INTERVISTA – Don Gianmario Pagano, influencer religioso del canale Youtube “Bella, Prof!”: “Papa Francesco comunica come il Parroco del mondo”

TeoDaily – Don Gianmario Pagano è uno tra gli l’influencer religiosi più interessanti nel panorama social italiano. Per qualcuno il più interessante e prezioso.

Il suo canale Youtube “Bella, Prof!” conta oggi 56.200 iscritti.

TeoDaily è lieto di ospitare Gianmario, presentare il suo canale di divulgazione religiosa e, da esperto in materia qual è, porgli alcune domande sulla comunicazione della Chiesa e dei Papi.

Prof, puoi farci una breve tua presentazione?

Sono un prete della Diocesi di Roma dal 1987 e un insegnante di religione dal 1994. Appartengo alla generazione dei nati nei primi anni ’60, sono un boomer.

Mi sono occupato di pastorale giovanile e ho dedicato gran parte del mio tempo alla parrocchie. Sono stato vice-parroco in diverse chiese della periferia di Roma. Lì mi sono fatto le ossa.



A seguito degli studi al Pontificio Istituto Biblico ottenni una licenza in teologia. Una serie di circostanze fortuite mi permisero di entrare in contatto con Ettore Bernabei, ex direttore Rai, che aveva creato la casa di produzione Lux Vide. Bernabei voleva realizzare la Bibbia televisiva. Collaborai a questo progetto prima come esperto biblista, poi come consulente, coordinatore dei consulenti biblisti, sceneggiatore e produttore. Da lì ho iniziato a interessarmi di comunicazione. Producemmo 24 episodi incentrati sui principali personaggi delle storie della Bibbia, vincendo un premio “Emmy” (l’oscar della TV) nel 1995 e ricevendo una “Emmy nomination” nel 2000.

Quelli era i primi anni di Internet, fui uno tra i primi a usarlo.

E quindi veniamo al Canale YouTube “Bella prof!”. Quando e perchè è nato?

La mia attività costante è sempre stata quella di insegnare a scuola. Nel 2016, con la seconda generazione di Youtube diventato molto più accessibile, mi sono gettato nella mischia: ho aperto un primo canale che è andato così così… riproducevo pagine della Bibbia con dei disegni animati e del testo, un lavoro abbastanza complesso.

Poi ho deciso di metterci la faccia e ho creato il canale “Bella, Prof!”. L’idea di partenza era di comunicare con i miei ex alunni, restare in contatto con loro e ampliare così l’aula scolastica.

Erano gli anni in cui Facebook stava esplodendo. Aprii una pagina Facebook che all’inizio funzionò benissimo grazie a due o tre video virali che ottennero milioni di visualizzazioni. Ciò mi aiutò a creare una piattaforma di pubblico ben intenzionato e interessato ai temi di cultura religiosa, teologici, filosofici e di esegesi biblica che sono quelli che tratto.

Come accade spesso nel web, il progetto prese una piega inaspettata, il pubblico crebbe, anche grazie all’algoritmo di Youtube che cerca il pubblico per te, ovvero gli utenti che potrebbero apprezzare quella tipologia di video.

Qual è il tuo pubblico?

Non ho mirato un target specifico, diciamo che il pubblico dei mie spettatori si è formato nel tempo. Attualmente la maggior parte delle persone che mi segue è sopra i 35 anni, un quarto è giovane dai 18 ai 30 anni, il 5% sotto i 18 anni, sopratutto dai 50 anni in su, un terzo del canale ha la mia età. Il modo in cui mi propongo e i video riflessivi che pubblico della durata di 20-30 minuti (quando converso con studiosi, non solo docenti universitari, anche di un’ora) non hanno i ritmi scoppiettanti dei più giovani.

Devo dire che si è consolidata una community che mi segue con costanza. E’ un canale di nicchia rispetto a certi canali che si trovano su Youtube, ma è solido.

Pur restando principale la professione di insegnante di religione, questa attività su Youtube impiega buona parte del mio tempo, considerato che realizzo 2-3 video alla settimana. Ciò mi costringe a studiare e aggiornami continuamente, al punto che a ogni mio video il primo a imparare sono io.

Esiste la categoria degli influencer religiosi?

Non so se esiste. E’ una questione di linguaggio. La realtà è più complessa delle nostre parole.

Sicuramente ci sono molti su Youtube che trattano argomenti religiosi e, nel momento in cui influiscono sul loro pubblico, possono essere chiamati influencer.

Ovviamente l’influencer religioso non fa leva sull’estetica o sulla simpatia, ma sul contenuto. Ciascuno di loro opera in modo diverso, catturando diversi tipi di pubblico. Di certo un influencer religioso di grande efficacia è don Alberto Ravagnani che ha un seguito 4 o 5 volte superiore al mio e si rivolge specificatamente ai giovani.

Cosa vuol dire fare divulgazione religiosa oggi?

Più che fare evangelizzazione a tappeto cercando di convincere gli altri, a mio giudizio la divulgazione religiosa consiste nel far conoscere contenuti religiosi, e anche la tradizione che sta loro dietro. Soprattuto in Italia c’è molto analfabetismo religioso. Offrire al pubblico questi contenuti a un certo livello è ciò che faccio io, e vorrei vedere fare anche da altri.

La mia scelta è quella di trattare i temi religiosi in modo aperto, dialogico, non sbandierando affermazioni di principio, in modo disponibile e non divisivo. Ricevo commenti molto buoni e anche intelligenti, non ho molti heater perchè non sono aggressivo con nessuno.

Sono abbastanza contento.

Quale approccio hai scelto per coinvolgere il non credente?

Ascolto, considero tanti punti di vista, non faccio crociate. Sono una voce che parla con chi è disposto ad ascoltare e dialogare. Cerco di evitare il tono predicatorio. Sono convito susciti più interesse presentare, ad esempio, la teologia di San Paolo con un linguaggio accessibile che fare una predica. Questi contenuti avvicinano anche persone che si sono allontanate dalla Chiesa ma che desiderano ricostruire la loro cultura religiosa, che sono non credenti ma subiscono il fascino di questi argomenti così forti in sè.

E’ frutto di un’impressione sbagliata sostenere che oggi la Chiesa stia sempre più concentrandosi sui temi del sociale e della pace, e tenda a trattare di meno, o quasi a non trattare più, i temi teologici, ad esempio, quelli escatologici? In altre parole, parla sempre più di aldiquà che di aldilà…

In parte è vero. Ma solo in parte. C’è anche l’altra faccia della medaglia, ovvero l’incompetenza dei laici che si occupano di comunicazione su questi argomenti. Quindi se il Papa fa una predica sulla vita nell’aldilà e il giorno dopo la fa sugli omosessuali, secondo te i giornali di cosa parleranno? C’è l’effetto spot.

Questo vale anche per i cosiddetti giornalisti cattolici, che sono bravi e mossi da buona volontà, ma che di teologia, diritto canonico e scienze bibliche ne sanno poco. Quindi quando ne parlano lo fanno spesso male, non ne capiscono e quindi sono portati a scrivere delle questioni sociali pure loro.

Comunque è vero che alcuni pastori cercano di essere compiacenti e trattano più certi argomenti che altri. Nella società di oggi se si parla di spiritualità l’attenzione scende.

Se dovessi dare un voto, da professore quale sei, alla comunicazione dei Papi Giovanni Paolo II, Papa Ratzinger e Papa Francesco quali daresti?

Papa Giovanni Paolo II era imbattibile. Se la comunicazione è un virtù, lui era eroico in quella. Riusciva a suscitare emozioni anche quando ciò che diceva era difficile. Voto 10.

Darei un 9 a Papa Ratzinger. Puntava molto sui contenuti, e proprio per questo è stato meno sulla cresta dell’onda dei media, e in parte incompreso. Ratzinger aveva un formazione accademica ed era un teologo di altissimo livello, ma si vedeva che Giovanni Paolo aveva fatto la gavetta a tutti i livelli, aveva frequentato i giovani.

Anche Papa Francesco è bravo nel comunicare, darei un 9 pure a lui. La sua comunicazione per scelta e per formazione è quella di un parroco. Ciò ha dei vantaggi, quale, ad esempio, farsi capire. Però Papa Francesco scavalca la comunicazione istituzionale che dovrebbe essere associata alla figura di un Papa. E quindi viene spesso frainteso. Fa “il Parroco del Mondo”, col rischio di non riuscire a coinvolgere chi non è della parrocchia. A differenza di Ratzinger che era molto preciso, nel tentativo di comunicare, Papa Francesco rischia di lasciare i contenuti un pò più sfumati, e quindi qualcuno si domanda “cosa ha detto?”, “cosa voleva dire?”, e poi arrivano le precisazioni.

Non so quanto tu le abbia frequentate, ma devi sapere che nelle parrocchie c’è chi è col parrocco, chi è contro il parroco, ci sono le fazioni che poi fanno parte della vita parrocchia. Anche grazie al clima confidenziale creato da Papa Francesco che ha fatto della Chiesa una grande parrocchia, oggi noi cattolici ci sentiamo come gli allenatori della nazionale di calcio, siamo convinti che faremmo tutti meglio di Francesco.

In realtà non è così, è solo un’illusione.

Il mestiere del Papa è quello più difficile del mondo.

Andrea Marsiletti

† Terra Santa 12 – Al cospetto della tomba vuota, della resurrezione di Gesù (di Andrea Marsiletti)

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