1 agosto 1944: la rivolta di Varsavia contro i nazisti

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Nell’estate del 1944 truppe corazzate sovietiche al comando del generale Rokossovski raggiungevano la Vistola alla periferia orientale di Varsavia.

La comparsa dei Russi, dietro i quali marciavano gli altri contingenti dell’Armata Rossa, indusse gli abitanti di Varsavia a scatenare una rivolta contro le forze di occupazione nazista. Motore della rivolta, capitanata dal generale Tadeusz Bor-Komorowski, fu un gruppo di resistenza formato da 40.000 uomini e donne, scarsamente armati ma fortemente motivati. Gli insorti, che avevano legami con il governo polacco in esilio a Londra ed erano per lo più anti-comunisti, speravano di riuscire ad ottenere almeno il controllo parziale della capitale prima dell’arrivo del grosso delle forze sovietiche.

Anche se i polacchi inizialmente ottennero alcuni successi e la liberazione della città ad opera dell’Armata Rossa era inevitabile, Hitler ordinò ai suoi comandanti di reprimere la rivolta ad ogni costo. A tal fine furono impiegate unità d’elite delle Waffen SS che, insieme alla brigata Kaminiski composta da prigionieri di guerra sovietici e alla Dirlewanger di detenuti tedeschi, si scontrarono con gli insorti in una lotta senza quartiere durata 63 giorni, al termine dei quali i migliori armamenti tedeschi, combinati coi bombardamenti della Luftwaffe – i cui stukas ridussero interi quartieri di Varsavia a cumuli di rovine – vedranno prevalere le unità del Reich. Alla distruzione apportata alla città, si aggiunsero i deliberati massacri di parte della popolazione civile compiuti dai nazisti.

Mentre questo accadeva, l’Armata Rossa, che aveva gettato diverse teste di ponte attraverso la Vistola, non compì il minimo sforzo per aiutare i rivoltosi. I sovietici respinsero anche la richiesta da parte degli Inglesi di poter utilizzare basi aeree sovietiche per il trasporto di rifornimenti ai polacchi asserragliati nella città. Stalin, che aveva piani per la formazione di un futuro regime comunista in Polonia, ordinò deliberatamente di non aiutare i rivoltosi per far sì che forze anti-comuniste, che avrebbero potuto costituire un ostacolo nel dopo-guerra, venissero eliminate. I combattenti superstiti e i cittadini, a corto di cibo, acqua e medicinali, alla fine si arresero il 2 Ottobre.

Al termine della rivolta i tre quarti dei 40.000 rivoltosi erano caduti, insieme a 200.000 civili. A testimoniare la ferocia degli scontri vi erano anche le perdite tedesche, pari a 10.000 morti, 9.000 feriti e 7.000 dispersi. Nei mesi successivi le truppe tedesche deportarono la popolazione superstite, e squadre di demolizione distrussero gli edifici rimasti intatti. L’Armata Rossa rimase in attesa al di fuori di Varsavia fino al Gennaio 1945, quando iniziò l’offensiva finale sul fronte orientale contro la Germania nazista. Quel che restava delle rovine di Varsavia fu conquistato dai Sovietici due giorni dopo.

Alessandro Guardamagna

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