“La rabbia”

23/01/2009

Un giovane cineasta esordiente è entrato in depressione: nessun produttore sembra intenzionato a finanziare il film su cui lavora da 5 anni. “Con l’arte non si campa” continuano a ripetergli, “film del genere non vendono”, ma lui non si arrende e decide di rapinare una banca.
Sorretto moralmente dai suoi due amici sceneggiatori, ma scoraggiato dai nostalgici discorsi di un regista sul viale del tramonto, il giovane riesce nell’impresa, ma ad attenderlo al varco l’ennesimo bastone fra le ruote… Forse conviene abbandonare il mondo il cinema e dedicarsi alle rapine, chissà che non ci siano più possibilità di riuscita.
Il trentenne regista Louis Nero, qui al suo quarto film e al secondo insieme all’attore e co-produttore Franco Nero, insiste e persiste nella vana ricerca di se stesso. Tornano le inquadrature oblique, le citazioni, i primi piani sfocati, le immagini psichedeliche e rallentate, i lunghi pianisequenza, le atmosfere tetre più del suo cognome.
Sarà che come i suoi tre lavori precedenti anche La rabbia è girato quasi interamente di notte, sarà colpa dell’estraniante colonna sonora di Luis Bacalov, saranno gli estenuanti monologhi o la continua alternanza visionaria tra sogno e reltà; sta di fatto che questo film non offre nulla di nuovo rispetto al passato, a parte il fatto che è il primo dei quattro ad avere una trama.
Al centro di tutto c’è la rabbia, figlia della repressione dell’artista disilluso, dell’artista sprezzante e autodistruttivo. Un sentimento logorante che va compreso, accettato, canalizzato verso il raggiungimento dei propri obiettivi, trasformato in una forza interiore che non conosce ostacoli.
Un’opera che mette in luce ancora una volta le presuntuose velleità estetiche (ma anche l’innegabile talento) del “giovane” Nero, ma che d’altro canto affronta con ironia, coralità e grottesca rassegnazione il grave momento di crisi del sistema cinematografico italiano attraverso un protagonista, all’evidenza dei fatti suo alter-ego, che vive un lancinante conflitto tra ideale estetico e legge di mercato, tra espressione artistica e sperimentazione, tra inerzia e speranza per il futuro.
Una rabbia comune a tantissimi giovani cineasti costretti ad optare per squallidi surrogati televisivi, covata però nel cuore anche da grandi attori, che per l’occasione hanno accettato l’invito del “vecchio” Nero sottoscrivendo a lettere cubitali, con i loro camei, come oggi sia “più facile uscire dall’alcolismo che rientrare nel cinema”.
E se leggendo i titoli di testa si può avere la sensazione che il giovane regista torinese si sia avvalso di queste partecipazioni straordinarie per farsi pubblicità e lanciare il suo guanto di sfida alle lobby del cinema, con lo scorrere dei minuti subentra la convinzione che lui stesso si sia messo a disposizione di chi quello stesso guanto sta tentando di (ri)lanciarlo da almeno vent’anni.
Certo è che non si è scelto il linguaggio più appropriato per sensibilizzare, a tal proposito, chi ha il coltello dalla parte del manico.

(Si ringrazia Mymovies.it per la collaborazione)
Clicca qui per conoscere la programmazione nelle sale di Parma.

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