Gentile direttore,
l’albero menomato che è stato installato in piazza Garibaldi continua a far discutere i parmigiani alimentando un profluvio di critiche, giustificazioni, interpretazioni, perfino elogi.
A qualcuno ha ricordato il famoso “spelacchio” della sindaca Raggi, qualcun altro ha addirittura rimpianto l’albero a pedali del primo Natale Pizzarottiano, quella orrenda cupola in stile Cremlino che avrebbe dovuto simbolicamente educarci all’ambientalismo promuovendo le energie rinnovabili.
C’è poi chi ha fatto impietosi confronti con quelli belli e rigogliosi di altre città (non solo New York ma pure Traversetolo) e chi ha letto un metaforico parallelismo tra l’albero malandato (“trido” diremmo a Parma) e il declino della nostra città e del suo governo politico.
In risposta ai più critici e ingenerosi esteti, c’è stato poi chi ne ha lodato le caratteristiche di sostenibilità e inclusione, chi si è avventurato in raffinate lezioni teologiche o sociologiche per affermare la bellezza dell’albero storto, ferito, spelacchiato, rabberciato con viti, assi di legno e protesi: rappresenterebbe una opportunità di riflessione sul vero significato del Natale, sulla umanità ferita, malata, sulle minoranze discriminate.
A Gesù piacerebbe l’albero in Piazza Garibaldi, diversamente natalizio (di Andrea Marsiletti)
Ai bambini, invece, non è piaciuto per niente: loro probabilmente hanno il cuore puro e non ancora contaminato dalle nostre “pirlate”.
Viviamo tempi difficili, direttore, e anche la magia del Natale, così come quel che resta dei simboli della nostra tiepida cristianità, si piega alla ideologia dominante, alle manipolazioni, alla propaganda.
Siamo immersi in una società sempre più lontana dal sacro, dal vero, sempre più narcisista, individualista, secolarizzata, dominata dalla religione del politicamente corretto e da una cultura relativistica, fluida, egocentrica, che pretende di abolire le differenze, i limiti, i confini, compreso il senso del brutto e del bello.
A scuola non si fa il presepe per non offendere le forestiere sensibilità, ci commuoviamo per un albero o un orso polare, ci preoccupiamo per il cambiamento climatico, mentre l’aborto è considerato un diritto inalienabile e non provoca scandalo il fatto che un giudice, contro il volere dei genitori, condanni a morte un neonato perché ritenuto malato incurabile.
In tutto questo l’albero di Natale sopravvive ancora, come segno pagano e cristiano insieme, simbolo di speranza e di rinascita.
Torna l’albero di Natale “perfetto” di una Parma sempre più frivola (di Andrea Marsiletti)
Il centro storico della nostra città, trascurato, pericoloso, sofferente e sempre più pedonalizzato, avrebbe potuto avere un bell’albero di Natale ad adornare la sua piazza principale.
Invece ne avrà uno sgangherato e brutto.
Con l’aggravante che per qualcuno il fatto che sia brutto, alla fine, rappresenti proprio il suo bello.
Priamo Bocchi, capogruppo FdI