Pacchetto anticrisi, il modello Parma al Censis

30/06/2009
h.13.50

“Questa crisi non ha colpito direttamente tutta la società e tutta l’economia, ma ha colpito a macchia di leopardo. Da una parte stanno agendo ammortizzatori non visibili (famiglie, piccole imprese, le stesse città che si configurano sempre più come soggetti sociali), dall’altra parte la sofferenza non è “visibile” perché colpisce soprattutto “non garantiti”, non tutelati (precari, nuovi poveri, anziani)”.
Questo quanto detto dal sindaco di Parma Pietro Vignali nel corso del convegno organizzato dalla Fondazione Censis “La sfida del federalismo”. Il dibattito ha affrontato tre modelli di pacchetti anticrisi, quello regionale del Lazio, quello provinciale di Viterbo e quello comunale di Parma, dimostrazione di “un concreto operare del federalismo, i germi di quella assunzione di responsabilità che costituisce l’ingrediente base per la ricetta federalistica del Paese”.
E proprio di responsabilità Vignali ha parlato quando ha detto che “noi non ci siamo sottratti. Abbiamo investito risorse dirette, ma dall’altra abbiamo anche innescato la partecipazione degli altri soggetti del territorio, assumendo un ruolo di governance”.
“Attraverso questo pacchetto di iniziative noi abbiamo raggiunto e aiutato, in modi e quantità diverse a seconda delle necessità, più di 4500 famiglie. Inoltre, interventi come la sospensione dei mutui, secondo gli stessi istituti, hanno liberato milioni di euro per i consumi”.
“Certo – ha poi continuato – questi provvedimenti possono arginare alcune situazioni, evitare che si acutizzino. Non sono però interventi risolutivi. Ma credo che evidenzino molto bene il profondo cambiamento del ruolo degli enti locali rispetto allo sviluppo economico e al sistema dei servizi dei territori”.
Circa il pacchetto Vignali ha parlato di dinamicità e flessibilità dimostrata dalle Amministrazioni. Nel giro di due mesi abbiamo messo in piedi risposte anche innovative, come il voucher per vari servizi, senza bisogno di attendere passaggi normativi, decreti attuativi ecc… Questo credo debba far riflettere sulla capacità di dare risposte concrete e puntuali da parte di enti vicini ai cittadini.
“Dall’altra parte – ha continuato il sindaco – proprio questi enti possiedono oggi pochissime leve dirette e devono fare i salti mortali tra competenze che non hanno, altre che condividono talvolta con la provincia (formazione), talvolta con la regione (sanità) e talvolta con lo Stato.
È una situazione di estrema confusione”.
Quindi Vignali ha ricordato i punti fondamentali del pacchetto: il sostegno al credito e al reddito, coinvolgendo 8 istituti bancari per alleggerire il peso dei mutui, il sostegno al consumo e dell’accesso ai servizi comunali, per il quale abbiamo coinvolto le catene della grande distribuzione e le associazioni dei commercianti, emettendo buoni spesa per cassaintegrati, licenziati e pensionati, l’accesso ai Servizi, con voucher spendibili per alcune categorie di servizi erogati dal Comune.
Quindi l’accordo siglato con 16 strutture sanitarie private della città per consentire la riduzione delle tariffe sanitarie, di cui fino ad oggi hanno usufruito più di 1500 persone, il sostegno all’edilizia e all’economia confermando l’avvio tempestivo di tutti i principali cantieri previsti in bilancio: “Molte di queste misure richiedono un ruolo di governance, altri investimenti diretto del Comune per un totale di circa un milione di euro”.
Prima di queste considerazioni Vignali aveva fatto il punto sulla crisi del territorio ricordando che Parma è sì al primo posto in Italia per occupati, ma anche che nei primi 5 mesi del 2009 abbiamo registrato 3.047 (+55,8%) nuovi iscritti alle liste di immediata di disponibilità al lavoro (Did), mentre la Cassa integrazione è salita del +247,7% nell’ultimo trimestre 2008 e nel primo trimestre 2009: “Il momento della verità sarà settembre, quando vedremo quanta cassa integrazione si trasformerà in disoccupazione vera”.
Vignali ha poi fatto il punto sul federalismo: “La situazione che si è creata è molto critica. Da una parte, infatti, sono aumentate le competenze e i servizi che gli enti locali devono garantire in autonomia ai cittadini, quindi la spesa a cui gli enti locali devono far fronte.
Ma al tempo stesso viene sempre più mortificata la loro autonomia fiscale, diminuendo le loro entrate proprie e dunque accrescendo la loro dipendenza dalle finanze dello Stato, che a sua volta continua a diminuire e a dilazionare nel tempo i trasferimenti”.
Critici sulla mancanza di una vera riforma federalista anche il presidente del Censis Giuseppe De Rita e il direttore generale del Censis Giuseppe Roma. Il primo ha detto che ci possono essere Comuni come Parma che si “dannano l’anima e che reagiscono prontamente per trovare soluzioni, ma questo non è federalismo. E’ semmai – ha continuato De Rita – l’assunzione di una responsabilità individuale che non nasce dal federalismo ma dalla società, cioè dal basso”.
Roma ha aggiunto che l’aspettativa del cittadino nei confronti del Comune è cambiata, ma gli enti locali non hanno ancora le leve per poter agire in autonomia: “E’ da troppo tempo che si attende un vero federalismo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo che ha ribadito come siano 17 anni che “inseguiamo un vuoto politico attaccandoci al buon governo del territorio.
Dal 1992 viviamo una crisi istituzionale, così si chiede a chi governa di sostituire chi ha il compito della visione globale, cioè la politica. Mi ha colpito molto – ha poi concluso Marrazzo – quanto ha detto Vignali sulla sussidiarietà, strumento necessario per la politica del futuro e metodo virtuoso per il protagonismo della società.
Questo concetto va aldilà dei confini fra appartenenze politiche”.

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