“Il Pacificatore”, regia di Michele Guerra (di Andrea Marsiletti)

Da quando seguo la politica cittadina parmigiana in poche occasioni ho vissuto momenti così pacifici come quelli fin qui dell’era Guerra.

La tradizionale polemica politica è a bassa tensione da parte di tutti gli attori in campo. Questo stile sta reggendo anche all’inchiesta di ieri su Aipo. Mi piace pensare a ciò come a un segno di maturità collettiva.

Non si percepiscono da fuori frizioni nella maggioranza che, sebbene formata da tre distinte componenti, trasmette un’unitarietà sulle cose da fare che, a giudicare dal decennio precedente, era tutt’altro che scontata.

Autocontrollo in città, dove i comitati nati negli anni precedenti sono stati chiamati a un confronto, per loro più o meno soddisfacente, che parte dai vincoli impegni assunti in campagna elettorale. Sono espressi punti di vista di diversi e più che legittimi, ma nessun colpo sotto la cintura, anzi, tutto abbondantemente entro le regole del gioco.

Distensione sui social, dove i toni bassi (spenti?) delle pagine del sindaco Guerra non aizzano gli animi come facevano i post sfidanti e talvolta provocatori del suo predecessore che dominava su Facebook per presenza e diffusione.

I media cittadini hanno tentato qualche azione di pressione e di cambio di rotta che non mi pare abbia portato a chissaché, direi a nulla.



E pensare che in questi mesi, come mai prima, sono sul tavolo temi decisivi per la città, in potenza lava incandescente, quali il futuro dell’aeroporto Verdi e il suo possibile rilancio in chiave passeggeri insieme all’aeroporto Orio al Serio di Bergamo, e delle Fiere di Parma con l’ingresso nel capitale azionario di Fiere di Milano che gestisce nel capoluogo lombardo l’evento TuttoFood concorrente (speriamo non alternativo) a Cibus, con i soci pubblici locali che diventeranno minoranza.

Questa calma è determinata sicuramente dallo stile del sindaco Guerra che, nell’ascolto e nel dialogo, oltre nella mano tesa verso l’opposizione e i comitati, sta esercitando in città un ruolo di guida, assumendo iniziative a volte oltre le proprie competenze dirette.

E’ la quiete che nei finali dei film horror precede i raggi di sole che illuminano il volto della ragazza scampata alla morte?

Oppure è la calma esplosiva al centro dell’uragano, che conosce bene la nave Andrea Gail dei pescatori del film “Tempesta Perfetta”, che poco prima di trovarsi in mezzo a onde spaventose si illudevano di aver vinto la furia del mare.

Andrea Marsiletti

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