle europee 2014 aveva aperto a sé stesso e al centrosinistra la possibilità di una prospettiva di governo duratura e solida. Tra il 2014 e il 2017, però, ho assistito impotente e con grande dispiacere al “suicidio collettivo” di un partito e di una intera classe politica, che non ha saputo evitare di ridurre tutto in un conflitto personale ed ideologico, conflitto che non sembra finire nemmeno dopo la scissione.
Per di più – e ne sono molto dispiaciuto – nemmeno quest’ultimo evento ha portato al necessario “bagno di realtà”, che avrebbe dovuto indurre a smetterla con i tatticismi o con le vecchie ricette (modifiche dello Statuto; nuovo congresso), ad uscire dall’autoreferenzialità e ad affrontare in radice i problemi a partire dal modo mai risolto della “fusione a freddo” e dalla mancanza di una compiuta strategia e di un progetto politico.
Ciò detto, il progetto di Italia Viva ha chiaramente un senso politico e un potenziale elettorale.
Lo sviluppo positivo del progetto dipenderà dall’immagine che Italia Viva riuscirà a dare di sé, a partire dalla capacità di fugare ogni dubbio, per quanto possa essere ritenuto pretestuoso, di un’operazione tutta interna alla nomenclatura politica.
Considerato che Italia Viva ha un mese di vita, l’onestà intellettuale impone di sospendere ogni valutazione più definitiva, ma non l’augurio di un positivo cammino.

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Le elezioni comunali di Parma si avvicinano. E’ ancora presto per ipotizzare dei candidati, è già ora di definire le strategie. Ormai Pizzarotti è da considerarsi a tutti gli effetti parte del centrosinistra, anche a livello comunale?

Federico Pizzarotti è un leader politico che, fino ad ora, ha mantenuto legittimamente la sua autonomia, creando addirittura un partito.
Si è schierato con Stefano Bonaccini per le Regionali.
Per le future comunali di Parma, che sono fra tre anni (che sono di più tre ere geologiche considerata l’attuale velocità della politica), bisogna chiedere all’interessato.

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Nel recente passato sei stato “il parlamentare italiano più produttivo”. Cosa sarai nel futuro prossimo?
Ti ringrazio per aver voluto ricordare l’esito, di cui vado più orgoglioso, quando ripenso alla mia esperienza politica.
Risultare, dopo cinque anni, il più impegnato nel lavoro parlamentare non solo dei senatori, ma dei 945 parlamentari italiani della XVII legislatura mi ha dato un’enorme soddisfazione perché ha testimoniato, in base ad una valutazione imparziale e concreta, che ho affrontato l’impegno parlamentare con il rispetto ed il senso di responsabilità dovuti ad un simile incarico. E questa soddisfazione non è stata minimamente scalfita dal fatto che abbia sperimentato sulla mia pelle, il realismo del commento, che, di fronte a questa classifica, mi ha fatto, prima della formazione delle liste 2018, un politico di grandissima esperienza: «Bravissimo, Giorgio. Ricordati, però, che il merito in politica raramente viene premiato».
Adesso e per il futuro, la mia dimensione è tornata ad essere, senza rimpianti, quella di tutta la mia vita anteriore all’esperienza parlamentare. L’interesse per la politica non è venuto e non verrà meno, ma sta cambiando il mio modo di coltivarlo.

Andrea Marsiletti

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