INTERVISTA – Pietro Vignali: “La mia ricandidatura alle comunali del 2022? Sto meditando”

In questi ultimi mesi sei stato mediaticamente molto presente sui media locali e soprattutto nazionali. Di recente hai anche mandato una lettera a migliaia di parmigiani. Più di uno ha interpretato questo attivismo come il preludio alla ricandidatura di Pietro Vignali a sindaco o per il consiglio comunale alle prossime elezioni cittadine del 2022. Ci stai pensando?

Non ho cercato io la stampa nazionale, sono stato chiamato dalle testate nazionali perchè la mia vicenda giudiziaria ha fatto notizia e clamore. Come i riflettori erano stati puntati in negativo negli anni scorsi, sono puntati in positivo oggi. La grande attenzione sulla mia figura non è dovuta solo all’iter giudiziario ma anche al fatto che, quando ero sindaco, Parma era alla ribalta grazie a progetti che fecero scuola a livello nazionale. Penso, ad esempio, all’introduzione del quoziente familiare che fu preso a modello da 57 città (compresa Roma), la Carta di Parma sulla sicurezza dalla quale derivò addirittura un decreto legge del ministro Maroni che veniva a Parma ogni mese e nella nostra città aveva costituito l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza. Insieme a lui facevano tappa in Municipio tanti sindaci di città di medie dimensioni di qualsiasi colore politico.

Ero diventato un primo cittadino molto popolare, arrivando a essere il 4° più amato d’Italia sulla base dei vari sondaggi del 2010.

Quindi pensi di ricandidarti?

In questo momento sto osservando la città che ho amato, e sto meditando. Medito sul futuro certamente con uno stato d’animo diverso da quello degli anni passati.

Non nascondo che la politica è sempre stata la mia passione e l’ho fatta per tanto tempo, ben più dei 13 anni nei quali ho svolto l’incarico di amministratore comunale. Si pensi che avevo 22 anni quando Rocco Buttiglione mi nominò commissario provinciale del Partito Popolare Italiano. Poi fondai e feci il segretario dei Cristiani Democratici Uniti (CDU) e per 4 anni il consigliere provinciale di opposizione.

Come vedi il centrodestra locale?

E’ sicuramente una componente importante per lo sviluppo della città e della provincia, che si è rafforzata molto negli ultimi tempi dal punto di vista elettorale. Noto che sta crescendo, anche in alcuni Comuni della provincia, una giovane classe dirigente che si rispecchia in quella della Lega Nord che conobbi io (Zaia, Maroni, Fontana, Tosi, etc), amministratori che avevano cura dei loro territori. Oltre ai sindaci, anche in regione e tra i parlamentari sta venendo fuori una classe dirigente.

Prima il centrodestra era più compatto sui temi: c’era il PDL che aveva un taglio europeo e riformista. Oggi su alcune tematiche (ad esempio sull’Europa, per citare la più evidente) la coalizione è più divisa, però mi pare difenda meglio determinati valori, quali le tradizioni italiana e cattolica e la famiglia, e stia più in mezzo alle persone. Qualcuno chiama tutto ciò populismo, io, che voglio vedere gli aspetti positivi, ritengo sia ascolto dal basso delle istanze della gente. Il centrodestra locale rispecchia quello nazionale.

I moderati sono sempre stati il tuo bacino di riferimento. Ma hanno ancora uno spazio politico in uno schema nazionale dominato da una parte da Pd-M5S e dall’altra da Lega-FdI?

I moderati sono una grande risorsa. Bisogna sempre distinguere tra classe dirigente ed elettorato. L’elettorato che oggi vota il centrodestra è in gran parte moderato, è lo stesso che prima votava DC e poi PDL.

Chi è il moderato?

Il moderato è colui che è consapevole della complessità dei problemi e rifugge dalle semplificazioni e dalle estremizzazioni.

Lo spazio per i moderati c’è, ed è molto ampio: è un’area che va dalla diaspora del M5S (che hanno dimezzato i voti rispetto alle politiche 2018 liberando il 15% dell’elettorato), fino a Forza Italia, passando per Italia Viva e l’area del non voto stimata nel 30%. L’area centrale, ovvero quella liberal democratica, cristiana e riformista, è sicuramente maggioritaria nel Paese.

Pensi che il Governo Draghi scardinerà i blocchi politici esistenti?

Sì, lo ha già fatto. Draghi ha portato in politica competenza ed esperienza. Con l’avvento di Draghi è saltato il segretario del Pd Zingaretti ed è arrivata al suo posto una persona competente come Enrico Letta; i 5S, che fino a ieri hanno avuto dei leader “alla 5S”, oggi sono guidati da Giuseppe Conte, che può piacere o non piacere ma è stato un Presidente del Consiglio. Qualche giorno fa Salvini e Letta, i leader di due partiti contrapposti, si sono visti per parlare del rilancio delle imprese. Un incontro che era impensabile solo mesi fa… anche questo è stato un effetto-Draghi. Se oggi ci sono al Governo ministri molto competenti come Franco all’economia, Colao all’innovazione, Cartabia alla giustizia lo dobbiamo a Draghi.

Quali saranno le prossime “mosse” di Pietro Vignali?

Cercherò di dare un contributo di idee e proposte alle migliaia di persone che mi stanno sollecitando su vari temi della città, tanto generali e che puntuali dei quartieri. Ricevo tantissime segnalazioni, via email o via messanger.

Medito. Quando la coltivi per vent’anni come ho fatto io, la passione politica diventa un virus… per il quale, però, non c’è il vaccino.

Andrea Marsiletti

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