Vignali (FI): “Le politiche regionali sull’urbanistica hanno fallito, si cambi”

SMA MODENA
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“Presenteremo una proposta di riforma delle normative regionali in materia di disciplina e tutela del territorio, in particolare della legge regionale 24 del 2017 per correggere le gravi criticità che non ha risolto e quelle che ha creato sul consumo di suolo e sulla rigenerazione urbana.” L’annuncio arriva da Pietro Vignali, presidente del Gruppo Forza Italia nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e va ad incalzare la Giunta regionale guidata da Michele De Pascale insediata da pochi giorni su una delle tematiche più controverse e non solo per i problemi emersi sull’eccessivo consumo di suolo dopo le ultime disastrose alluvioni.

“I dati recentemente diffusi da ISPRA per cui nel 2023 l’Emilia-Romagna è la prima Regione nella non invidiabile classifica del consumo di suolo con 753 ettari di consumo netto, dicono chiaramente che le politiche regionali per la pianificazione territoriale ed urbanistica degli ultimi anni hanno fallito e che serve un netto cambio di rotta – ha proseguito il Consigliere regionale forzista – Dall’entrata in vigore di questa nuova disciplina è come se si fosse verificato un cortocircuito che ha impedito il raggiungimento dei due obiettivi che essa si poneva, il ridurre il consumo di suolo, soprattutto a tutela di un territorio sempre più esposto a eventi disastrosi e nello stesso tempo permettere uno sviluppo economico e infrastrutturale adeguato. Non c’è solo un problema di norme sbagliate quanto anche di loro interpretazione e applicazione. La sua revisione deve essere quindi profonda e innovativa. Dovrà tenere conto dell’eccessiva burocrazia da snellire, quella, per farci capire, che ha impedito finora a molti comuni di avviare le soluzioni urbanistiche previste da quest’ultima disciplina urbanistica in modo da sostituire efficacemente quelle della precedente. In particolare si è rivelata difficile la transizione attuativa tra le diverse discipline perché non è per nulla agevole individuare gli strumenti con i quali attuare i nuovi PUG. Altra criticità da superare della stessa legge è quella dell’interpretazione tetragona sul consumo di suolo che fissa paletti invalicabili per le nuove costruzioni anche dentro il tessuto delle città.



Conseguenza di una normativa così rigida è che ai comuni è stato imposto di declassare aree già edificabili inevitabilmente destinate al degrado. Se, infatti, è corretto fissare una delimitazione del territorio urbanizzato, fuori dal quale non sia in generale possibile costruire, non si può estendere questo concetto anche alle micro-aree interne, abbandonate da anni e non edificate. La rigenerazione urbana può avere forte impulso solo con le opportunità da creare per i privati che vi metteranno adeguate risorse. Invece, con quella legge, si è passati da un’edificazione selvaggia, come quella che è stata ammessa dalla stessa Regione in questi anni (si pensi ai disastri idrogeologici della Romagna, figli di politiche regionali senza controllo) a una demonizzazione a tutto campo della iniziativa privata. La nostra idea è invece quella di indicare standard quantitativi e funzionali per gli accordi, entro i quali possano essere soddisfatte le esigenze sia del pubblico che del privato.”