TeoDaily – “Se saremo giusti, vivremo per sempre nella Gerusalemme Celeste, con il nostro corpo materiale trasfigurato, e la visione beatifica, nella quale Dio si manifesterà in modo inesauribile agli eletti, sarà sorgente perenne di gaudio, di pace e di reciproca comunione. Dio allora sarà “tutto in tutti “, nella vita eterna”.
Caro Direttore, prendo spunto dalla conclusione del tuo pensiero per sottolineare che la Visio Dei, la visione beatifica ed eterna, è la meta di una autentica conquista, alla quale ogni uomo ha la possibilità di arrivare, ma che solo pochi, attraverso una condotta morale e religiosa irreprensibile, riusciranno a raggiungere.
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Del resto, l’Evangelista traccio’ i segni apocalittici certamente a beneficio di tutti, però ammoni’ che solo pochi, molto pochi avrebbero raggiunto la luce divina. E, in effetti, il percorso per ottenere la meta della “felicità” eterna è accidentato, pieno di insidie, costantemente minacciato dalle tre fiere che il sommo Poeta ci propone nel suo Viaggio ultraterreno, quali allegorie sintetiche di tutta la malizia pervasiva che penetra il mondo dalla cacciata dal Paradiso terrestre.
E, allora, si può ben capire come la meta della beatificazione finale sia il premio esclusivo di pochi eletti.
Ed è pur vero che, nella ritualità della religione positiva, si celebra, attraverso il sacramento dell’Estrema Unzione, il perdono infinito di Dio Eterno verso la nostra umana e bestiale malvagità. Tuttavia, per ottenerlo, occorre il reale pentimento delle nostre malefatte che solo il tenace legame alle virtù, ai valori virtuosi (sia quelli teologali della Fede, della Speranza e della Carità, ma anche quelli cardinali della Prudenza, della Giustizia, della Fortezza e della Temperanza) potrà garantire.
Guardiamoci dunque dentro con attento scrupolo, nell’anima e nel cuore, e poi guardiamo attorno a noi i nostri simili. Riflettiamo nella nostra coscienza: chi si salva? Chi può sentire e capire di essere in condizione di salvarsi? “Domine, non sum dignus, sed dic verbum et sanabitur anima mea “, affidarsi alla Parola del Signore è l’unica salvezza!
E questa Parola, replicata attraverso le apocalittiche visioni dell’Evangelista, è una Parola di fuoco, incisa col fuoco nella pietra; è la Parola della Croce e la Parola del Poverello d’Assisi.
Per nutrire la speranza di quella eterna beatitudine, occorre passare attraverso questa Parola.
Occorre passare attraverso la Parola dell’Agnello, immolato, ma vittorioso sulla morte!
Chi, di noi, ne sarà capace veramente?
Rodolfo Marchini