Una bomba sotto l’accordo Pd-Effetto Parma (di Andrea Marsiletti)

Un militante dell’IRA si presenta davanti a San Pietro alle porte del Paradiso.

San Pietro lo guarda e dice: “Sei pazzo?! Ma con che coraggio mi chiedi di entrare qui dopo tutto quello che hai fatto, dopo tutti palazzi che hai fatto saltare per aria con le bombe?”

Il militante dell’IRA: “Io non ho nessuna intenzione di entrare, siete voi che avete dieci minuti di tempo per uscire…”.

Questa barzelletta raccontata nei pub di Belfast spiega molto bene cosa sta succedendo e succederà nei prossimi giorni nel Pd di Parma.

L’obbligo disposto (ufficialmente, con tanto di lettera firmata da Marco Meloni, coordinatore della segreteria di Letta – leggi anticipazione) dal Pd nazionale al Pd cittadino e provinciale di Parma (che avevano chiesto una deroga) di celebrare un congresso al massimo entro il 31 gennaio 2022 ha avuto un effetto deflagrante sulla politica locale come quello di una bomba dell’IRA!

Bum, un boato, viene giù tutto, macerie, polvere ovunque. Quello che c’era prima non c’è più.

Se riuscisse a prevalere nel congresso cittadino (come la gran parte degli addetti ai lavori accreditano), il capogruppo Lorenzo Lavagetto annullerà il pre-accordo Pd-Effetto Parma sottoscritto dall’attuale segretario cittadino in discontinuità rispetto a dieci anni di opposizione presentato nelle settimane scorse in conferenza stampa (leggi). Tutte le ipotesi di candidature finora abbozzate verrebbero azzerate. Sarebbe dimostrato che il percorso portato avanti dai vertici del partito non rappresentava la volontà della base del partito di Parma. A mio giudizio non sarebbe archiviata l’alleanza Pd-Effetto Parma in automatico, ma essa verrebbe sottoposta al giudizio delle primarie del centrosinistra e aperte ai pizzarottiani nel caso questi fossero disponibili a partecipare.

Nel caso, viceversa, al congresso cittadino prevalesse l’attuale maggioranza che sostiene il segretario Michele Vanolli, quel voto sarebbe il suggello definitivo dell’alleanza Pd-Effetto Parma, con Lavagetto rilegato a un ruolo di minoranza, senza alcuna altra opzione che non accettare il responso democratico della consultazione interna. Qualsiasi altra azione di Lavagetto, più o meno ribelle, sarebbe priva di credibilità e di consenso.

Il candidato sindaco del centrosinistra lo deciderà il congresso cittadino del Pd. Adesso è il Pd a dare le carte, a Parma. Conterà solo il volere dei suoi militanti.

Effetto Parma rimane congelata in attesa dei tempi e della decisione del Pd. Oppure avrà il coraggio di assumere un’iniziativa autonoma, tra l’altro auspicata fin dall’inizio da alcuni suoi importanti esponenti, e a chiedere esplicitamente il consenso dei parmigiani sui dieci anni di governo Pizzarotti, come è legittimo per un’amministrazione uscente convinta, com’è, di aver bene operato.

Qualora l’attuale segreteria del Pd ed Effetto Parma ritenessero di aver trovato la persona giusta per amministrare la città la sostengano senza esitazioni o paura, al congresso, alle primarie, alle elezioni, puntando sulla qualità del candidato e su un programma serio che non sia il bla bla bla di chi non ha idee o non è d’accordo su nulla. E magari, strada facendo, si scopre pure che l’artificiere dell’IRA non è imbattibile come si pensa, neppure nei quartieri di Belfast a lui più congeniali.

Alle elezioni amministrative contano le persone e le cose concrete, in ballo ci sono la qualità dei servizi ai cittadini, non i massimi sistemi politici. I proclami, le conversioni, le professioni di fede, gli appelli alle barricate, “il centrosinistra”, “il modello Bonaccini”, “l’alleanza larga” sono parole politicistiche dietro le quali nascondere le proprie debolezze. Ce lo hanno insegnato i venticinque anni di sconfitte del centrosinistra in città.

Ma si sa, il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna.

Andrea Marsiletti

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