
La lamentatrice si avvicinava al corteo funebre, avvolta in un abito nero, con il volto segnato dal dolore.
Con il suo pianto straziante, dava voce a chi non riusciva a esprimere la propria sofferenza. Dall’Antica Grecia e Roma all’Egitto, passando per il Medio Oriente, l’Irlanda e l’Italia meridionale, il suo lamento rituale univa la comunità nel saluto al defunto, accompagnandolo con rispetto e compassione nell’ultimo viaggio.
C’è chi crede nella vita dopo la morte, chi trova nella violenza un’arma di lotta, chi pensa che insultare l’Occidente possa salvargli l’anima – sempre quell’anima legata all’eterno. E poi c’è chi sceglie di fare ciò che è giusto, senza bisogno di un dio o di un’ideologia, agendo con umiltà, lasciando che la giustizia si compia nel silenzio delle proprie azioni.
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Sabato si terrà una manifestazione per rendere omaggio a chi ha perso la vita nel freddo e nell’indifferenza. Una sorta di messa laica sotto le luci di una città esotica, un invito a unirsi contro l’apatia. Ma al netto delle Unità di Strada e dei servizi sociosanitari che ignoravano l’esistenza del Sig. Miloud Mouloud, l’uomo era noto a tutti, come lo sono le altre decine di persone che vivono ancora in strada. Perché, allora, si organizzano manifestazioni postume, che sembrano protestare contro tutto e, di fatto, contro il nulla?
Nel 2024, 417 persone senza fissa dimora sono morte, portatrici di dipendenze, fragilità, vulnerabilità. Non credo che il 2025 sarà diverso. Forse, varrebbe la pena organizzare una sola, grande manifestazione per tutti coloro che moriranno quest’anno, unendoci non solo nel dolore, ma nell’azione.
Passato il freddo, queste stesse persone diventeranno sinonimo di degrado urbano e insicurezza. Politici, cittadini e media chiederanno “daspo” e reclusione, anestetizzandole con psicofarmaci fino al prossimo inverno, quando torneremo a parlare di misure emergenziali e di pranzi con i poveri in chiesa, accanto al vescovo e ai politici.
Le lamentatrici si avvicinavano al corteo funebre, ma mi chiedo: dov’erano le associazioni che manifesteranno sabato quando Miloud Mouloud chiedeva aiuto? Perché non l’hanno accolto? Perché le associazioni tanto sensibili non accolgono le decine di altre persone bisognose, invece di organizzare manifestazioni postume che, al povero Sig. Miloud, ormai, non interessano più?
Dopo la morte non c’è nulla. Chi crede nella giustizia sociale deve agire ora, al netto degli slogan, nel presente. Il resto è solo vuota retorica.
MarcoMaria Freddi