Tanta la confusione sotto il cielo delle comunali di Borgotaro, ma la situazione non è eccellente per nessuno

Tante novità sul palcoscenico politico borgotarese, in vista delle elezioni comunali di maggio 2021, o forse di settembre.

Una situazione, forse per la prima volta nella storia politica borgotarese, per niente definita, molto difficile da pronosticare. Incerta, sotto tutti i punti di vista.

Lo scenario vede per ora tre forze in campo.

Una coalizione di centrodestra, rappresentata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, che alle ultime regionali ha incassato il 62% dei voti. E’ vero che le elezioni comunali sono sempre una storia a parte rispetto alle politiche, ma oggettivamente queste percentuali rappresentano un patrimonio di voti considerevole.

Sul fronte opposto c’è un sindaco uscente, Diego Rossi, anche attualmente a capo della Provincia, al secondo mandato e quindi non riproponibile come candidato sindaco; c’è poi quello che fino a pochi mesi fa era il suo vice, Matteo Daffadà, eletto consigliere regionale (con 736 raccolte a Borgotaro sulle 3.178 complessive), che quindi difficilmente si ricandiderà in Comune. Sono entrambi esponenti di spicco del PD, figure mediaticamente forti che hanno catalizzato l’attenzione elettorale negli ultimi anni. Qualcuno, però, prevede almeno una loro presenza in lista, per dare visibilità e continuità.

Ai due schieramenti tradizionali, in questo giro, si è aggiunto un nuovo gruppo civico, nato dal nulla, senza bandiere e quindi complicato da interpretare e da controllare, trasversale. Si è formato negli ultimi due anni intorno ai temi della tutela della salute, della conservazione dell’ambiente e del mantenimento dei servizi in montagna. Il gruppo sta lavorando a un programma tecnico, con aperture a 360 gradi. Al centro dell’attenzione il calo demografico del Comune, l’impatto del caso Laminam, la chiusura del Punto Nascite, la necessità di un cambio di rotta nella politica a livello di Val Taro, con il recupero delle relazioni con gli altri Comuni, in un’ottica collaborativa e non di contrapposizione o di poca cooperazione.

La compagine civica, così come il centro destra, sfruttano l’onda lunga di una protesta nel capoluogo valtarese, con momenti di tensioni estremi mai visti in passato da queste parti. Si pensi alla tenda con le mamme in protesta accampate per mesi nei giardini comunali e alla manifestazione organizzata dal comitato “L’aria del Borgo”, alla quale hanno aderito centinaia di cittadini.

Rumors, molto attendibili, parlano di intense trattative nei vari gruppi, con un’estrema liquidità degli schieramenti politici, con “perimetri politici tradizionali” ormai saltati, sull’esempio delle elezioni bedoniesi e della coalizione governativa a favore di Draghi. A Bedonia, per fare mente locale, si registra una giunta con un sindaco di dichiarata fede di sinistra, Gianpaolo Serpagli, con un vice, Cristian Squeri, molto vicino alla Lega.

Nel gruppo capeggiato dal PD, dove trovano collocazione LEU e Comunisti Italiani, entrerebbe anche Roberto Marchini, già Vice Sindaco di Parma, che nelle scorse edizioni ha sempre capeggiato l’opposizione a Rossi. Seguirebbe la strada tracciata da Alessandro Bocci, primo esponente del centro destra borgotarese passato dai banchi dell’opposizione a quelli della maggioranza. Una specie di rafforzamento al centro.

Sul lato Lega e Fratelli d’Italia, fiutando il possibile colpo grosso, è in atto un grosso lavoro di riorganizzazione, con una tenace ricerca di un candidato sindaco dal forte appeal, ben inserito nella società borgotarese.

I nomi che circolano fanno intuire che i giochi per palazzo Manara siano tutti aperti.

Tutte manovre difficili da spiegare in una logica politica tradizionale, da interpretare invece in un contesto locale, dove il candidato sindaco e i membri di una lista possono fare una grossa differenza, rispetto ai semplici numeri espressi dalle elezioni regionali e nazionali.

Su tutti e due gli schieramenti tradizionali pesa la novità del terzo polo, moderato e civico, mai presente in passato, nato intorno alle proteste e che si colloca in una specie di centro ideale, che potrebbe diventare l’ago della bilancia della politica borgotarese.

Pesa anche il periodo: sono le prime elezioni in epoca Covid o forse post Covid, un primo possibile momento di sfogo principalmente contro la politica, per la tanta tensione accumulata in questi mesi e per le pesanti incertezze che colgono la più parte della popolazione.

Si prospetta un duro lavoro per le segreterie e per i gruppi politici. E siamo solo agli inizi, maggio è ancora lontano, settembre ancor più. PrD

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