È il secondo bando dell’anno e stanzia risorse per oltre 1,4 milioni di euro quello per prevenire la peste suina africana mettendo in sicurezza gli allevamenti di suini.
L’estensione dell’area infetta per i casi di positività fra i cinghiali è rimasta inalterata dallo scorso marzo: le zone di restrizione sono concentrate nelle province di Parma e Piacenza.
C’è tempo fino alle 13 del 22 novembre prossimo per aderire al bando della Regione Emilia-Romagna che sostiene l’acquisto di recinzioni antintrusione perimetrali e altri strumenti efficaci nel contrasto della malattia, come piazzole per la disinfezione degli automezzi, zone filtro per l’accesso e il transito del personale e dei visitatori e celle frigorifere per lo stoccaggio delle carcasse.
L’obiettivo è di attuare interventi di biosicurezza per la prevenzione rispetto al rischio di diffusione del virus da parte della fauna selvatica e dal “fattore umano” negli allevamenti di maiali.
Beneficiari sono imprenditori agricoli, singoli o associati (ad eccezione di quanti esercitano esclusivamente attività di selvicoltura e acquacoltura) insieme ai titolari (o detentori) di stabilimenti per l’allevamento di suini al chiuso o all’aperto ricadenti nel territorio della regione.
Con quest’ultimo avviso sono 11,1 milioni di euro i finanziamenti messi a disposizione dalla Regione dal 2022 a oggi, per sostenere le imprese nell’emergenza della peste suina che sta interessando il territorio nazionale e parte di quello regionale.
Per quanto riguarda la caccia al cinghiale, è stata ampliato da 3 a 4 mesi il periodo in cui è possibile praticarla in forma collettiva. Le nuove date vanno ora dal 1° ottobre al 31 gennaio 2025; la Regione ha recepito così quanto previsto dalla recente modifica alla legge nazionale sulla caccia 157/92 (nell’ambito del decreto Agricoltura poi convertito in legge).
“Il bando approvato in questi giorni rappresenta un ulteriore impegno da parte della Regione per rafforzare il contrasto alla peste suina africana, a salvaguardia del settore suinicolo regionale – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi -, numerose sono le aziende che hanno partecipato ai precedenti, ma vogliamo fare di più per mettere al riparo anche gli allevamenti che si trovano nelle province in cui il virus oggi non è presente. Abbiamo inoltre deciso di recepire la modifica normativa che permette di ampliare da 3 a 4 mesi l’attività venatoria in forma collettiva al cinghiale perché crediamo sia un ulteriore strumento per una maggiore incisività d’azione. Si tratta di una modifica alla legge nazionale, di cui abbiamo sollecitato l’adozione più volte e in più sedi”.
Tra le attività per la gestione dell’emergenza, sono stati avviati in queste settimane i primi interventi di depopolamento tramite operatori specializzati, che intervengono in coordinamento con i gruppi operativi territoriali delle singole province.
L’estensione dell’area infetta per i casi di positività fra i cinghiali è rimasta inalterata dal marzo 2024, e le zone di restrizione sono concentrate nelle province di Parma e Piacenza.