
Quest’anno cade il centenario del rapimento e dell’assassinio, il 10 giugno 1924. del deputato Giacomo Matteotti, segretario politico del Partito Socialista Unitario, da parte della squadra fascista di Amerigo Dumini, che era legata ad ambienti del Ministero dell’Interno.
Numerose sono state le celebrazioni, anche al massimo livello istituzionale, dell’uomo che con determinazione e coraggio pagò con la vita la sua attività di opposizione al Fascismo, culminata nel discorso alla Camera dei Deputati del 30 maggio 1924, nell’ambito della discussione per la convalida degli eletti alle elezioni che si svolsero il 6 aprile 1924. Egli denunciò, nel corso di una seduta infuocata, il clima d’intimidazione e violenza nei confronti dei candidati dei partiti non fascisti, in cui si svolsero la campagna elettorale e le elezioni.
Matteotti, era iscritto a parlare anche nella seduta della Camera dell’ 11 giugno 1924, il giorno successivo alla sua uccisione, su temi scottanti, riguardanti la gestione del bilancio dello Stato e le concessioni in esclusiva per le ricerche petrolifere in Italia alla società nord americana Sinclair Oil, con la denuncia di casi di corruzione a favore di gerarchi fascisti, che, secondo un articolo apparso nel 2021 sul “Sole 24 Ore”, lambivano anche il fratello di Mussolini, Arnaldo Mussolini.
Secondo alcuni studi storici, Matteotti è stato ucciso non tanto per quello che aveva detto ma per ciò che avrebbe detto il giorno successivo.
Chi era Giacomo Matteotti, qual’era la sua formazione e posizione politica?
Era nato a Fratta Polesine (Rovigo) nel 1885, da famiglia agiata, si laureò presso l’ Università di Bologna in Giurisprudenza, aveva davanti a se una carriera accademica, ma la politica ebbe presto il sopravvento, aderì al Partito Socialista, diventando amministratore locale in vari comuni del Polesine e poi entrando nel Consiglio Provinciale di Rovigo.
La sua posizione politica, fu chiara fin dall’inizio, quella del socialismo riformista e democratico. Come amministratore locale prima e poi come deputato dal 1919, mise a frutto la sua attività di studioso dei temi economici e diede impulso al tema del rafforzamento della struttura dell’istruzione pubblica.
Nell’ottobre del 1922, Matteotti con Filippo Turati, fu tra i fondatori del Partito Socialista Unitario d’ispirazione riformista, staccandosi dal Partito Socialista diretto dai massimalisti.
Comprese fra i primi le relazioni del Fascismo con l’apparato dello Stato e con i vertici del mondo economico; propose, inascoltato, un’alleanza di tutte le opposizioni per il ripristino delle libertà. Matteotti socialista riformista non mancava di contrapporsi ai Socialisti massimalisti ed ai Comunisti che: “Volevano fare come in Russia”. Egli considerava l’esperienza politica dei Soviet di Lenin in Russia, come un regime dittatoriale che rappresentava una variante di sinistra del Fascismo stesso.
Da parte comunista, le risposte furono a dir poco nette e sprezzanti; Antonio Gramsci, il capo dei Comunisti italiani, definiva Matteotti, in un articolo, di quell’anno 1924, sulla rivista Stato Operaio:” Il pellegrino del nulla”.
† Terra Santa 16 – Il discorso di Gesù sul Monte delle Beatitudini, il più rivoluzionario della storia (di Andrea Marsiletti)
L’uccisione di Matteotti e la responsabilità, almeno politica, di Mussolini , testimoniata dagli ambienti molto vicini al esso dove maturò il delitto, oltre a fare traballare, nell’estate di quell’anno, il governo fascista in Italia,, fece notevole impressione negli ambienti socialisti di Francia, Austria, Germania Belgio e Regno Unito; basta vedere la stampa, di quel periodo, non solo di sinistra, di questi paesi; infatti, Matteotti fu un dirigente politico con molte relazioni con i partiti socialisti dell’Europa continentale e con il Laburismo britannico.
Nel secondo dopoguerra, con la nascita della Repubblica, Giacomo Matteotti dalle forze politiche venne celebrato come il martire dell’antifascismo, soprattutto con una consistente azione di intitolazione di vie e piazze, molte volte sovvertendo delle denominazioni risalenti al periodo fascista.
Le varie componenti della sinistra, oltre a celebrare il Matteotti martire, che atteggiamento ebbero rispetto alle posizioni di Matteotti uomo politico?
Il Partito Comunista, contribuì a celebrarlo, ma “occultando” il suo pensiero politico riformista e inconciliabile con l’ortodossia filosovietica; il Partito Socialista di Nenni, fino al 1956, alleato dei Comunisti, non poteva riproporre le posizioni di Matteotti.
L’unico partito che ne fece il cardine della sua ideologia fu il Partito Socialista Democratico di Saragat, nato dalla scissione socialista di Palazzo Barberini del 1947; ma il PSDI era un partito di modesta consistenza elettorale e alleato con La Democrazia Cristiana al governo, con poca rilevanza tra le masse popolari.
Solo nel 1970 si arrivò alla pubblicazione dei discorsi parlamentari di Giacomo Matteotti, per iniziativa dell’allora Presidente della Camera dei Deputati Sandro Pertini, inserendo anche gl’ interventi al Consiglio Provinciale di Rovigo; tale raccolta documentale sistematica costituisce ancora la base per approfonditi studi storici e politici sul tema.
Con notevole ritardo, non ancora del tutto colmato, il mondo culturale ha considerato e studiato il pensiero politico di Matteotti; un mondo che, a sinistra, ha visto, per molti decenni, l’egemonia del Partito Comunista, con il pensiero riformista in subordine.
Matteotti continua ad essere celebrato, ma la riproposizione della sua dimensione politica continua a non avere un pari risalto, forse perché ancora “disturba” rilevare che il martire diventato un’icona dell’antifascismo, era, anche, un anticomunista sistemico.
Stefano Gelati
Colorno, 20 Agosto 2024