L’appello dei veterinari d’urgenza di Parma: “Non affollatevi fuori dalle cliniche. Chiamateci prima”

È un appello alla prudenza quello che viene da chi si occupa di emergenza-urgenza veterinaria.

“Se ci ammaliamo noi, non ci sarà più nessuno in grado di curare i vostri animali – dicono”.

Sono tre le strutture aperte 24 ore su 24 sette giorni su sette a Parma, una pubblica, l’Ospedale Veterinario Didattico del Dipartimento di  Scienze Medico Veterinarie dell’Università di Parma e due private la Clinica Veterinaria Jenner e l’Ospedale Veterinario dott. Peressotti e in questi giorni stanno assorbendo molto lavoro, dato che diversi studi veterinari in città hanno chiuso, nonostante l’attività veterinaria sia tra quelle ritenute essenziali.

A dirlo è stata l’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) con la World Veterinary Association (WVA) che hanno invitato i governi di tutto il mondo a considerare i ruoli e le responsabilità della professione veterinaria e a tenere conto del loro adattamento. E infatti anche in Italia sono comprese nei decreti che definiscono le attività necessarie.

Nei giorni scorsi anche il consiglio direttivo dell’Ordine dei Medici Veterinari di Parma si era espresso chiaramente: “Ricordiamo che l’attività medico veterinaria, sia essa prestata per gli animali d’affezione o da reddito, rientra di diritto nei servizi di pubblica utilità e che, come tale, non è stata sottoposta a restrizioni particolari nemmeno nelle “zone rosse”, per questo ognuno di noi deve impegnarsi a prestare la propria opera quale parte attiva del sistema nazionale di tutela della salute.  È essenziale che ogni medico veterinario si faccia carico dei suoi pazienti, che continui ad assisterli secondo i criteri che sono stati fissati dalle norme speciali in vigore discriminando fra le attività differibili da quelle non differibili. La distinzione fra le prime e le seconde è responsabilità e compito del Medico Veterinario consultato”.

Il Consiglio Direttivo ha ricevuto, infatti, dalle tre strutture che forniscono servizio di pronto soccorso una lettera in cui invitavano i colleghi a non smettere di svolgere completamente l’attività “perchè le conseguenze sarebbero quelle di negare le cure ai nostri pazienti e portare ad un sovraffollamento delle strutture che rimangono aperte, in particolare i pronto soccorso presenti sul territorio, esponendo oltremodo il personale che lavora in queste strutture”.  

Nella lettera a firma di Mario Ponari, direttore sanitario della Clinica Jenner, Cecilia Quintavalla, direttore sanitario dell’Ospedale Veterinario Didattico del Dipartimento di Scienze Medico Veterinarie dell’Università di Parma e di Emanuele Giordano direttore sanitario dell’Ospedale Veterinario Dr. Peressotti l’appello è molto chiaro: “Facciamo appello al senso di responsabilità e alla professionalità di tutti i medici veterinari affinché continuino a erogare le prestazioni d’urgenza con tutte le dovute precauzioni e si esorta a limitare gli accessi al pronto soccorso solo quando realmente necessario e sempre previo contatto telefonico”. 

Il dottor Mario Ponari, fa un appello al buonsenso, anche a nome dei colleghi: “In questa fase così delicata, in cui le istituzioni ci chiedono la massima attenzione ai contatti, chiediamo alle persone proprietarie di animali e anche ai colleghi di valutare le effettive emergenze. Non precipitatevi nelle cliniche senza preavviso, senza averci prima esposto il caso e soprattutto senza un appuntamento. Abbiamo predisposto tutti i presidi necessari ma facciamo entrare solo un caso alla volta e il rischio è di aspettare fuori per ore, aumentando le possibilità di contagio. Dobbiamo limitare i contatti ci siamo organizzati su più turni, ma è sufficiente che ci sia un contagiato nello staff per chiudere tutto per giorni”.

Cosa sta succedendo?

“Purtroppo la percezione dell’emergenza è molto soggettiva – spiega Ponari. Abbiamo clienti che si presentano in coppia e non da soli, senza i dispositivi di protezione individuale, vengono anche dalla provincia con animali con patologie non gravi e senza averci contattati. Tra l’altro, è importante fare un pre-triage telefonico anche per poter confermare alle forze dell’ordine la veridicità dell’arrivo dei proprietari degli animali. Solo in caso di reale bisogno seguirà la visita”.

Intanto la Fnovi (Federazione nazionale degli ordini veterinari italiani) dice che nella situazione attuale, per la necessità di contenere la diffusione di COVID-19 e in ogni altra circostanza che possa limitare la mobilità del proprietario del paziente animale, le tecnologie disponibili possono essere utilizzate dal medico veterinario per indirizzare alla più razionale terapia necessaria ma non sostituire la visita, che dovrà essere effettuata nello scrupoloso rispetto delle misure di tutela della salute e sicurezza di tutti i soggetti coinvolti. Per questa ragione è importante seguire attentamente le indicazioni dei medici. “Sì perché anche per noi l’impegno emotivo è molto pesante, continuiamo a lavorare per garantire le cure, ma preghiamo tutti di prestare la massima attenzione e di seguire regole basilari: telefonare prima di venire nelle cliniche, nel caso venire da soli con l’animale, indossare i dispositivi di protezione individuale – conclude Ponari”.

La Fnovi ha ricevuto sollecitazioni dalla Protezione Civile per fare da collettore della disponibilità da parte dei veterinari a cedere materiali monouso o strumentazione alle aziende ospedaliere o altre strutture sanitarie. E sono molti i veterinari ad aver aderito in diverse parti d’Italia, perché le tecnologie che salvano la vita ai nostri amici a animali non sono poi così diverse da quelle utilizzate nei reparti ospedalieri: possono essere riconvertite senza troppa difficoltà all’utilizzo per l’uomo.

Tatiana Cogo

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