INTERVISTA – Filippo Fritelli: “Il mio candidato per la Regione è Bonaccini, non Pizzarotti”

Intervista a Filippo Fritelli, riconfermato sindaco di Salsomaggiore nel mese di giugno e Presidente della Provincia di Parma.

C’è stato un momento in cui hai avuto paura di perdere le elezioni comunali di Salsomaggiore?

Assolutamente sì, la sera del ballottaggio. Quando sono arrivati i risultati dei primi seggi per me negativi pensavo di aver perso. Poi ne sono arrivati altri che, sia pur per un’incollatura di cento voti, mi hanno dato la vittoria. E’ stata un’elezione territoriale. Ad esempio ho vinto nel seggio della frazione in cui sono nato (111 voti in più), in quello dove abito. Più in generale vinco nei seggi della Salso “storica”, più tradizionale, come “Sant’Antonio”, via Milano, via Patrioti. Perdo nella Salso dei nuovi residenti nei quali prevale l’orientamento politico nazionale.

In tempi duri per il Pd, “il modello Salsomaggiore” può insegnare qualcosa?

Non voglio insegnare niente. Posso dire che ci siamo impegnati tutti tantissimo. Abbiamo utilizzato uno schema che non abbiamo inventato a Salso ma che abbiamo fortemente voluto: una lista del Pd col nome del candidato sindaco nel simbolo e una lista civica come vaso di espansione. Non abbiamo voluto ammainare il simbolo Pd, però lo abbiamo connotato di una componente locale. Soprattutto nelle votazioni amministrative, il centrosinistra deve investire sulle persone che si candidano, tenendo le bandiere un pò di lato.

Sei anche Presidente della Provincia di Parma. Esattamente cosa fa ancora questo Ente che negli ultimi anni è stato svuotato di risorse e competenze?

La rielezione a Salso mi ha consentito di mantenere questo incarico che scade in ottobre, con 90 giorni di flessibilità. Il Consiglio provinciale, invece, scade in dicembre. Stiamo aspettando la Riforma proposta dall’attuale Governo che ha presentato un disegno di legge che prevede l’election day (sempre di secondo grado) di tutti i presidenti e consigli provinciali a ottobre. Oggi a Parma stiamo traghettando una situazione complicata, anche se meno complicata di quella dell’inizio del mandato. Purtroppo si vive un po’ alla giornata, in attesa di questo decreto. Le nostre competenze sono rimaste relative alle strade provinciale, scuole, programmazione urbanistica, patrimonio extrascolastico (es. Reggia di Colorno), società partecipate, oltre che alcune funzioni amministrative generali. Abbiamo 160 dipendenti, un bilancio corrente di 70 milioni e 120 milioni di investimenti.

Pd nazionale: al momento l’unica candidatura a segretario è quella del Presidente della Regione Lazio Zingaretti. E’ l’uomo giusto per unire e rilanciare il Pd?

Nel giorno della peggiore disfatta del Pd alle politiche, Zingaretti è riuscito a vincere le elezioni regionali. Da quello che leggo e mi dicono è un ottimo governatore. Ha un profilo amministrativo, non è una persona nuova.  Oggi una risposta su Zingaretti ancora non ce l’ho. Spererei che sia lui la persona giusta, soprattutto se intorno alla sua figura nascesse una rete di amministratori regionali e locali che dia l’idea di un Pd radicato nei territori. Di altre candidature significative, ad oggi, non se ne vedono.

A proposito di “Partito degli amministratori”, c’è già Pizzarotti che ha fondato il “Partito dei sindaci” di Italia in Comune. Sebbene lui abbia sempre dichiarato di voler rimanere a Parma, si legge sui giornali nazionali che potrebbe essere Pizzarotti il candidato Presidente della Regione Emilia Romagna per il centrosinistra. Come vedi questa ipotesi?

Io sono contrario alla candidatura di Pizzarotti perchè sono favorevole alla ricandidatura di Bonaccini. Innanzitutto perchè non ricandidarsi per il secondo mandato sarebbe un segnale di debolezza. Bonaccini ha ottenuto risultati molto importanti e l’Emilia Romagna è la prima Regione in tanti settori a livello nazionale. Quindi Bonaccini se la può giocare. Pizzarotti si è ricandidato a Parma e quindi è bene finisca il suo mandato. Non posso parlare male di Pizzarotti, con lui ho sempre avuto una buona collaborazione e tutti lo sanno, però non lo vedo in un ruolo regionale di quel tipo. Francamente mi sembrerebbe anche un po’ forzato per il centrosinistra: potrebbe apparire come un’apertura a tutti i costi e non saprei dire quale potrebbe essere l’effetto sull’elettorato. Ci  potrebbe essere il rischio di dare l’idea di una coalizione in confusione.

Per la prima volta il centrosinistra rischia di perdere in Emilia Romagna?

Oggi quello che amministra il centrosinistra è tutto a rischio. Basta vedere cosa è successo alle ultime elezioni amministrative in città come Imola, Siena e Pisa. Se dopo il congresso nazionale del Pd e le elezioni europee, fosse abbattuto anche il baluardo dell’Emilia Romagna credo che il Pd non potrebbe reggere il colpo. Dobbiamo riscoprire un po’ di orgoglio, riorganizzarci in modo serio e andare a testa alta a difendere un bravo amministratore.

Se dovessi dire i motivi principali che hanno portato a questo calo di consensi del Pd?

Per me la gestione dei migranti è stata devastante, una grave colpa del Ministro Alfano che il Governo dell’epoca non ha stoppato. Se oggi i sondaggi accreditano la Lega al 30% il “merito” è anche nostro che gli abbiamo consegnato quel consenso su un piatto d’argento. Poi c’è stata la gestione deludente di Renzi che, a mio giudizio, ha realizzato buone riforme ma non ha tenuto un comportamento coerente con i propositi iniziali che avevano creato tante aspettative. Il suo modo di fare l’ha reso antipatico a gran parte degli italiani. Un nuovo stile di fare politica non si è visto.

Andrea Marsiletti

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