Aeroporto, gli industriali di Parma a lezione da Antonio Gramsci (di Andrea Marsiletti)

La realizzazione di uno scalo cargo all’aeroporto Verdi di Parma è la questione amministrativa su cui da qualche mese più si concentra l’attenzione mediatica della città.

In queste ultime settimane è sopratutto la Gazzetta di Parma a martellare sull’argomento dando ampio risalto alle motivazioni economiche e occupazionali a favore dell’allungamento della pista. L’obiettivo è quello di convincere la città delle opportunità che l’infrastruttura offre all’intero territorio.

Qualche mese fa scrivevo (leggi) che la fotografia di tutti e 10 gli allora candidati sindaco (sarebbero stati 12 su 12 se Roberta Roberti e Michela Canova non fossero state escluse dalle elezioni) che alzavano la mano in un’assemblea pubblica contro i cargo rappresentava plasticamente il concetto gramsciano di egemonia culturale del “Comitato No Cargo”. Esso è riuscito, infatti, a far passare nell’opinione pubblica più o meno coinvolta e informata, e di conseguenza nella politica, le sue idee e ad accreditare il tema dell’aeroporto come quello cruciale della scorsa campagna elettorale.

Il concetto di egemonia culturale venne teorizzato dal fondatore del PCI Antonio Gramsci, ed è inteso come direzione intellettuale e morale da parte di un gruppo o di una classe in grado di imporre ad altri gruppi o classi i propri punti di vista fino alla loro interiorizzazione, creando così i presupposti per un dominio tramite il consenso. In altre parole l’egemonia culturale è l’affermazione di pensiero dominante in un dato momento storico perchè superiore nella capacità di permeare la società e di interpretazione della storia, non la “dittatura del proletariato” o la “coercizione di partito” come talvolta viene polemicamente tradotta.

Con i suoi ripetuti articoli a doppia pagina la Gazzetta di Parma sta tentando di recuperare il terreno perduto e abbattere l’egemonia culturale impostasi durante la campagna elettorale, proponendo i propri numeri e convincimenti, con l’obiettivo di portare a sè le masse e i gruppi dirigenti della città. “La società civile difende il Verdi” è il titolo dell’ultimo articolo dove vengono riportati i pareri di una ventina di stakeholder cittadini, che Gramsci chiamerebbe “intellettuali organici”, ovvero intellettuali capaci di esercitare le “funzioni organizzative e connettive” necessarie a sviluppare coscienza e influenza culturali.

E’ la battaglia tra una comunicazione che viene combattuta sulla carta e un’altra che si diffonde sul web.

Nei giorni scorsi il sindaco Michele Guerra ha confermato il suo no ai cargo.

Carlo Calenda, invece, che pure aveva appoggiato alle comunali il candidato sindaco Dario Costi che aveva assunto una netta posizione no cargo, ieri si è schierato a favore dei cargo all’aeroporto Verdi. Certamente non basta spostare Azione per pensare di aver interrotto un’egemonia culturale, ma è il primo risultato della controffensiva, la prima breccia che si è aperta sul fronte della politica.

Sì ai cargo, no ai cargo: sono due posizioni incompatibili e contrapposte. Del resto Gramsci scriveva che “non esiste una democrazia in generale“, e che esistono piuttosto “due democrazie: quella borghese e quella operaia, che si escludono a vicenda, che non possono esistere simultaneamente nello stesso Paese“.

La lotta per l’egemonia continua.

Andrea Marsiletti

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