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24/06/2009
h.10.00
Alcune riflessioni sul ballottaggio tra Bernazzoli e Lavagetto, accompagnate da qualche numero.
Parto dal dato delle elezioni europee in provincia di Parma per comprendere il punto di partenza “politico” di questa sfida delle provinciali: i partiti che sostenevano Giampaolo Lavagetto (PDL + Lega Nord) hanno raccolto 102.583 voti; quelli che appoggiavano Vincenzo Bernazzoli (PD, Italia dei Valori, Sinistra e Libertà) 97.852. Quindi Lavagetto partiva da 4.731 voti “politici” in più.
Ma questo vantaggio è durato poco, perché lo stesso giorno in cui gli elettori votavano per le europee al primo turno delle provinciali davano 21.429 voti in più a Bernazzoli (116.123 voti al Presidente uscente 94.694 voti allo sfidante). Lavagetto, pertanto, già ai blocchi di partenza ha perso consenso: l’8% dell’elettorato di centrodestra gli ha girato le spalle fin dal primo turno.
Ma l’emorragia di voti non si è fermata qui, anzi. Al ballottaggio, quando aveva per l’occasione e la necessità di allargarsi e conquistare elettorati “affini”, quello di centro dell’UDC (11.997 voti) e quello di destra (6.171 voti), Lavagetto non solo non ha sfondato ma è calato a 67.150 voti perdendo il 30% dei voti rispetto al primo turno e il 35% rispetto alle europee. Una riduzione che, al contrario, Bernazzoli, ha contenuto entro i limiti fisiologici del secondo turno incassando 104.054 voti.
In pratica al ballottaggio, quando spariscono i partiti e il trascinamento dei candidati locali e rimangono le due figure dei candidati una davanti all’altra, Lavagetto è crollato, perdendo il confronto diretto con Bernazzoli in quasi tutti i comuni della Provincia, anche nei tanti che alle europee e alle comunali avevano visto una netta prevalenza del centrodestra.
E non credo tutto sia imputabile alla presunta pigrizia dell’elettorato berlusconiano, considerato che al ballottaggio di Fidenza il candidato civico di centrodestra Mario Cantini in termini assoluti ha preso più voti che al primo turno. Essere capaci di entrare in sintonia, coinvolgere e mobilitare il proprio elettorato è una virtù indispensabile per un politico vincente.
Fino a qui i numeri, ma non posso sottrarmi ad alcune valutazioni politiche.
Lunedì sera Lavagetto ha denunciato di essere stato abbandonato dai suoi, salvando l’impegno di Villani e Moine ma chiamando in causa in modo diretto le responsabilità del vicesindaco Paolo Buzzi e all’assessore del Comune di Parma Giovanni Bernini che non si sono mai fatti vedere in questa campagna elettorale e mai lo hanno chiamato al telefono. Orbene, ma davvero c’è qualcuno che crede che i comportamenti di Buzzi e Bernini possano determinare un crollo di consenso del 35%? A quante persone possono importare le dichiarazioni pubbliche di Buzzi o le apparizioni di Bernini? Mi verrebbe da dire a nessuno, se non rischiassi di apparire irriguardoso nei loro confronti.
E poi, diciamocela tutta, c’è ancora qualcuno che si fa influenzare dalle dichiarazioni di voto di qualche singolo politico locale? La casistica degli appoggi-flop sarebbe sterminata, ma per rimanere alle cose di questi giorni, se per sfizio ci venisse la voglia di calcolare il consenso che ha portato la comparsata di Ubaldi a Fidenza a sostegno della candidatura a sindaco di Giuseppe Cerri, io lo quantificherei nello 0%… non fosse altro che meno del 12% era difficile che un sindaco uscente potesse prendere.
Ma Lavagetto ha polemizzato anche i dirigenti dell’UDC, di Civiltà Per Parma e dei Riformisti, oltre che il sindaco di Parma, per non essere stato da loro appoggiato al ballottaggio. “Boicottaggio” è stata la parola dominante ieri sui giornali locali. Premesso che se da Roma viene imposta una candidatura (in modo assolutamente legittimo, quantomeno secondo le “regole” di democrazia interna vigente nel PDL) un certo disimpegno da parte di chi ha subito l’imposizione mi pare del tutto prevedibile ed intrinseco alla natura umana, ritengo che un leader politico invece di proporre tesi di complotto dovrebbe guardarsi in casa e domandarsi perché questi dirigenti locali non si sono schierati con lui e perché lui al ballottaggio non è riuscito a prendere neppure un voto tra i 6.171 voti moderati delle europee.
Ma la mia vis polemica prosegue; Lavagetto ha dichiarato: “Il civismo senza Ubaldi non esiste più, tanto che Civiltà per Parma ha dimostrato di non poter spostare voti”.
Delle due l’una: o Lavagetto ha perso il ballottaggio perché i voti decisivi dei civici lo hanno abbandonato o i civici sono ininfluenti perchè non hanno voti.
E poi, altra contraddizione: Lavagetto non può contestare a Vignali di non avere appoggiato la sua alleanza tutta politica PDL-Lega Nord preservando così la natura civica della sua maggioranza e al tempo stesso sostenere polemicamente che il civismo è finito…
E no, tutto e il contrario di tutto non può stare insieme.
Lavagetto ha dimostrato di essere stato un ottimo assessore comunale (arrivo a dire il migliore di tutte le giunte Vignali e Ubaldi) ma in questa vicenda delle provinciali anche di non sapere tirare le fila e costruire alleanze internamente ed esternamente al partito, di essere impareggiabile nell’organizzazione di convention ma di non sapere impostare una campagna elettorale, di essere un candidato generoso ma non capace di pianificare una strategia vincente, di sapere mobilitare gli iscritti della sua associazione “Parma che Verrà” ma non del PDL, di essere in grado di raccogliere molte preferenze ma non di parlare a tutto l’elettorato.
Forse, attribuendo responsabilità altrui senza alcuna autocritica, ha dimostrato anche di non sapere perdere. E chi non sa perdere, non saprà neppure vincere.
E’ sempre vero, come canta Irene Grandi: “prima di pretendere l’orgasmo, prova a pensare a quello che… dai tu”.
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“Prima di partire per un lungo viaggio” (Irene Grandi)
MA Space, lo Spazio del direttore Marsiletti Andrea