Turismo, la seconda vita dell’Appennino. INTERVISTA – Cantoni (Confesercenti Parma): “I segnali positivi del settore vengono dalla montagna”

Mesi di lockdown e i parmigiani riscoprono la voglia di natura ed è così che il nostro territorio montano, snobbato da molti e con tassi di decrescita sia economica che demografica importanti, improvvisamente ha una seconda chance di rinascita. Se le città d’arte oggi sono deserte, se alcune mete nel Bel Paese fino a pochi mesi fa erano prese d’assalto oggi sembrano dimenticate, certo tutto ciò non si può dire per il nostro Appennino. Ne abbiamo parlato con Stefano Cantoni, responsabile sindacale area turismo e ristorazione di Confesercenti, associazione che vanta al proprio interno diversi gruppi legati al turismo. Ci sono infatti 4 agenzie di incoming, circa 50 bed & breackfast e un gruppo di 40 guide turistiche (Federagit), oltre a numerosi bar e ristoranti, è dunque un osservatorio privilegiato sull’andamento dei flussi turistici in città e provincia.

Come sta andando il turismo a un mese e mezzo dalla riapertura?

Il settore del turismo in città e nella zona della bassa è in ginocchio, i segnali positivi sono pochi, la ripresa sembra essere lenta. Ci sono pochissimi alberghi aperti, ma del resto luglio e agosto non sono mai stati mesi positivi per il turismo in città. C’è invece movimento in appennino dove luglio e agosto sono sold out. Sta rinascendo il turismo di prossimità, che era fermo da decenni e questo sta succedendo sia a Parma che a Piacenza che a Reggio Emilia le tre città di “Destinazione Emilia”. Si ritorna a riscoprire le eccellenze del nostro Appenino.

Come si sta attrezzando l’Appennino per accogliere?

Stanno arricchendo e qualificando l’offerta per esempio con le guide turistiche ambientali. Noi per esempio abbiamo ideato il progetto “Parma sì Guida”. Sono brevi soggiorni all inclusive con pernottamento per un tour itinerante in massima sicurezza sanitaria. È un’idea promossa dalla nostra associazione delle imprese turistiche, Assoturismo, con le guide di Federagit, il gruppo Guide Ambientali Escursionistiche insieme a Mauro Del Grosso e Forma Futuro, per la formazione sul rischio Covid e le agenzie di incoming Food Valley Travel e Lanzi Travel – Parma Point. È un prodotto destinato alle famiglie e piccoli gruppi che comprende una visita con guida turistica per la parte artistico culturale, il pernottamento e il giorno successivo l’escursione con le guide Ambientali Escursionistiche nella località prescelta. Naturalmente non manca la parte enogastronomica, perché siamo nella food valley. Sono buone proposte per chi ama il trekking e la natura ma che vuole conoscere anche la parte storico artistica.

Cosa ne pensi del bonus vacanze?

L’idea è buona, ma è molto complicato accedervi. Prima bisogna fare l’Isee poi chiedere lo Spid, poi iscriversi al sito del Ministero. E non è frazionabile va speso tutto in una volta. Chi l’ha pensato in questi termini avrebbe bisogno dello psicologo…La mente che l’ha partorito non sa cosa è il turismo.

Cosa servirebbe per rilanciare il settore?

Innanzitutto avere sgravi totali sulla tassa dei rifiuti che incide tantissimo perché si basa sui metri quadrati dei locali. Ma a Parma tutto tace. Bar e ristoranti pagano tariffe molto elevate credo che, al di là dei tre mesi di chiusura, bisognerebbe azzerare fino a fine anno, come è stato fatto per la Cosap, la tassa di occupazione del suolo pubblico.

Parlando di bar e ristoranti, si sente sempre parlare della movida incontrollata di via Farini…

Il metro per misurare non è esattamente quello del venerdì sera di via Farini. Bar e ristoranti stanno lavorando al 40-50% con qualche eccezione solo per chi è collocato in posizioni particolarmente fortunate.
Le persone non spendono perché sono in difficoltà economica. C’è chi ha perso il lavoro, chi è in cassa integrazione. Inoltre, ancora una grande quantità di lavoratori sono in smart working e quindi è saltato il meccanismo delle colazioni e dei pranzi. C’è troppa offerta rispetto alla domanda: sono circa 1800 i bar e ristoranti città e provincia e solo il 5% di questi sta lavorando bene, gli altri sono in sofferenza. La realtà è che a ottobre faranno il punto e decideranno se continuare o chiudere. Non è abbassando l’Iva che si risolveranno i problemi, sarebbe molto meglio lavorare sull’Irpef. Anche gli agenti di commercio sono in grande difficoltà. A causa del rallentamento di industria, artigianato e horeca, gli ordini sono ridotti del 50 % rispetto a 4-5 mesi fa. Secondo l’Enasarco (la cassa di previdenza della categoria) in Italia ci sono state 18.000 chiusure. Idem gli ambulanti, molta gente che guarda e pochi che comprano.

Il quadro dunque sembra fatto più di ombre che di luci se escludiamo la vitalità ritrovata dell’Appennino?

I segnali di ripresa vengono proprio da lì e lo deduciamo anche dal mercato dell’immobiliare, dalle compravendite delle abitazioni. Sono molto ricercate le residenze con spazi verdi, ma anche le abitazioni con giardini condominiali, la richiesta c’è anche in città in realtà. È la conseguenza di mesi di lockdown e anche dell’incertezza: chi ha qualche risparmio da parte punta alla casa come bene rifugio. Per quanto riguarda l’Appennino è servito anche l’incentivo della Regione Emilia-Romagna, i 40.000 euro a fondo perduto per gli under 40. Il quadro in generale è molto complicato, ma c’è molta voglia di fare, i nostri imprenditori vogliono andare avanti, si sono ingegnati in questi mesi fra e-commerce e delivery. Servirebbe ora più concretezza e meno chiacchiere da parte delle istituzioni, tutte.

Tatiana Cogo

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