† Andiamo a messa a Natale (di Andrea Marsiletti)

TeoDaily – Il Natale, non lo scopriamo oggi, è diventato tutto fuorchè una celebrazione religiosa qual è, al contrario, per definizione e fattualità.

Da nessuna parte, nè sui media nè sui social, si legge una riflessione spirituale sul Natale, ma se l’albero in piazza Garibaldi è stato tranciato di una sua parte da una tempesta scoppiano l’inferno e l’indignazione di massa dei “puristi natalizi“.

Se chiedessimo a metà delle persone mentre stanno comprando i regali di Natale cosa sono l’annunciazione di Maria o l’incarnazione credo che in pochi saprebbero rispondere.

Il Natale è diventato per i più una mera interruzione dell’attività lavorative, per altri una generica festa della “famiglia felice” delle pubblicità che si abbuffa intorno a una tavola stracolma di cibo fino a scoppiare. La solita retorica natalizia da esibire su Instagram, insopportabile.

Così inteso, il Natale non può essere una festa “felice” per genitori divorziati, per coppie che non vanno d’accordo, per donne vittime di violenza, per chi ha figli lontani o che si sono allontanati, per coppie omosessuali non riconosciute, per single, per anziani abbandonati, per vedovi o vedove, o per chi vede alcuni posti vuoti a tavola, che rimarranno per sempre vuoti, quantomeno fino alla resurrezione dei corpi, per chi ci crede.


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Dobbiamo dircelo chiaramente: non può esserci Natale senza il sì di Maria, senza l’incarnazione, senza la consapevolezza che da quella grotta è partito tutto. Quello è il giorno che più ha cambiato la storia dell’Umanità, almeno fino alla Parusia, ovvero al ritorno di Cristo alla fine dei tempi.

In questi giorni, tra una fetta di cotechino e una di panettone, tiriamo fuori dal baule i quattro vangeli canonici, che ormai sono diventati “apocrifi” (“nascosti”) perchè non li leggiamo mai.

E proprio perchè la ricerca di Dio non è una speculazione intellettuale, non è la conoscenza esoterica e gnostica della fiammella dentro di noi, non basta leggere i testi sacri prima di addormentarsi, perchè dobbiamo avere l’umiltà di sentirci parte una di comunità e di una storia e di non pensare di diventare cristici da soli.

A Natale andiamo a messa.

Se quella partecipazione non ci darà nulla avremo buttato via un’ora della nostra vita che altrimenti avremmo utilizzato per mandare messaggi di auguri a persone che non sentiamo mai e di cui in realtà non ci importa nulla. Non perderemmo molto.

Ma se quella messa ci accenderà qualcosa faremo bingo, di sicuro ci farà celebrare un Natale autentico perchè spirituale.

Del resto la “scommessa di Pascal” sull’esistenza di Dio è proprio questo. Per il celebre matematico e filosofo del XVII secolo, assumendo che la ragione non possa determinare l’esistenza o l’inesistenza di Dio, è necessario “scommettere” su una delle due alternative equiprobabili. Nessuno può rifiutarsi di prendere posizione, poiché il non voler scegliere è già una scelta negativa. Per Pascal la decisione saggia e conveniente è scommettere sull’esistenza di Dio, in quanto “se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla“. Già, perchè in caso di perdita, ovvero se Dio non esiste, si perderanno soltanto dei beni “finiti”, vincendo si guadagnerà quel bene infinito costituito dalla beatitudine eterna.

Iniziamo la nostra scommessa con l’andare a messa per Natale.

Lo dico in primis a me stesso.

Andrea Marsiletti

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