Da quando seguo la politica cittadina parmigiana in poche occasioni ho vissuto momenti così pacifici come quelli fin qui dell’era Guerra.
La tradizionale polemica politica è a bassa tensione da parte di tutti gli attori in campo. Questo stile sta reggendo anche all’inchiesta di ieri su Aipo. Mi piace pensare a ciò come a un segno di maturità collettiva.
Non si percepiscono da fuori frizioni nella maggioranza che, sebbene formata da tre distinte componenti, trasmette un’unitarietà sulle cose da fare che, a giudicare dal decennio precedente, era tutt’altro che scontata.
Autocontrollo in città, dove i comitati nati negli anni precedenti sono stati chiamati a un confronto, per loro più o meno soddisfacente, che parte dai vincoli impegni assunti in campagna elettorale. Sono espressi punti di vista di diversi e più che legittimi, ma nessun colpo sotto la cintura, anzi, tutto abbondantemente entro le regole del gioco.
Distensione sui social, dove i toni bassi (spenti?) delle pagine del sindaco Guerra non aizzano gli animi come facevano i post sfidanti e talvolta provocatori del suo predecessore che dominava su Facebook per presenza e diffusione.
I media cittadini hanno tentato qualche azione di pressione e di cambio di rotta che non mi pare abbia portato a chissaché, direi a nulla.
E pensare che in questi mesi, come mai prima, sono sul tavolo temi decisivi per la città, in potenza lava incandescente, quali il futuro dell’aeroporto Verdi e il suo possibile rilancio in chiave passeggeri insieme all’aeroporto Orio al Serio di Bergamo, e delle Fiere di Parma con l’ingresso nel capitale azionario di Fiere di Milano che gestisce nel capoluogo lombardo l’evento TuttoFood concorrente (speriamo non alternativo) a Cibus, con i soci pubblici locali che diventeranno minoranza.
Questa calma è determinata sicuramente dallo stile del sindaco Guerra che, nell’ascolto e nel dialogo, oltre nella mano tesa verso l’opposizione e i comitati, sta esercitando in città un ruolo di guida, assumendo iniziative a volte oltre le proprie competenze dirette.
E’ la quiete che nei finali dei film horror precede i raggi di sole che illuminano il volto della ragazza scampata alla morte?
Oppure è la calma esplosiva al centro dell’uragano, che conosce bene la nave Andrea Gail dei pescatori del film “Tempesta Perfetta”, che poco prima di trovarsi in mezzo a onde spaventose si illudevano di aver vinto la furia del mare.